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Aumentano i redditi dei primi 50 studi italiani che trattano affari, diminuiscono ancora, come già nel biennio scorso, i redditi degli altri. La situazione è grave e non è seria.
Sono in fervente attesa del rapporto Censis completo, che la Cassa Forense ha presentato in estratto alla sua Convenscions.seesisnisons. Nel frattempo ho ripassato un pò di dati, in cerca di risposte sul meraviglioso mondo raccontato dalle istituzioni forensi italiane. La consceisicnsos romana è stata blindata, estranea ad ogni dissenso. Nemmeno un secondo è stato dedicato dal Presidente Luciano all’interlocuzione con espressioni dell’avvocatura che protestano o manifestano contro l’assetto attuale.
Mi chiedo quale sia la concezione di “confronto”, se il confronto che le istituzioni offrono a chi non è d’accordo viene completamente azzerato nelle occasioni in cui il potere, i Ministri, le associazioni amiche e tutti e solo quelli che sono d’accordo con le istituzioni, si recano a queste inutili Kermesse.
Aumentano i redditi dei grandi studi degli avvocati d’affari, continuano a calare i redditi dei colleghi normali. E’ una dinamica che va avanti da anni e che continuerà anche nel prossimo futuro.
Quali sono gli effetti dell’azione delle istituzioni forensi sui redditi degli iscritti? Domande a cui nessuno saprebbe rispondere, perchè nessuno la pone, né cerca il modo di analizzare i fatti, i dati e le circostanze.
All’ultimo Congresso Nazionale Forense, hanno eletto i propri delegati circa 30 mila avvocati, su 240 mila iscritti all’Ordine Forense. Una percentuale del 12% circa degli aventi diritto al voto. Si immagini un avvocato di giudicare le le elezioni politiche in Italia, con un’affluenza del 12% degli aventi diritto al voto e si potrà meglio apprezzare la gigantesca crisi di credibilità delle istituzioni forensi italiane.
Una larghissima fetta di colleghi esercita la professione forense senza avere il più pallido interesse alle vicende politiche interne all’avvocatura. Gli avvocati più capaci professionalmente, quasi sempre, risultano assenti dalla politica forense, che diventa così lo strumento di rivalsa di chi cerca fortuna nel sistema istituzionalizzato o resta l’unica arma a disposizione degli sfruttati per uscire dalla propria condizione.
Istituzioni distanti dagli iscritti, ripagate dalla sfiducia e dal disinteresse. Un sistema palesemente corrotto e clientelare, che non riesce a recuperare credibilità, né all’interno, né all’esterno della categoria. Fallimenti inanellati uno dietro l’altro, a cui pochi sembrano voler porre rimedio.
A chi serve davvero tutto questo? Quali interessi serve? Ci meritiamo davvero istituzioni così autoreferenziali?
Avv. Salvatore Lucignano