Non avete la minima idea di cosa sia un orchioclasma, vero? Beh nemmeno noi, ma leggendo questo articolo, forse lo scoprirete.
Partiamo dalla fine! No, al Presidente Vincenzo Di Maggio quel “neomelodico” non era proprio andato giù. Ma come, proprio lui, rockettaro impenitente, dotato di suoneria del cellulare con musica dei Jethro tull?
“Devi levare quel post da facebook!” Mi ha detto ieri.
No Presidente, noi siamo diversi. Non cancelliamo la guerra con l’Estasia, dicendo che siamo sempre stati in pace con l’Estasia. Non si fa, è la distruzione della memoria e poi io quel post l’avevo fatto per provocarti, perché mi avevano riferito che eri su tutte le furie, a seguito della mia analisi della tua delibera con cui istituivi le elezioni primarie per la Cassa Forense, nel Foro di Taranto.
“Ma io ti avrei invitato lo stesso, bastava una telefonata!” mi hai detto. E’ vero, a volte ci si può incontrare anche senza necessità di scontrarsi prima, ma quando si parla di esponenti del sistema ordinistico, non possiamo mai avere queste certezze. Ieri dunque siamo venuti a Taranto, Foro che conta circa 3100 avvocati. NAD ha fatto questa trasferta, nel giorno che sarebbe dovuto essere il secondo, per quanto riguardava le “primarie” per Cassa Forense, per conoscere il Presidente Vincenzo Di Maggio, il Foro, i colleghi e la situazione locale. Lo abbiamo fatto perché NAD è una giovane associazione che crede nella cultura della conoscenza, che immagina e desidera governare l’avvocatura italiana e si rende conto che solo con una presenza sui territori, con la presa di coscienza di ogni realtà, si possa avere un quadro fedele di quello a cui i colleghi aspirano.
Ci siamo dunque incamminati di buon mattino, verso Taranto, alla scoperta di questo Foro pugliese. Siamo in tre, Giuseppe Scarpa, tesoriere del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, Giuseppe Fera, capolista per il distretto di Napoli per le elezioni dei delegati alla Cassa Forense, che si dovrebbero tenere in settembre, ed io, segretario nazionale di Nuova Avvocatura Democratica.
L’appuntamento è fissato per le 12.30, con il Presidente Vincenzo Di Maggio. Arriviamo in leggero anticipo, gli telefono: “Presidente siamo all’ingresso…”, “vengo a prendervi io, vi faccio entrare con me…”
Due minuti e lo vediamo arrivare. Sportivo, scapigliato, cordiale. Ci racconta che nel Tribunale, sede dell’Ordine, hanno dovuto installare scanner totali per impedire l’ingresso di armi di ogni sorta. “Sono stato io a risolvere questo problema, qualcuno ci aveva detto che eravamo il Tribunale più insicuro d’Italia!” ci dice.
Il Presidente insiste per portarci a vedere il Tribunale, l’Ordine, le sale di mediazione, la biblioteca e tutto ciò che fa parte del complesso. “Abbiamo realizzato due sale d’udienza intitolate ad avvocati, ne siamo orgogliosi!”
Effettivamente ci sono postazioni telematiche e salottini, a disposizione dei colleghi, per effettuare mediazioni. L’ambiente è simpatico, un pizzico originale, ma osserviamo tutto e prendiamo nota. La conversazione è più che altro un monologo. Vincenzo, 63 anni compiuti, non smette un secondo di magnificare il Foro, il suo impegno, il suo rapporto con i colleghi. Intuisco subito che si tratta di uno di quei Presidenti per cui la commistione tra politica ed istituzione non è nemmeno dubbia, è quasi naturale. Il Consiglio dell’Ordine, per come lo vede lui, è una sorta di padre buono, che deve essere al vertice del rapporto tra avvocati e politica forense, provvedendo a loro, in una sorta di scambio filiale: al padre il consenso e la deferenza, ai figli servizi e soddisfazione di bisogni.
Terminato il tour ci spostiamo nell’ufficio del Presidente. Ci fa compagnia l’amico e collega Fedele Moretti, dirigente nazionale dell’Associazione Nazionale Forense, oltre ad un collega del Foro, candidato alle elezioni per la Cassa Forense. La discussione torna sulle “primarie”, annunciate e poi abortite. Rappresentiamo a Vincenzo la nostra contrarietà, la ribadiamo, nei ritagli di tempo che ci concede, in un fiume di illustrazioni di iniziative e di idee. Il Presidente infatti continua a parlare di “scacco d’atto”, una gara di eloquenza e retorica, di informatizzazione del Foro, di progetti di alternanza scuola lavoro, e mentre ci sommerge di volumi, pro memoria e documenti, il dibattito riesce a toccare, solo di sfuggita, il ruolo del Consiglio all’interno delle elezioni per la Cassa. Lui resta convinto che il Foro debba concentrare i voti, per poter esprimere un “suo” delegato. NAD gli ribatte che le elezioni sono tra avvocati, che il Foro e l’Ordine circondariale non possono svolgere alcun ruolo, che non si deve avere un “proprio” candidato. Inutile. Vincenzo è un treno in corsa, ma in tutto ciò che dice, lo percepiamo chiaramente, non c’è il minimo retropensiero. Lui ci crede davvero, per lui il COA è tutto.
La discussione vira sull’Ordine Forense, sulla sua inadeguatezza, sui rapporti mal regolati tra Consiglio di disciplina, Organismo Congressuale Forense e Consigli dell’Ordine. Analizziamo le prerogative arbitrariamente assunte dal Consiglio Nazionale Forense, l’assenza degli avvocati non cassazionisti al suo interno, le problematiche legate al ruolo politico e “super partes” dell’Ordine e degli Ordini Circondariali. Le posizioni qui sembrano meno distanti. Il Presidente Di Maggio conviene sulle problematiche di bilancio esposte dal tesoriere Scarpa, che fa notare quanto sia dannoso che Organismi creati per funzionare autonomamente, non siano dotati di autonomia finanziaria e personalità giuridica chiaramente distinta. Tentiamo di rappresentare al Presidente che la politica forense non può essere gestita da chi ambisce ad essere il padre buono di tutti, ma Vincenzo risponde citando Aristotele, parlandoci di via teorica e pratica, di etica. Capiamo che per un uomo con il suo vissuto, all’interno delle istituzioni, è quasi impossibile aprirsi ad una diversa concezione del sistema ordinistico.
La conversazione si sposta “Al Gatto Rosso”, ristorante tarantino in cui il Presidente Di Maggio ha insistito per portarci a pranzo. Parliamo di Cassa, di Consiglio Nazionale Forense, di come poter strutturare qualche iniziativa comune, che porti a Napoli il suo straordinario entusiasmo. Si, perché Vincenzo è davvero inesauribile. Progetta, programma, elabora, immagina. Una tempesta perfetta, di simpatia e di azione, che non sembra poter essere smorzata mai, da alcun vento contrario. Ci congediamo alle 16.00 circa, e non abbiamo passato un secondo in silenzio. Fedele e Vincenzo ci riaccompagnano in Tribunale, da dove ci muoveremo per incontrare altri colleghi e discutere di politica forense ed iniziative editoriali.
E’ stato un incontro proficuo, divertente ed istruttivo. Le primarie tarantine, in programma il 2 e il 3 maggio, alla fine non si sono tenute e a nostro parere ciò è stato positivo per l’avvocatura. Abbiamo scoperto una realtà in cui l’Ordine mira ad essere il centro indiscusso della politica forense e in cui tutto e tutti, con poche eccezioni, sembrano ruotare attorno ad esso. Il cammino da fare per mutare il sistema è ancora lungo, i post “cinofallici” che ci hanno fatto divertire e scontrare continueranno ad essere pubblicati, ma di certo occorre continuare a discutere, a fare politica, a confrontarsi, se vogliamo costruire un’avvocatura migliore.
E’ vero, essere partiti da un orchioclasma, ha reso tutto più pirotecnico, ma di fronte ad un Presidente come Vincenzo, che passa da Aristotele al rock, dall’informatica giuridica ai racconti fotografici delle magnificenze dell’Ordine degli Avvocati di Ankara, non si può non mostrare simpatia e rispetto.
No Vincenzo, i post non si cancellano. La storia non si sbianchetta. I giudizi si, quelli devono essere sempre pronti a mutare, in base all’effettiva conoscenza. Sicuramente NAD avrà ancora modo di incontrarti, perché le tue citazioni, i tuoi neologismi (“orchioclasma” è un vero “novus”, mentre “cinofallico” pare esista già), sono motivi più che sufficienti per continuare il dialogo. Sul resto, sulla riforma dell’Ordine Forense, abbiamo ancora molto da fare, ma sono certo che si potranno registrare progressi anche su questo tema. Arrivederci Taranto, a presto!
Avv. Salvatore Lucignano