“siamo schiavi delle leggi, per poter essere liberi” ci insegna Cicerone. Capita sempre più spesso, tuttavia, che le nuove norme siano un oltraggio alla libertà del singolo, ingiustificato rispetto a qualsiasi interesse superiore. Concepite da uno Stato invadente, ingombrante, desideroso di conoscere tutto dei propri sudditi (perché questo siamo diventati), come fosse il più volgare dei voyeur. Uno Stato che per recuperare gettito, invece di puntare a migliorare le proprie inefficienze, sceglie di vessare, nuovamente, il popolo delle partite Iva, di cui gli avvocati sono parte consistente. La lettura del decreto legge fiscale collegato al ddl di bilancio è sconfortante. In nome di una lotta all’evasione ormai slogan ever green si colpisce l’intero popolo delle partite Iva con un cambio di rotta deciso rispetto alle timide aperture del Governo precedente.
Cancellata la seconda parte della flat tax, il regime con tassazione al 20 per cento per le partite Iva con ricavi o compensi fra i 65 e i 100 mila euro che avrebbe dovuto partire dal 1 gennaio prossimo. Cancellato il forfait per 2 milioni di partite Iva che nel 2019 avevano sfruttato la flat tax al 15 per cento e che dovranno adottare il regime analitico. Obbligo del conto corrente dedicato all’attività professionale anche per le partite Iva nel forfettario (provvedimento che parrebbe tuttavia, almeno per il momento, non aver trovato spazio nella versione definitiva). Di fronte a notizie di tale portata che incideranno sulla vita professionale dei singoli Colleghi non possiamo che riflettere sulla inadeguatezza dei nostri rappresentanti apicali, istituzionali e politici, del tutto incapaci di ottenere una interlocuzione seria ed efficace con la politica se non per questioni che nulla hanno a che vedere con gli interessi dei Colleghi. Ci saremmo aspettati almeno una reazione forte, una presa di posizione. Niente. Neppure uno sbadiglio annoiato. Il re è nudo. Ormai è chiaro a tutti.
