Nonostante l’incredibile e copiosa produzione di comunicati, decreti e protocolli prodotti dall’inizio della sospensione dell’attività giudiziaria nel distretto napoletano, ad oggi non sono ancora chiari alcuni punti fondamentali da cui derivano domande che esigono risposte esaustive ed immediate.
Ad esse dovranno rispondere i vertici degli uffici giudiziari e quelli avvocatura del Distretto della Corte d’Appello di Napoli, che hanno la responsabilità di guidare l’organizzazione della cosiddetta “fase due”.
Procediamo con ordine:
1. Palazzo di Giustizia
– I Vertici degli Uffici giudiziari sono in grado di garantire che il Palazzo di Giustizia rispetta i criteri di sicurezza sanitaria che l’epidemia impone?
– L’edificio è stato sanificato?
– E’ realmente sanificabile ed in quanto tempo?
– Esiste un piano per la sanificazione periodica?
– Con che frequenza vengono sanificati gli ascensori, come dettato alla lettera h) del decreto congiunto 218/20 CA e 50/20 PG?
– Sono stati individuati percorsi per regolare i flussi di affluenza all’interno del Palazzo di Giustizia nel rispetto del “distanziamento sociale”, come previsto alla lett. b) dell’indicato decreto?
– Sono stati installati gli erogatori di gel igienizzante e le barriere parafiato rispettivamente previste alle lettere c) ed i) del medesimo decreto?
– Il medesimo decreto sollecita un intervento di pulizia e sanificazione delle tubazioni dell’impianto di condizionamento dell’aria: è stato effettuato?
2. Svolgimento delle udienze
– Esistono verbali dei tavoli tecnici di concertazione sui protocolli?
– Quali modelli di workflow sono stati utilizzati per stabilire il numero dei processi da trattare ?
– Come si è arrivati all’individuazione del numero dei processi che verranno celebrati nelle singole udienze ?
3. Contatto telematico con le segreterie dei PM e le Cancellerie
– Oltre al servizio “sperimentale” di prenotazione per lo svolgimento degli adempimenti, mediante l’applicazione Microsoft Teams, sono state predisposte iniziative per la digitalizzazione dei fascicoli ( indagini preliminari e dibattimento ) e l’accesso agli stessi da remoto?
– E’ stato predisposto l’invio di copie via pec da parte della Procura della Repubblica in attuazione del dettato cui all’art. 42 disp. att. c.p.p.?
– Sono state individuate le modalità di accesso da remoto ai registri delle Cancellerie?
Alcune considerazioni conclusive, in attesa di ottenere risposta alle nostre domande.
La crisi attuale ha reso palesi criticità, che erano note e denunciate dall’Avvocatura sin dai primi giorni del trasferimento nella sede di Piazza Cenni. La dislocazione “verticale” degli Uffici ha sempre inciso negativamente sull’efficienza dei flussi lavorativi sia del personale di cancelleria che degli avvocati ed oggi tale organizzazione mette in pericolo la salute di tutti gli operatori della Giustizia. A ciò, si aggiunga il completo disinteresse per la informatizzazione dei processi lavorativi. L’unico anelito di pretesa modernità è stato quello volto a spingere la figura del difensore fuori dalle aule; nel contempo, è stata trascurata ogni forma di innovazione tecnologica, che possa rendere più agevole – ed oggi sicura – la fruizione del servizio “Giustizia”.
In questi mesi, l’Avvocatura ha atteso le indicazioni per la ripresa della funzione giurisdizionale. Il richiamo stizzito rivolto agli avvocati, contenuto nel comunicato stampa congiunto del Presidente De Carolis e del P.G. Riello, è irricevibile e merita una risposta forte ed inequivocabile, che deve andare oltre lo stato di agitazione proclamato dal Consiglio dell’Ordine di Napoli. Il richiamo ai 400 processi con detenuti da celebrare dal 12 maggio al 30 giugno è, in realtà, un clamoroso passo falso sia per la parcellizzazione della giurisdizione e, soprattutto, perché quel carico di processi può essere smaltito dalle 8 sezioni del dibattimento in tempi brevissimi e sicuramente inferiori a quelli citati. La verità è che la giurisdizione a Napoli è negata per ragioni ancora ignote.
Gli avvocati napoletani sono stati costretti ad opporsi all’ulteriore iattura delle udienze “da remoto”, difendendo un processo penale già mortificato da incomprensibili e dilanianti riforme, varate in nome dell’efficienza quando è chiaro che la gestione della giurisdizione è tutt’altro che virtuosa.
Il processo penale, insomma, anche se non “da remoto”, è ancora lontano.
Avv. Raffaele Monaco
Avv. Luca Panico