E’ ormai un’avvocatura senza regole. L’articolo in oggetto doveva intitolarsi “una legge per i fuorilegge”, ma poi ho scelto di nominare il denaro, e dare immediatamente, plasticamente, l’idea dell’uso totalmente distorto che ne fa la Cosa Nostra dell’istituzionalizzazione forense.
Nelle ultime settimane la categoria è ulteriormente regredita, in termini di agibilità democratica e politica. Il fenomeno dei social network, che pure hanno provato a dare uno scossone alla Cupola che comanda l’avvocatura italiana, ha dovuto fare i conti con un grande ridimensionamento della propria influenza. A mio parere ciò è dovuto ad alcune circostanze, ben identificabili:
a) l’esplosione di siti di fake news e clickbaiting, come strumento privilegiato di (dis)informazione all’interno della categoria forense;
b) l’incapacità di tutti i soggetti che hanno usato il web come strumento di propaganda, ad eccezione di NAD, di trasformarsi in entità associative credibili.
Quanto alla prima vicenda, è oramai evidente che il livello di approccio ai fatti che riguardano la nostra professione, da parte dei colleghi, sia talmente scadente e qualificato da poter consentire tranquillamente di parlare dell’analfabetismo funzionale come della più grande piaga che limita la riqualificazione dell’avvocatura italiana.
I dati sulle modalità di informazione e dibatitto di cui sono protagonisti i colleghi, ricavati dai molti gruppi social di argomento forense, sono estremamente preoccupanti: emerge un livello di disinformazione, approssimazione ed ignoranza largamente diffuso, oserei dire quasi endemico. Quando mi capita di leggere testi scritti da parte dei colleghi, nella gran parte dei casi riscontro una conoscenza dell’italiano insufficiente persino per consentire di conseguire un diploma liceale; l’approfondimento e la comprensione degli istituti di cui spesso si discute è affidata quasi interamente a resoconti succinti ed imprecisi, mentre il numero degli avvocati che, mediante social, si informa sugli aspetti più banali della professione, è impressionante ed allarmante.
Ogni giorno vi sono centinaia di avvocati che “postano” domande e quesiti di natura giuridica nei vari gruppi tematici dedicati al diritto. Si tratta spesso di richieste su aspetti talmente scontati della professione da far tremar le vene e i polsi, pensando che gli autori delle richieste siano avvocati. Ovviamente i decorosissimi organi della Cupola sanno tutto e tacciono, incuranti dello scandalo provocato da una professione che mette a nudo, offrendola alla cittadinanza, tutta la propria inadeguatezza, culturale e professionale.
Le ripercussioni di questo sterminato gregge di ignoranza sono evidenti, anche in ambito politico. Trionfano i siti e i gruppi social che pubblicano costantemente fake news, mentre le testate di informazione giuridica che tentano approfondimenti ed analisi più impegnative e dettagliate delle normative e dei provvedimenti giurisdizionali emessi dai nostri tribunali vengono sostanzialmente ignorate da chi non è in grado di approcciare testi giuridici complessi, sia per incapacità di leggere l’italiano, sia per totale assenza di cognizioni giuridiche all’altezza.
Un altro capolavoro della Cosa Nostra forense, il delitto perfetto. Creare una pletora di disperati, affamati ed ignoranti, al fine di poterli usare per i propri scopi personali.
In relazione al secondo aspetto, ovvero al fallimento politico dei gruppi facebook che hanno tentato di proporsi come alternativa alla cupola, ciò è dovuto fondamentalmente ad assenza di cultura politica. Il vero freno alla creazione di soggetti politici in grado di costituire alternative credibili al regime ordinistico è stata la mancata comprensione dei meccanismi alla base della rappresentanza. Di base c’è una mostruosa ignoranza dei fatti della politica. Non si comprende che un soggetto politico, per ambire ad incidere sulle dinamiche nazionali, deve essere fortemente radicato sul territorio nazionale, uscire da una dimensione solo virtuale del consenso, realizzare una rete di strutture diffuse capillarmente su tutto il territorio di riferimento, dando la certezza che i rappresentanti dei soggetti in questione siano il terminale di migliaia di avvocati.
Una concezione feudale, frammentaria e sorpassata del rapporto tra eletti ed elettori ha impedito al 99% dei colleghi che non si riconoscono nella cupola di puntare alla realizzazione di questo progetto: NAD lo sta invece facendo, con pazienza e tenacia. Ci vorranno anni, ma ci riusciremo.
Questo articolo è un esperimento sociale, un inno all’analfabetismo che attanaglia l’avvocatura. Il titolo parla volutamente di tutt’altro, nella certezza che pochissimi lettori arriveranno a leggere 650 parole prima di rendersene conto. L’oro degli sciocchi, la sostanza che veniva confusa con il prezioso metallo, è diffuso come non mai nelle menti labili di masse che intendono essere dominate e blandite, piuttosto che edotte e liberate. La Spigolatrice di Sapri, i villani alleati con i propri padroni, sono elementi ricorrenti nell’iconografia politica che ben si potrebbe realizzare, illustrando un manoscritto in pergamena che volesse narrare le gesta, farsesche e niente affatto eroiche, dell’avvocatura di questi anni.
Il titolo infatti è un fake title, che non ha niente a che vedere con il corpo dell’articolo stesso. Nulla di diverso da quanto avviene giornalmente, migliaia di volte, in contesti assai vicini alla professione forense.
“Colleghi, avrei un quesito: come si fa una citazione?” l’enigma del randello ed altri indovinelli logici
Penitenziagite. Downshifting is the way.
Due crediti formativi in filologia romanza.
Avv. Salvatore Lucignano