Continuiamo i direttivi, online e de visu, in cui diamo maggiori contenuti alla dottrina, by “Scarpy & Azz”, che ormai abbiamo definito di “rottura del flipper”. Anche oggi, 3 gennaio 2017, Nuova Avvocatura Democratica ha mosso passi importanti verso le iniziative di lotta contro il sistema, il regime dell’istituzionalizzazione forense, in un’ottica politica profondamente innovativa, rispetto al clima paludato e per questo asfittico, che si respira da tempo all’interno della categoria forense.
Le nostre analisi muovono dalla teoria brevettata dai colleghi Giuseppe Scarpa e Ciro Sasso e si sono sviluppate attraverso tutti gli infruttuosi tentativi di interlocuzione con le istituzioni forensi. Dopo il XXXIII Congresso Nazionale Forense di Rimini, quando l’associazione ha potuto toccare con mano, per l’ennesima volta, ma in modo ormai definitivo, la natura banditesca e truffaldina delle istituzioni forensi italiane, è maturata in noi una nuova forma di consapevolezza, che ci fa rifiutare i confini dell’avvocatura classica come limiti della nostra azione.
Siamo decisi a non agire più con deferenza, rispetto, strumenti e atti a cui il regime non presta alcuna attenzione. Le denunce, le analisi, i dossier, i reclami, i ricorsi, persino gli insulti più sprezzanti, scivolano addosso a questa gente, come se niente fosse. Per raggiungere i nostri obiettivi, per scardinare la cupola che opprime l’avvocatura italiana, in una tetra cappa di oscurità, occorre rompere il flipper, smettere di rimbalzare come palline, all’interno di angusti ed improduttivi rituali e scardinare l’unica, flebile arma di ricatto che il regime usa con gli avvocati che vogliono il quieto vivere, ovvero la minaccia di perdere il lavoro.
Nuova Avvocatura Democratica è l’unica espressione, all’interno dell’avvocatura italiana, che ha compreso e che pratica questa nuova modalità di lotta. Ci siamo resi conto e ne abbiamo fatto un elemento vissuto, respirato, connaturato al nostro modo di essere avvocati, che le istituzioni forensi italiane agiscono con logiche da malfattori, che ogni tipo di appello alla moderazione, al pudore, alla verità, viene irriso, ignorato, distorto, da figuri che non solo ci ripugnano come avvocati, ma che, prima ancora, non si comportano da uomini.
Questo ci ha imposto una veste totalmente libera, per certi versi selvaggia, nell’espressione e nella coltivazione delle nostre idee di lotta. Ci siamo liberati e come detto dal collega Ciro Sasso, nel suo video di presentazione, rispetto alle ragioni che lo hanno spinto ad aderire a NAD, come per incanto… siamo evasi.
L’evasione, il superamento di quel “baciamo le mani”, che pure non ci è mai appartenuto, ma che noi abbiamo sublimato e portato alle estreme conseguenze, si estrinseca nella domanda che intitola questo articolo e che appartiene sempre alle riflessioni di Ciro Sasso: “che mi fai?” Si, cari colleghi, perché è proprio questo il punto nodale della nostra azione. Una volta che ci siamo resi conto che i personaggi che comandano le istituzioni forensi italiane, nei nostri studi legali, non farebbero nemmeno le fotocopie, una volta constatata l’ignavia, l’ignoranza, l’imperizia, la vigliaccheria, l’inettitudine, l’avidità, cosa può mai portare un uomo libero a temere le conseguenze delle azioni di queste persone?
Ecco perché NAD – Nuova Avvocatura Democratica, sta volontariamente distruggendo il sistema, si fa beffe delle istituzioni, non accorda alcun credito a questo regime di uomini che valgono poco. Ecco perché siamo l’unica forza che può dare una speranza all’avvocatura italiana e continueremo a batterci, senza paura, perché non temiamo nulla. Che ci possono fare? Nulla, appunto.