OCF a Napoli: e dunque oggi si rivota. E’ il primo caso al mondo di elezioni che si sa già saranno sub judice, perché illegittime, e di cui si sa già, anche perché alcuni candidati diffondono la voce a proprio uso e consumo, che i reclami avverso il voto verranno cestinati, dichiarando la convocazione dell’OCF del 19 dicembre 2016… patrimonio mondiale dell’ilarità.
Intendiamoci, cari i miei piccoli lettori, la vicenda dell’avvocatura italiana è questa. OCF, i silenzi omertosi che stanno accompagnando le trattative e le compravendite di voti tra i clan che vogliono accaparrarsi gli incarichi apicali di questo organismo, non hanno alcun impatto sulla vicenda di una professione morente, ma allo stesso tempo occorre essere onesti: la medesima irrilevanza ce l’hanno le iniziative isolate contro il regime.
Parlandone, con alcuni colleghi, ho ribadito il punto politico dell’azione che non c’è: in Italia manca una forza associativa radicale, che sfidi il regime dell’istituzionalizzazione forense, facendo di questo tema l’elemento centrale e unificante della propria azione politica. Le posizioni di singoli avvocati, che pure in questi giorni stanno combattendo contro l’illegalità, l’omertà, la protervia dei padrini di OCF, non hanno alcun peso. E’ un discorso che NAD ha fatto, pubblicamente, con l’intervento preparato in occasione dell’incontro promosso da UIF Napoli, che a nostro avviso avrebbe dovuto segnare la nascita di OUA, ovvero di un Organismo Unitario delle Associazioni, una sorta di Comitato di Liberazione Nazionale, che si opponesse alla dittatura del regime dell’istituzionalizzazione forense. Purtroppo il progetto è naufragato, sia per viltà di singoli esponenti, sia per una penosa assenza di visione e di autocritica, che ha lasciato in campo esclusivamente NAD come associazione che apertamente lotta contro il sistema.
Inutile girarci intorno, e questo è un monito che deve valere per tutti coloro che in buona fede in questi anni hanno pensato di lottare per un’avvocatura finalmente degna, non più in mano ai predoni che attualmente la spolpano: oggi ciò che conta non è l’oggetto, il messaggio, ma la dimensione e la conseguente credibilità di chi lo lancia. Le denunce, le accuse, i ricorsi, peraltro sempre vinti, sono stati fatti e vengono fatti, ma se non nasce un soggetto politico che va in giro per l’Italia, a svegliare le province sonnacchiose e i colleghi ignari, per spiegare la connessione che c’è tra il declino dell’avvocatura e la sua corruzione, nelle istituzioni apicali, è tutto inutile. Persino le azioni di contrasto e di disturbo, che vengono a volte portate avanti in modo estemporaneo da singoli “battitori liberi”, rischiano di venire identificate dal volgo della Spigolatrice di Sapri come tentativi autoreferenziali. C’è una vasta schiera di lacché, ciambellani e uscieri che avalla questa vulgata, con la connivenza delle associazioni maggiormente rappresentative, interessate unicamente a coltivare buoni rapporti con il regime, in modo da poter usare il riconoscimento della loro esistenza come strumento e volano per un accrescimento della propria visibilità.
Nuova Avvocatura Democratica sta tentando, non senza difficoltà, di costruire una diversa politica. La radicalità di cui siamo e vogliamo essere espressione non ci consente compromessi con i fiancheggiatori del regime, ma anche coloro che lo contrastano in modo errato, seppure apprezzabile, sul piano umano, non aiutano la causa. Serve una unione di intenti, serve un soggetto che abbia al proprio interno qualche centinaio di avvocati militanti e convinti. Occorre far convergere tutte le forze che si oppongono al regime in un’arma unica, che possa rivendicare azioni reiterate, sia sul piano politico che giudiziario, volte dichiaratamente alla distruzione delle attuali istituzioni forensi.
Ecco, il vero discrimine che rende vane le azioni di molti. Molti oppositori del regime ancora non accettano la dura realtà: queste istituzioni forensi vanno distrutte, cancellate, disintegrate. Occorre che non ne resti alcuna traccia, che gli esponenti che le usano e ne abusano siano spazzati via. Non c’è alcuna possibilità di mediazione, interlocuzione, dialogo, riconoscimento, se non in chiave tattica ed al fine di meglio operare per la loro distruzione, delle istituzioni forensi italiane. La corruzione che le pervade è così radicata e diffusa, l’incapacità di una reazione dignitosa e civile è così certa, da non lasciare scampo a chiunque tenti di riformarle con il loro consenso. Non ci sono uomini all’interno del regime e dunque è inutile provare a trattarli da uomini. Inutile mostrare garbatamente le ripetute violazioni di legge, inutile indicare le vie per risolvere i problemi in modo democratico e legittimo. Il fine unico delle istituzioni forensi italiane è il rafforzamento del potere di chi attualmente le occupa. A questo altare vengono sacrificate tutte le regole del confronto tra colleghi. Chi non lo ha ancora capito, chi pensa che con il Consiglio Nazionale Forense, con la Cassa Forense, con l’Agorà degli Ordini, con i Consigli dell’Ordine integrati nel regime, si possa avere un dialogo costruttivo, è solo un illuso, o un masochista.
Noi di NAD abbiamo capito da tempo che con questi soggetti non esiste alcuna speranza di confronto propositivo. Esistiamo per batterli e per abbatterli, unicamente per questo. Senza un soggetto forte e unitario, che raccolga il numero di avvocati sufficiente a generare una reazione in grado di destabilizzare il regime, il nostro sforzo però sarà vano. Ecco perché dobbiamo unirci, per distruggere le istituzioni forensi italiane. Prima abbattiamo il regime e prima in Italia potrà nascere l’avvocatura. Se non abbattiamo questo regime, corrotto e marcio, in Italia non nascerà mai l’avvocatura.
Penitenziagite. Downshifting is the way.