In questi giorni ho potuto osservare con maggiore attenzione quel fenonemo deteriore della democrazia, per come la conosciamo, legato alla subalternità in cui devono operare i movimenti ed i soggetti che propongono un’alternativa, rispetto a coloro che si pongono come l’incarnazione del governo. Onestà intellettuale mi impone di dichiarare che questo articolo è largamente influenzato da un’intervista che ho trovato molto interessante, rilasciata da Fausto Bertinotti al giornale Libero, qualche giorno fa, di cui pubblico il link.
Ovviamente, quale segretario di NAD, non mi sono occupato di analizzare gli aspetti politici dell’intervista, ma ho trovato estremamente condivisibile l’analisi sulla degenerazione in senso conservatore ed autoritario, del concetto di alternanza democratica. Si tratta di un fenomeno che tocca da vicino anche l’avvocatura italiana. Coloro che si oppongono ad istituzioni autoritarie, inique, vessatorie ed inette, vengono rappresentati come agitatori, nemici della comunità, distruttori delle cose comuni, anche se si tratta di espressioni politiche che vogliono cambiare in meglio quelle strutture corrotte ed inefficaci che si ammantano di ecumenismo rassicurante.
Si creano così dei paradossi, per cui il potere distante dalla comunità tende a godere di un sostanziale appoggio della comunità, perché viene visto come ancora di sicurezza di un sistema collettivo. In questo modo si perdono di vista le differenze ed un diverso agire possibile e tutto viene ridotto alla presunta irriformabilità dell’esistente. Il reale diventa necessario e trova la sua giustificazione, circa la sua presunta moralità, nel mero fatto di esistere. Il governo, di qualsiasi colore esso sia, si identifica col giusto, col buono e con l’impossibilità di farne a meno.
Sono ovviamente mistificazioni che servono ad escludere la diversità possibile dal novero delle opzioni da scegliere. Si arriva così ad un quadro di sostaniale blocco della democrazia rappresentativa, che non è più tale, perdendo il carattere di apertura e di libero orientamento del governo. In un tale scenario l’istituzione, il potere ed il governo coincidono, schiacciano tutto ciò che gli si oppone, godono di un’immunità che è rendita di posizione, scevra da meriti oggettivi.
Sono fenomeni di cui mi sono occupato molte volte in questi anni e che, in prossimità delle elezioni per il rinnovo dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati, mostrano tutti gli effetti deteriori di cui sono portatori. L’analisi sui meriti e sul merito dei fatti e delle azioni viene infatti facilmente scavalcato dalla presentazione dei ruoli ed i ruoli istituzionali assumono una presunzione di maggior valore, non già a seguito di un’analisi dell’effettivo valore di chi esercita tali ruoli, bensì sulla scorta di rappresentazioni prefabbricate, che incensano chi c’è, solo perché c’è.
Tocca alle alternative democratiche contrastare questi fenomeni, attraverso l’esaltazione del diverso, del non convenzionale, come metro del possibile, facendo comprendere alle comunità di riferimento che occorre sempre tener presente che il governo non fa per forza le cose necessarie, ma molto spesso si potrebbero e si dovrebbero fare cose radicalmente diverse, migliori per tutti e niente affatto destabilizzanti per la comunità.
Avv. Salvatore Lucignano