Alcuni mesi fa accennai in un post all’investimento di tipo immobiliare del valore di 10 milioni di euro operato da Cassa Forense in FICO Fabbrica Italiana COntadina.
La notizia mi giunse attraverso un mio amico bolognese che mi illuminò su questa nuova realtà sorta alla periferia di Bologna.
Cos’è FICO?
Fico Eataly World è il più grande parco agroalimentare del mondo inaugurato il 15 novembre 2017.
La Prelios Sgr, società di gestione del risparmio immobiliare, ha creato l’apposito Fondo Pai – Parchi Agroalimentari Italiani – raccogliendo circa 60 milioni. Il fondo quarantennale è diviso in due comparti: uno per Fico e per la costruzione di un albergo accanto (lo Starhotels da 200 stanze pronto nel giugno 2019), l’altro per il nuovo mercato agroalimentare attiguo. Il Comune di Bologna ha conferito al fondo a titolo oneroso l’area e gli asset immobiliari per un valore di 55 milioni (Eatalyworld corrisponde per tutta la durata del fondo un canone di locazione al fondo Pai di circa 9 milioni di euro annui).
Complessivamente, l’investimento è di 120 milioni di cui il 38% sottoscritto dai principali enti previdenziali italiani (Cassa Forense, Enpam, Enpav, Epap, Enpab, Enpaia, Inarcassa, Eppi Cassa dei Geometri) e un altro 30% da investitori professionali, tra i quali: banche, fondazioni bancarie, Camera di Commercio di Bologna, Coop Reno , Coop Alleanza 3.0, Eataly e Prelios sgr ( in misura questi ultimi di 1 milione di € ciascuno). La gestione del parco agroalimentare è affidata al Fondo Pai e a Eatalyworld, società compartecipata da Eataly di Oscar Farinetti e da Coop Alleanza 3.0.
La grande giostra dell’agroalimentare italiano, che prende il testimone di Expo2015, condensa in 100mila metri quadrati, nella cintura est di Bologna, tutta la biodiversità italiana: due ettari di campi e stalle con più di 200 animali e 2mila cultivar; otto ettari coperti con 40 fabbriche di alimentari in funzione (dove i visitatori possono vedere e sperimentare come si lavorano carne, formaggi, pasta, olio, ma anche cosmetici), 45 luoghi ristoro (dai ristoranti stellati ai chioschi di street food) e 9mila metri quadrati di mercato e botteghe dove acquistare cibo e design per la cucina dei grandi marchi dell’industria italiana. Non è finita qui. Ci sono un campo di beach volley dove giocare sulla sabbia, mini golf, campo giochi, sei aule didattiche e sei grandi “giostre” educative per far conoscere i segreti del fuoco, della terra, del mare, degli animali, delle bevande e del futuro; un centro congressi (modulabile da 50 a mille persone) e un programma di 30 eventi e 50 corsi ogni giorno.
L’amministratore delegato di Fico Eataly World, Tiziana Primori, così come il fondatore di Eataly Natale Farinetti detto Oscar, ex proprietario della catena Unieuro, in un’intervista rilasciata in occasione dell’inaugurazione di FICO, hanno rappresentato il progetto di portare la struttura ad avere un fatturato annuo tra 85 e 90 milioni con un numero di visitatori di circa 6 milioni l’anno, di cui 2 milioni dall’interland e 4 milioni stranieri di cui la metà italiani e l’altra metà straniera, con uno sguardo più interessato al pubblico arabo, cinese e americano. Il rendimento atteso è al 6 per cento.
Orbene alla luce di quanto appreso dallo studio di vari articoli del Sole 24 Ore, Affari di Repubblica e dal sito di Cassa Forense, da cui sono stati estratti dei passaggi, sbigottita dal fatto che una simile realtà fosse sconosciuta a moltissimi colleghi, in assenza di pubblicità massiva per quella che amano definire la “Disneyland del cibo”, preoccupata per i racconti dei miei amici bolognesi che mi parlavano di FICO come una landa desolata, in occasione di un viaggio di lavoro decido di verificare di persona l’investimento di Mamma Cassa.
Arrivo alle ore 10.00 del mattino di lunedì 21 maggio, in macchina dopo aver percorso circa 20 minuti di strade provinciali che separano FICO dal centro città. Mi accorgo subito della totale assenza di segnaletica adeguata ad una Disneyland del food. Se non fosse stato per il mio amico bolognese probabilmente starei ancora girando!
2 autovetture presenti in parcheggio oltre la mia.
La struttura è imponente, moderna, di forte impatto visivo con spazi organizzatissimi e possibilità di fittare biciclette dotate di cesti per la spesa; i migliori prodotti italiani per tutti i gusti ma certo per poche tasche!
Passeggiare per più di un’ora completamente sola tra stand, chioschi e botteghe è stata un’esperienza quasi mistica.
Verso mezzogiorno Fico si è popolata di scolaresche ma di turisti neanche l’ombra, men che mai stranieri.
Dopo aver constatato i prezzi della merce in vendita e dei ristoranti presenti, decido di consumare un gelato e chiacchierare con qualche dipendente. Tutti mi raccontano che in settimana si batte la fiacca ma c’è ripresa nel weekend.
All’una decido di andar via e conto all’uscita circa 20 auto.
La giornalista Natascia Ronchetti, con un articolo uscito sul Sole 24 ore del 31.05.2018 ci parla di 1,5 milioni di visitatori già raggiunti da FICO in sei mesi, di cui l’8% stranieri ovvero circa 100.000 persone, e un fatturato di 26 milioni di euro, con un indotto per Bologna di altri 13,30 milioni. Noi i primi dati certi li avremo però solo alla fine del 2019.
Per ora fa pensare che un fenomeno come quello di FICO, il più grande parco agroalimentare del mondo, sia stato così poco pubblicizzato e non abbia avuto un risalto mediatico al pari di quello che ebbe Disneyworld! Ci sono italiani che non hanno la minima idea di cosa sia FICO e allora perché dovrebbero conoscerla in Cina o a Dubai mi chiedo? L’amministratore delegato Primori parla dell’obiettivo a tre anni di sei milioni di visitatori l’anno, ovvero quanti quelli del Colosseo e il doppio di quelli di Pompei, e di un fatturato da 90 milioni di euro l’anno.
Certamente i tanti bolognesi che mi hanno parlato di Fico sono concordi nel ritenere assolutamente poco conveniente intrattenersi in uno dei suoi ristoranti o semplicemente consumare lì un panino o comprare prodotti giornalieri, per la lontananza e i costi anche di parcheggio.
Sarà interessante continuare a seguire l’andamento di FICO e capire se tra due anni dovremmo ridere o piangere. Per ora la situazione non sembra affatto rosea se consideriamo che l’affluenza è troppo bassa per un simile investimento e che i costi per mantenere la struttura sono elevatissimi senza dimenticare che Eataly di Oscar Farinetti chiudeva il 2016 con una perdita di 11 milioni di euro…!!!
“L’ entrata della Cassa forense con un apporto di 10 milioni di euro fa aumentare il valore del fondo e soprattutto il peso dei professionisti perché il Fico come parco agroalimentare ha lo scopo principale di educare a una sana alimentazione”, queste le parole di Andrea Segrè, agronomo, presidente del Caab e del Fondo Parchi Agroalimentari Italiani che ha promosso Fico.
Cassa Forense è tra le casse previdenziali il secondo investitore, subito dopo l’Enpam, in questa nuova start up. In questo momento di forte crisi della professione, anche grazie ad un sistema previdenziale di contribuzione non proporzionale al reddito, come dobbiamo approcciarci a questo tipo di investimento? Possiamo considerarlo sicuro? In caso di trend negativo di chi sarà la responsabilità dell’investimento? Chi sopravviverà… vedrà!