La discriminazione femminile è uno degli elementi che accomuna tutti i regimi autoritari. Il regime dell’istituzionalizzazione forense non fa eccezione. La qualità dei suoi esponenti la si può facilmente misurare nel grado di partecipazione e sostegno concesso alle donne. Donne e giovani sono soggetti che all’interno dell’avvocatura italiana vivono vere e proprie discriminazioni, rispetto ai maschi e ai vecchi. Si tratta di storture cristallizzate dalla legge professionale forense, la fatiscente 247/2012, che vengono amplificate ogni qualvolta il regime e i suoi vecchi pupari mettono mano alla spartizione del potere e della rappresentanza.
NAD – Nuova Avvocatura Democratica ha raccolto questo dato politico e ne ha fatto uno degli elementi portanti della sua azione. Il nostro statuto prevede esplicitamente che le donne e i giovani avvocati siano sostenuti:
“2.3. Nel riconoscimento che la condizione dell’avvocatura italiana vive una discriminazione di fatto, sul piano morale, politico ed economico, delle donne e dei giovani avvocati, battersi perché l’assetto normativo ed istituzionale dell’avvocatura rimuova le condizioni che consentono tale inaccettabile situazione, promuovendo il sostegno delle donne e dei giovani avvocati, come scopo primario dell’associazione“.
Ciò che è accaduto al XXXIII Congresso Nazionale di Rimini non ha fatto che confermare la natura misogina del regime dell’istituzionalizzazione forense italiana, relegando le donne ad un ruolo di ancelle e vestali del potere. Il presunto “nuovo avanzante” ha il volto rugoso di vecchi politicanti, a volte più vicini ai settant’anni che ai sessanta, ed ha completamente ignorato il tema di una rappresentanza paritaria delle colleghe, per tacere sul ruolo dei giovani avvocati, rispetto ai quali, con il solito “garbo” istituzionale, il problema non si è nemmeno posto. I giovani, per il regime, sono numeri: nient’altro che questo.
La mozione Paparo, che l’ennesimo atto di coraggio degli esponenti di regime ha battezzato Vaglio, non prevede che il nuovo Organismo Congressuale Forense tuteli in alcun modo le donne avvocato, con il risultato che la presenza di “nominate” all’interno degli accordi tra i padroni della platea congressuale, hanno portato ad un misero 6 su 51 per le esponenti in rosa. Una vergogna, l’ennesima, sul piano politico, che qualifica di per sé il nuovo assetto deciso dal regime come inaccettabile.
Il problema peraltro non si pone solo sul piano politico, ma relega l’avvocatura italiana in una condizione che ne rivela alla cittadinanza la totale mancanza di credibilità. E’ infatti una circostanza scandalosa il pensare che proprio gli avvocati, che si vantano di difendere i diritti, soprattutto dei più deboli, abbiano ignorato la tutela del genere più svantaggiato da una discriminazione politica di base. Le quote rosa infatti, lungi dall’essere elemento opinabile per un giurista, sono parte fondamentale dell’ordinamento italiano, che ha preso atto della necessità di provvedimenti specifici, capaci di promuovere pari opportunità tra uomini e donne.
Tali provvedimenti, ovviamente, non compaiono nello statuto del già famigerato e mai abbastanza vituperato OCF, che non prevede la possibilità di una maggiorazione delle preferenze esprimibili dagli elettori, in sede di voto, qualora si indichino due generi piuttosto che uno solo.
L’art. 6.7 dello statuto di OCF cristallizza la violazione, e non servirebbe ricordare la normativa prevista dalla legge professionale forense, laddove la tutela di genere è espressamente prevista, per comprendere quanto sia marchiana la “dimenticanza”, perché la critica si potrebbe mantenere sul piano della contestazione all’imperizia e alla inadeguatezza dei giuristi che hanno redatto lo statuto, se essi fossero giuristi. Purtroppo, trattandosi di politicanti di carriera, non si può parlare di imperizia, quanto di dolo premeditato.
Nuova Avvocatura Democratica è un’associazione nata per sostenere in concreto donne e giovani. Siamo nati per promuovere alternanza negli incarichi rappresentativi, ad ogni livello, e sostegno concreto alle donne, ai giovani, ai più deboli. Questo OCF non ci rappresenta. Noi rifiutiamo di sentirci accomunati dalla colleganza con soggetti capaci di discriminare le nostre colleghe, in un modo che non solo offende la morale, ma viola principi dell’ordinamento italiano noti anche agli studenti delle scuole superiori. La discriminazione delle donne e l’assenza di un sistema elettorale rispettoso dell’art. 51 della nostra Costituzione, è un altro degli elementi che porteranno NAD – Nuova Avvocatura Democratica, a continuare la sua battaglia politica fino a quando di OCF, e dei padrini che l’hanno istituito, non resti più traccia all’interno della politica forense italiana.