Siamo a Notthingam, e uno sceriffo dal cuore di pietra si aggira tra le case della foresta, a raccogliere tasse da destinare al Principe Giovanni senza voto. Un uomo, senza macchia e senza pescato, immagina di rompere il circolo della solidarietà decorosa dell’avvocatura partenopea e si impegna a fare una proposta fuorilegge: “scusate, ma perché non la smettiamo di fare la solidarietà da qua per i colleghi che stanno di là?” Si riferisce alla Turchia. Quell’uomo, il Killer, it’s me.
Non basta. A fronte dei roboanti eventi solidaristici che i grandi cultori dei diritti umani del Foro partenopeo organizzano, io ed il collega Marco Esposito pensiamo di rincarare la dose. Interveniamo, in data 28 luglio 2016, per dire che dove c’è violazione dei diritti umani, occorre intervenire in modo fermo e tempestivo, poiché la vera solidarietà si esprime con l’impegno sul campo, non con le “tavole rotonde”!
Lasciamo dunque una petizione nelle mani dei nostri tavolieri e aspettiamo che passi l’estate. L’estate passa, ma non passa mai, come dicevano i Giuliano, anche detto “noi Negramaro”. E allora… un ultimo… tentativo… per uccidere tutti e tre i leoni con un solo colpo…
Un sollecito, un presente, un modo per chiedere conto di un silenzio che permane.
Ed ecco che il mio amico Salvatore Lucignano, anche detto … a facc ro “ach so”, per la sua abitudine di dire cumili e culumi di parolacce, mi scova la chicca, la perla: la contumacia. Il Consiglio dell’Ordine di Napoli infatti, mi aveva risposto, valutato e persino ringraziato. Solo che io non lo sapevo. Cosa dire?
In una galassia lontana, nei remoti meandri di una delle delibere del Consiglio dell’Ordine di Napoli, pubblicate sul sito istituzionale, un Consiglio mi ha ringraziato. Io non lo sapevo, altrimenti avrei detto “prego”. Una vicenda kafkiana, pirandelliana, una sorta di circo, di gioco degli specchi, dove ciò che è non appare, ciò che appare non è. Uni, nessuni, e centomila?