La frammentazione delle competenze dell’avvocato contemporaneo impedisce di trovare un tessuto comune che faccia da collante alla categoria nelle modalità di svolgimento della professione. Oggi, leggendo le critiche di una nostra socia, delusa dall’atteggiamento autoreferenziale di UCPI, ribadisco che i penalisti italiani, più di ogni altro, hanno enormi responsabilità nella distruzione dell’unità della categoria. Questo proprio perché la specificità del “proprio” campo di azione PROFESSIONALE, li ha sempre illusi che potessero estraniarsi da una POLITICA comune.
E’ tutto il contrario: ciò che ci deve unire, senza più differenze, senza fare un collage di COA, come fatto dall’aborto OCF, è proprio un’idea di politica, che tenga insieme TUTTI gli avvocati, da Bolzano a Lampedusa. Se noi vogliamo risorgere, come professione, e diventare classe, dobbiamo farlo costruendo un governo unitario, che sia sintesi delle specificità le fonda, ma conil presupposto che la fusione degli elementi genera qualcosa che non è la pezza di Arlecchino, una rappresentanza fatta di baronie e potentati locali o settoriali, che si contendono lo scettro di un inutile comando.
Ecco perché OCF è stato un vero delirio, una prova di imperizia e di piccineria, umana, professionale e politica, che non ha cambiato assolutamente NULLA nel sentimento dell’avvocatura.
Solo con la volontà di pensare in grande, di avere un Parlamento della categoria, in cui non si sia penalista, amministrativista, di Lanusei o di Milano, ma solo AVVOCATO, noi avremo speranze di far nascere l’avvocatura in questo paese.