“Domani vedrò gli avvocati”, dice il Presidente del Consiglio, indicando ovviamente il Consiglio Nazionale Forense, che andrà a a parlare di politica, come se avesse ricevuto un mandato in tal senso. Il Congresso Nazionale, massima assise dell’avvocatura, non ci sarà tra “gli avvocati”. Né il Santo patrono friulano che si è stipendiato, incoronato e omaggiato da solo di un giornale “ad personam”, sentirà il dovere di avere una rappresentanza congressuale a fargli compagnia. OUA, che secondo le norme tanto care ai cavalieri che comandano la professione forense italiana, dovrebbe essere ritenuta “in prorogatio” fino all’insediamento di OCF, e che pertanto dovrebbe essere ancora ritenuto l’Organismo di rappresentanza congressuale, perlomeno per il disbrigo degli “affari correnti” è stato seppellito un secondo dopo la votazione della mozione del Paparo, con tanti saluti da parte dei Presidenti di COA che – loro si, suini più uguali degli altri – spadroneggiano e fanno politica, nonostante siano “scaduti” nel 2014. Usurpatori di ruoli e di potere, violatori di regole, di leggi e di norme per vocazione. Una vocazione pagata a gettoni, che gettoni non sono, gentilmente e coattivamente offerti dagli avvocati italiani. Siamo a Paperopoli cari colleghi, e come i conoscitori di questa città ben sanno, qui circolano paperi lavoratori, onesti paperi avvocati, e raffinatissimi Bassotti…
Del resto, se parliamo di Presidenti di COA “scaduti”, non possiamo avere termine migliore per definirli. I Presidenti di tanti grandi Consigli di Ordini metropolitani sono scaduti, avariati, andati a male, rancidi. Questo è il concetto che meglio può descrivere i padroni dell’avvocatura italiana. In mezzo a questo mare di prodotti inaciditi, l’uomo della Provvidenza è indicato da molti paperi come colui che può ristabilire l’ordine, con l’autoritarismo necessario. Che importa che egli comandi e non governi? Che importano le leggi? E il Congresso? “Massima assise” si, ma solo sulla carta, perché le questioni politiche le tratta lui, l’Unto col gettone, mentre Mr. Sansonetti, anche detto “50 mila paperelle all’anno a spese degli inconsapevoli paperi avvocati” conduce la sua luminosa battaglia in favore dei diritti, contro il mercatismo, contro coloro che da decenni fanno ricchi gli avvocati che si dichiarano contro il mercatismo.
E’ tutto assurdo a Paperopoli, cari avvocati italiani, è un mondo che appare quasi di fantasia, un labirinto dove ogni cosa è possibile. Gli avvocati italiani sono così: disprezzano la democrazia rappresentativa, i regolamenti elettorali legali, i Presidenti plurimandatari che si dimettono quando la legge li dichiara scaduti. Gli avvocati italiani vogliono un uomo autoritario, che offra commissioni, gettoni e articoli di giornale alla propria decadente corte dei miracoli, che mandi avanti il carrozzone facendo valere l’arbitrio, che offra alla politica la testa dei poveri villani che dovrebbe rappresentare, in cambio di una legittimazione che le leggi non gli attribuiscono.
Il Grande Friulano ci ama tutti e noi tutti siamo in guerra con l’Estasia ed in pace con la Renzasia. E si badi… piccoli paperi indifesi… siamo sempre stati in pace con la Renzasia.