Secondo wikipedia, l’enciclopedia libera diffusa online, la sindrome di Stoccolma può così definirsi:
Il soggetto affetto dalla sindrome di Stoccolma, durante i maltrattamenti subiti, prova un sentimento positivo nei confronti del proprio aggressore che può spingersi fino all’amore e alla totale sottomissione volontaria, instaurando in questo modo una sorta di alleanza e solidarietà tra vittima e carnefice.
Una definizione che nel caso dell’avvocatura italiana sembra essere davvero calzante. Gli avvocati italiani, da interi lustri, vengono sottomessi e sfruttati dal sistema ordinistico e dai suoi maggiorenti, ma hanno sviluppato un sentimento di servile amore proprio verso quei padrini che li dominano con maggiore efficacia. Il meccanismo psicologico e sociale che porta a questa situazione non è estraneo alla natura umana ed è stato già oggetto di molteplici e riuscitissime analisi, non ultima quella di Paolo Villaggio, che con il suo “Fantozzi” seppe creare una macchietta capace di svelare agli italiani il malsano legame che teneva “i cari inferiori” in un rapporto di sudditanza volontaria rispetto ai mega grand direttor che ne comandavano la vita.
Anche gli avvocati italiani, come il povero Fantozzi, ogni tanto provano ad esprimere un rigurgito di autonomia, a mettere in discussione le Santità che li tengono schiavi, lanciano qualche pietra contro i vetri dei mega attici in cui si muovono i padrini della Cosa Nostra Forense, ma richiamati al cospetto dei propri aguzzini, tornano a vestire i panni del fedele ed obbediente inferiore, desiderando ardentemente nuotare nell’acquario predisposto per loro, onorati di fare le triglie.
La vera vittoria del sistema dunque consiste nella capacità di mantenere il consenso, nonostante le politiche messe in atto in questi anni abbiano sostanzialmente reso schiavi e poveri oltre il 50% degli iscritti all’Ordine Forense italiano. La Cosa Nostra Forense riesce in questa impresa grazie ad un sapiente mix di provvedimenti ed azioni, che costituiscono i cardini dell’istituzionalizzazione e stanno dominando lo scenario politico e culturale interno all’avvocatura italiana, praticamente senza alcun avversario capace di impensierire i padrini della cupola.
Nel corso di questi anni ho spesso illustrato i teoremi dell’istituzionalizzazione forense, messi in piedi da Guido Alpa e dai suoi figliocci e resi efficienti grazie al sostanziale analfabetismo politico che permea la gran parte degli avvocati italiani. Cariche, commissioni, convegni, crediti formativi, elemosine ed elargizione di denari: attraverso queste prebende, attraverso la corruzione ed il clientelismo, la mafia forense compra il consenso delle menti labili, attratte dalla carriera interna alle istituzioni forensi, ed anestetizza facilmente la rivolta degli schiavi, spesso incarogniti, vigliacchi, distanti da qualsiasi spinta ideale e pronti a vendersi anche per una carezza, persino per poter apparire schierati con “i vincenti”, dimenticando ogni briciolo di dignità.
E’ un sistema collaudato, ben oliato, che lascia davvero poco spazio all’alternativa, perché non deve fronteggiare una seria opposizione degli avvocati più deboli, troppo deboli per essere politicamente forti, ed allo stesso tempo può contare sull’indifferenza o sul silente appoggio degli avvocati ricchi e benestanti, a cui questo sistema va benissimo, o al massimo non spiace, dato che consente comunque a chi guadagna bene di continuare a farlo, sostanzialmente indisturbato dalla cupola.
La spigolatrice di Sapri in salsa forense, di cui tante volte ho scritto e parlato, si trova oggi all’apice della propria efficacia. Un substrato di melma umana, quasi sempre costituito dai commentatori “ufficiali” della politica forense italiana, funge da cuscinetto e filtro ad ogni protesta, ogni azione astrattamente capace di insinuare crepe nel “sistema”, mentre la gran parte del corpo sociale denominato impropriamente “avvocatura”, è assolutamente estraneo ai moti rivoluzionari che pure l’avvocatura più coraggiosa, o semplicemente meno disposta a continuare a lasciarsi dominare, ha tentato di mettere in piedi in questi ultimi mesi.
Ho conosciuto e fatto parte di molti di questi movimenti ed ho potuto sperimentare sulla mia pelle la straordinaria capacità degli avvocati italiani e napoletani di restare estranei alle lotte, per tornare sempre sotto l’ombrello protettivo dei mega direttori naturali, ansiosi di ricevere briciole, piccoli biscotti a forma di osso, paroline d’amore, perennemente di circostanza.
In questo scenario non si può pensare di operare un cambiamento, perlomeno non in tempi brevi. Preso atto che la stragrande maggioranza degli avvocati italiani è quasi totalmente deficiente, non si può ipotizzare la forza, la voglia e la capacità di costruire un’alternativa a questo sistema, a meno che non intervengano eventi traumatici, capaci di scuotere i legami che tengono unite le vittime ai propri adorati carnefici. Termino questa breve riflessione con un pensiero del vecchio democratico Bernie Sanders, non perché voglia “buttarla in politica”, ma perché penso che anche all’interno della nostra categoria, fatti i dovuti distinguo tra ricchezza e libertà, gli avvocati normali, quelli poveri, estranei al sistema ordinistico, debbano cominciare a pretendere un governo istituzionale che risponda agli interessi di tutti e non solo a quelli degli istituzionalizzati e delle loro cricche, capaci di vincere sul piano elettorale, nonostante stiano portando l’avvocatura italiana di massa verso una drammatica estinzione.
“We have an out of control capitalism where the greed on top is really unbelievable. Right now, in America, we’ve got 3 people who own more wealth than the bottom 50% of the American people. You’ve got the top tenth of one percent owning more wealth than the bottom 90% of the American people. The big money interests can now contribute hundreds and hundreds of millions of dollars into elections to elect candidates that represent the wealthy and the powerful which is undermining American democracy. People are sick and tired of the greed and power of a handful of people on top and they want a government which represents all of us, not just the 1%.”
Sen. Bernie Sanders.
Avv. Salvatore Lucignano