DAL SOVIETICHELLUM AL FALANGHELLUM: “COSA NOSTRA” AGGRAPPATA AL POTERE

23 Marzo, 2018 | Autore : |

 

La mia pretesa di parlare di sistemi elettorali all’interno dell’avvocatura italiana è folle. Gli avvocati italiani non sono interessati alla natura dell’Ordine Forense, alla sua democraticità e men che meno alla legalità dei procedimenti elettorali che portano alla selezione dei dirigenti che comandano l’avvocatura italiana. Eppure, nonostante il tema sia stato al centro di una vicenda dalla portata eversiva, culminata in una proroga che di fatto sta mirando a riconfermare i padrini dell’avvocatura fino al 2028, realizzando un furto di ben 16 anni in danno delle generazioni di professionisti che hanno vissuto a cavallo dell’approvazione della Legge professionale del 2012, oggi gli avvocati italiani non hanno ancora idea di cosa voglia dire spendersi per un effettivo rinnovamento delle proprie istituzioni.

Viviamo in una categoria forgiata dal clientelismo e dalla corruzione, dominata da un potere blindato, quasi impermeabile a qualsiasi forma di coscienza critica e vaccinato contro il virus della democrazia e del pluralismo.

 

Uno dei pochi elementi accettabili introdotti dalla L. n. 247/2012 era la limitazione del potere degli avvocati istituzionalizzati, attraverso un limite di due mandati già svolti all’interno dei Consigli dell’Ordine circondariale, veri centri del potere e della corruzione politica presente nell’avvocatura. Dal momento in cui quella norma è stata approvata, la Cosa Nostra Forense ha fatto di tutto per impedirne l’applicazione. Il potere dei padrini della Cupola è stato dapprima prorogato, concedendo altri due anni (dal 2012 al 2014), a chi già dominava e controllava il voto e le clientele forensi, poi con l’operazione “Sovietichellum”, ovvero con il famigerato regolamento totalitario venduto dal Ministro Orlando al capo della Cupola, il Presidente del Consiglio Nazionale Forense Andrea Mascherin, si sono prorogati i Consigli dell’Ordine di altri quattro anni, consentendo sostanzialmente ad avvocati che già mantenevano asimmetrie di potere maturate da interi lustri, di giungere al riallineamento dei Consigli, da eleggere nel 2019, con un’aura di verginità e la possibilità di ricandidarsi al potere, per altri 8 anni. Un’eternità, una vera rapina di libertà e cambiamento, effettuata da istituzioni forensi ladre e straccione, con la complicità del Sig. Andrea Orlando, ovvero di un Ministro della Giustizia indecente, ignorante, insensibile a qualsiasi argomentazione giuridica e colluso politicamente con le mire e gli appetiti del Consiglio Nazionale Forense in carica dal 2014.

 

Ci è voluta la magistratura ed una furibonda battaglia, politica e di opinione, combattuta da uno sparuto gruppetto di avvocati italiani, di cui ho avuto l’onore di far parte (ma saremo stati davvero una decina in tutta Italia, non credo di più, a batterci su questo tema), a costringere la Cosa Nostra Forense ad ingoiare una pillola amara, il cosiddetto “Falanghellum”, ovvero la legge elettorale proposta dall’Avv. Ciro Falanga, entrata in vigore e sperimentata per la prima volta nelle elezioni dei Consigli in prorogatio illegale, nell’autunno del 2017.

Il Falanghellum aveva il torto, agli occhi del Capo dei Capi della Cupola, alias Andrea Mascherin, di limitare l’espressione maggioritaria all’interno dei Consigli dell’Ordine ai soli 2/3 del consesso, concedendo a schieramenti di minoranza un diritto di tribuna potenzialmente pari al 33% dei seggi consiliari. E’ stata una sconfitta bruciante per Mascherin e per la Cupola dei capi mandamento, i Presidenti dei COA massificati di tutta Italia, che hanno tentato fino all’ultimo di ottenere una legge elettorale blindata, totalitaria, capace di estromettere dai Consigli qualsiasi elemento dissonante con il potere dominante. In questo senso va riconosciuto che il risultato della battaglia contro il Sovietichellum, sul piano politico, è stato importante per opporsi alla Cosa Nostra istituzionalizzata. La battaglia però non è riuscita a dare all’avvocatura italiana un sistema elettorale legittimo. L’assenza di quozienti proporzionali, la sommatoria totalitaria delle preferenze ottenute dai componenti delle liste formate dai capi della Cosa Nostra, genera ancora inaccettabili distorsioni sul piano della rappresentanza, impedendo, o rendendo comunque assai difficoltosa, l’emersione di realtà politiche capaci di avere adeguata rappresentanza nei luoghi di gestione del potere e del business in cui è immerso l’Ordine Forense italiano, ovvero i Consigli dell’Ordine Circondariali.

 

Incassata la necessità di avere un sistema di voto che lasciasse “agli altri”, ai paria, ai dissidenti e agli avvocati liberi almeno 1/3 dei Consigli, la Cosa Nostra Forense è riuscita però, con la connivenza di associazioni forensi storicamente accucciate ai propri voleri, ad eliminare dal progetto di legge del Falanghellum la previsione che imponesse, senza possibilità di interpretazioni furfantesche e di comodo, ai soggetti con più di 10 anni di potere alle spalle, di ricandidarsi per continuare a comandare gli avvocati all’interno dei Consigli dell’Ordine. La norma infatti, che pure aveva fatto parte del progetto originario, è stata espunta dal testo finale del Falanghellum, lasciando intatta la previsione di un divieto di candidatura per un terzo mandato consecutivo, ma con l’interpretazione della Commissione e dei padrini al Consiglio Nazionale Forense che mira a tutelare i capi mandamento dei vari Ordini Circondariali, applicando il divieto non all’attualità, come la legge e le interpretazioni granitiche della Corte di Cassazione imporrebbero di fare, bensì solo dal futuro.

 

L’avvocatura si trova così a vivere un paradosso, doloroso ed inaccettabile: è una professione che negli ultimi anni è stata invasa da giovani, da poveri Cristi, dalle donne, comandata da maschi, da avvocati ammanigliati con ogni sorta di potere, da vecchi, che fanno di tutto per continuare a gestire la torta e gli affari legati alla rappresentanza istituzionale, cercando in tutti i modi di tener fuori dal governo delle cose l’avvocatura di base, quella senza santi in paradiso.

 

Le elezioni che si svolgeranno da qui al 2019 mirano dunque, nella mente dei padrini della Cosa Nostra Forense, a cristallizzare assetti di potere, di danaro e di interesse, per altri 8 anni, tenendo ancora al giogo quella parte di avvocatura che non ha armi per combattere lo strapotere economico, politico ed istituzionale che si riversa con voracità all’interno delle istituzioni degli avvocati italiani, traendo da esse ogni sorta di utilità, diretta o indiretta.

 

Il mio compito, quale avvocato italiano libero, è di continuare a denunciare questa situazione, continuare a combattere contro la Cosa Nostra Forense italiana, per dare ai giovani, alle donne, agli avvocati liberi e senza padrini, una speranza di cambiamento attuale. Il furto di altri 8 anni di status quo non è tollerabile. Accettare che un’intera vita, dal 2012 al 2028, veda al comando dell’avvocatura quelle classi dirigenti che l’hanno derubata, venduta, utilizzata come la propria puttana e piegata a tutti i loro appetiti, anche i più nefandi ed inconfessabili, è qualcosa che continuerò a contrastare con tutte le mie forze. Lo farò urlando la verità, senza paura, perché, come dicono i grandi cultori della libertà di stampa americana,

 

Democracy Dies in Darkness. 

Avv. Salvatore Lucignano

 

 

 

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