La tornata elettorale per l’elezione dei componenti dell’OCF fa registrare la definitiva estromissione della componente associativa dalle istituzioni forensi. L’esito è senz’altro coerente con un disegno nato a margine del Congresso di Bari, attraverso una mobilitazione massiccia della componente ordinistica, tutta tesa a marginalizzare definitivamente il mondo associativo forense attraverso
l’attuazione più autoritaria possibile della legge 247/2012. Pluralismo ed esistenza di realtà non organiche ai voleri di chi ha preso il comando assoluto della categoria, sono stati considerati come elementi intollerabili ed in conseguenza da espellere dal sistema di rappresentanza. Ma dovrebbe a questo punto sorgere una domanda, conseguente all’analisi di qualsiasi fenomeno: perché? Qual è il movente?
La vittima designata è l’articolo 24 della Costituzione. A partire dal 2010, con il fiorire di meccanismi tutti tesi a ridurre gli spazi di agibilità nei processi in danno dei cittadini, si è assistito ad una forte presa di posizione di un segmento del mondo associativo forense, tesa ad osteggiare il disegno di annichilimento del diritto costituzionale basilare di accesso al sistema giustizia.
Detto movimento era chiaramente in posizione antinomica rispetto ai vertici delle istituzioni forensi, che intanto avevano già pattuito adeguate contropartite (di mero tornaconto personale e senza alcuna ricaduta positiva sulla comunità degli avvocati o sulla comunità nazionale in generale) con la politica, in cambio dell’impegno a compiere il disegno di annientamento degli spazi di agibilità per i cittadini nei processi, con conseguente riduzione degli spazi operativi per l’intera avvocatura.
Cercando di osservare certe dinamiche cogliendone, ove possibile, il senso, è abbastanza agevole individuare quattro ceti nella categoria degli avvocati italiani: 1) i partecipanti alla compravendita con la politica i quali legittimamente “difendono l’incameramento del prezzo pattuito”; 2) chi cerca di opporsi sul serio, per ora minoritario in termini numerici e, soprattutto, organizzativi; 3) chi pensa di sopravvivere nell’alveo della “gentile concessione/elemosina” di briciole provenienti dal lauto banchetto dei partecipanti alla compravendita, sottovalutando la costante lezione della storia umana, in virtù della quale ciò che è concesso è inevitabilmente esposto all’arbitrio volitivo e di convenienza del concedente (vedi annientamento all’esito dell’elezione OCF); 4) gli indifferenti, dediti spesso ad una costante e sterile lamentela inoperosa.
I primi due giocano la loro partita. Sul gruppo 3), la domanda era, prima del frangente elettorale OCF: ci fanno o ci sono? Viste alcune reazioni all’indomani della tornata elettorale, mi sa che è la seconda che abbiamo detto… Per il gruppo 4): vi stanno sfilando la scrivania, vi stanno chiudendo lo studio, vi stanno rubando il futuro. Cosa aspettate?
Avv. Giuseppe Fera