La prima giornata di sciopero della fame che abbiamo intentato volge al termine. E’ uno strano modo di vivere il tempo, in cui si fa tutto alla rovescia. La sofferenza è tanta, è innegabile. Stasera però c’è una bella luce in questo posto, che ci fa compagnia.
Alle 23,00 dovrebbe venirci ad intervistare una TV locale. Il freddo e la fame sono pungenti, le sensazioni del digiuno, che personalmente riassaporo dopo molto tempo, sono fastidiose. Succo d’arancia e cappuccino, la testa è pesante, si perde di lucidità. Ci vorranno giorni prima che il corpo si abitui alla sofferenza. Il morale è alto, cerchiamo di spronare i colleghi a farsi coraggio, ad uscire dal limbo intellettuale che gli impedisce di essere liberi.
Continuiamo a raccogliere le firme in calce alla petizione sottoscritta dai colleghi catanesi, che chiede una riduzione dei costi della Cassa Forense.
Speriamo che domani e dopodomani tanti colleghi, liberi dalle udienze e dalle incombenze del lavoro, vogliano passare al presidio che abbiamo costituito, per condividere parte di questa esperienza.
Non abbiamo paura di morire, ma siamo terrorizzati dall’idea di non vivere.