L’avvocatura italiana è reduce da decenni di costante arretramento delle sue posizioni nella società, in termini di rilevanza sociale ed economica. Il susseguirsi di misure normative tese a limitarne prerogative ed agibilità, fuori e dentro il processo, ha ridotto alle corde la categoria. Di detta realtà danno conto i numeri impietosi di una crisi che non dà cenni di inversione.
I centri di potere politico, agenti il disegno descritto, lo stanno attuando con la totale collaborazione della maggioranza di quasi tutti coloro i quali rivestono cariche nelle istituzioni forensi.
Nuova avvocatura democratica, con passione, intuito, impegno e studio costanti, ha individuato perfettamente la logica di un perverso “flipper” (cit.), dove la biglia dell’avvocatura è destinata a finire nell’inevitabile buca del game over.
E’ proprio per questo che NAD ha deciso di uscire fuori dal flipper.
Azioni di moral suasion e nelle sedi giudiziarie competenti non hanno sortito alcun effetto in termini di “reductio ad legitimitatem” delle innumerevoli storture denunciate in varie sedi in questi mesi. Una delle più gravi è sicuramente costituita dall’attuale assetto della previdenza di categoria.
Una gestione opaca in termini di trasparenza, numeri tutt’altro che rassicuranti in termini di sostenibilità, la fissazione coercitiva di minimi insensibili al reddito effettivo, una rappresentanza gravemente deficitaria e lesiva dell’elementare principio:”no taxation without representation”, una più o meno palese intenzione di selezione meramente censitaria dell’avvocato, impongono una massiccia levata di scudi della categoria, che consenta alla stessa di riappropriarsi del suo futuro, anche restituendo vitali margini di libertà nelle scelte che riguardano la costruzione del futuro previdenziale di ogni singolo avvocato.
Ecco il perché della manifestazione “Good morning Vietnad” a Roma il 20 e 21 aprile a Roma.
Qualcuno sta tentando di appropriarsi del nostro avvenire. Noi andiamo a Roma per impedirlo. Tu che fai?