Quando questa mattina ho letto la comunicazione di OCF sull’istituzione dei “cantieri dell’Avvocatura”, ho, insieme ad altri Colleghi, immediatamente pensato agli Umarell, i famosi pensionati che, per trascorrere il tempo, osservano i lavori in corso commentandone lo svolgimento.

Un ruolo, quello di spettatore delle altrui iniziative, che ben descrive la condizione che OCF ha avuto dalla propria istituzione ad oggi. Ed è difficile pensare che Giovanni Malinconico possa davvero ritenere che, a questo giro, gli sarà consentito di toccare palla.

Perché che piaccia oppure no, il gioco lo conduce il CNF. E dal Congresso di Rimini lo fa senza avversari. Cancellati. Con un tratto di penna.

Intendiamoci, l’esigenza di modificare la legge professionale è reale e improcrastinabile. Certo, fa sorridere che tra chi ora vorrebbe guidare il cambiamento delle regole ci sia chi quelle regole ha contribuito a scriverle e chi le ha difese negli anni.

OCF sa perfettamente che la modifica della legge professionale, nella condizione di illegalità in cui ora versa la rappresentanza istituzionale dell’avvocatura non rappresenta che una manovra diversiva. Che potrebbe pure trovare il placet del Faraone  – o forse l’ha già trovato. Impegnati in questo nuovo, entusiasmante progetto cantieristico, il manovratore potrebbe condurre in porto il proprio mandato senza ulteriori seccature.

La realtà è che l’azzeramento dei vertici dell’Avvocatura  illegalmente eletti avrebbe dovuto costituire una condizione necessaria, un pre requisito rispetto a qualsivoglia discussione in punto di riforma della legge professionale.  Questa è la vera battaglia di legalità che OCF si rifiuta seriamente di combattere. Per numerose ragioni  su cui già abbiamo speso fiumi di inchiostro e che non vale la pena rimarcare qui ulteriormente.

Detto questo, Nuova Avvocatura Democratica intende cogliere ciò che di buono può esservi nell’iniziativa di OCF e, pertanto, non mancherà di offrire il proprio  apporto tramite l’attività dei propri delegati congressuali