Tutte le formazioni politiche contemporanee, e la politica forense in questo senso non fa eccezione, scontano la difficoltà del tesseramento, tipica di una società in cui l’appartenenza ideologica a progetti di lungo respiro viene sempre più spesso declinata, in favore di aggregazioni temporanee, figlie di interessi contingenti. In questo quadro NAD non ha avuto paura di lanciare con convinzione il tema del tesseramento, come momento fondamentale per la credibilità del nostro progetto.
Se chiedete a Mauro Vaglio (lo cito spesso nei miei post perché è un simpatico), quanti “vagliani” ci siano a Firenze, o a Bari, o a Venezia, probabilmente Mauro non avrà difficoltà a rispondervi: “nessuno”. Stessa cosa se chiedeste a Rossi, Paparo, Danovi o Greco. Il vulnus di chi oggi rappresenta l’avvocatura è che si tratta di espressioni legate alla gestione istituzionalizzata delle cariche ordinistiche. Piccoli feudi, piccolissime visioni, che non possono, anche oltre i demeriti dei propri esponenti, avere il respiro per rappresentare il paese.
Già molte volte ho analizzato il crepuscolo del feudalesimo di matrice ordinistica. Per avere un’avvocatura forte all’esterno, occorre un grande progetto politico, di ampio respiro, all’interno, che non veda interpreti che ambiscano a divenire il ras del quartiere, ma a costruire la classe forense, con il suo parlamento ed il suo governo nazionale.
NAD è progetto nazionale. Per noi le beghe legate alle poltrone locali non contano nulla, perché non è quella la dimensione della politica che serve ai colleghi, per affrontare e risolvere i loro problemi. La buona politica è al servizio dei rappresentati, e dunque NAD deve diventare avvocatura italiana, se davvero vuole aiutare gli avvocati.
E’ questa la ragione per cui puntiamo moltissimo sul tesseramento, come momento di grande rilancio di una buona politica. NAD vuole essere ovunque, in tutta Italia, unire le diversità, trovare il comune denominatore di un grande progetto di rinascita della professione forense. Tutto questo è decisamente troppo importante per rannicchiarsi nella sterile difesa di rendite di posizione locali, che in questi lustri si sono dimostrate totalmente inutili per la difesa degli interessi dei colleghi e delle prerogative dell’avvocatura italiana.
Solo diventando classe, riconoscendosi in un governo politico sintetico, inclusivo, rappresentativo, gli avvocati potranno affrontare le questioni che vedono la politica, con la connivenza del regime istituzionalizzato, procedere verso la normalizzazione della funzione e della categoria forense.
NAD non può ottenere tutto questo occupando qualche poltrona in qualche insignificante Consiglio dell’Ordine circondariale. Questa dimensione del potere ha già dimostrato tutta la sua effimera natura e non è un caso se i padroni dell’avvocatura italiana, ovvero i padrini dei COA locali ed il Consiglio Nazionale Forense, espressione massima di questa cupola, pur essendo onnipotenti e spadroneggiando come predoni nei confronti dei colleghi, siano del tutto irrilevanti, inascoltati, inutili ed impotenti dinanzi alla politica del governo e del parlamento italiano.
Le sole concessioni fatte dalla politica a questo sistema di governo hanno riguardato le norme atte a garantire il potere dei padrini forensi sugli avvocati di base, rinsaldando l’alleanza tra istituzionalizzazione e politica, volta alla cancellazione dell’avvocatura più giovane e debole dal mercato delle prestazioni legali.
NAD non può permettere che ciò accada, perché questo disegno segnerebbe un arretramento ancora più forte dei diritti dei cittadini italiani, in favore di una visione del rapporto tra forze in campo sbilanciata enormemente, verso l’apparato e a discapito dell’individuo.
Per questo NAD si impegna per divenire avvocatura nazionale, comunità partecipata, assegnando all’ideologia alla base del nostro agire politico un’importanza strategica e non tattica, né limitata al corto respiro.
Per essere efficaci dobbiamo essere tanti ed abbracciare tutto il territorio nazionale, avere al nostro interno rappresentanti dei territori e delle diverse realtà forensi italiane, in modo da poter elaborare proposte che siano largamente condivise e tengano conto, riducendole ad unità, di tutti i punti di vista delle diverse sensibilità di cui è composta l’avvocatura italiana. Solo se questo progetto avrà successo la nostra associazione potrà dire di aver servito il suo scopo.
Siamo e vogliamo essere profondamente diversi da chi fa politica forense per affermare se stesso. NAD è nata per affermare l’avvocatura, per portare ad una totale palingenesi della professione forense, sul piano morale, culturale, istituzionale e politico. Questo è il nostro disegno ed il nostro obiettivo. Per questo combatteremo, nei prossimi anni, assegnando alla nostra crescita nazionale un’importanza fondamentale, ben superiore alla conquista di qualche insignificante medaglia, da sfoggiare in una dimensione inutile.
I nostri consiglieri dell’ordine avranno sempre rapporti di stretta sinergia con gli eletti nei vari Fori italiani, lavoreranno sentendosi avvocati, non monadi isolate. Questa sarà la chiave del nostro possibile successo: una visione grande, per una grande avvocatura.
Un credito formativo in ortopedia
Avv. Salvatore Lucignano