Recita l’art. 52 c.p.: “Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservistato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa …”
Orbene, a mio modesto parere, qualsiasi modifica che non elimini la valutazione della proporzionalità della difesa da parte di un giudice e quindi l’onere per l’indagato di dover provare la difesa legittima è inutile.
E mi spiego.
Durante una qualsiasi aggressione avviene nel nostro corpo una reazione che avviene in tutti gli esseri umani quando provano paura: il battito cardiaco aumenta, fino a raggiungere i 220 battiti al minuto, ed aumenta anche la pressione sanguigna, il sangue viene pompato così velocemente al cervello che l’ossigeno risulterà insufficiente, smettiamo di pensare, la salivazione si riduce, le palpebre sbattono in continuazione, le ginocchia piegate ed il busto proteso in avanti, pugni serrati fino ad una pressione di circa 10 chili. La visione periferica viene eliminata – cd visione a tunnel – e lo stesso vale per l’udito
Il nostro corpo comincia a produrre, in grandissima quantità, due ormoni: il cortisolo e l’adrenalina. Il cortisolo, che è uno steroide, va a colpire direttamente l’ippocampo. Le endorfine prodotte, inoltre, eliminano la sensazione di dolore. Non abbiamo più il controllo dei nostri sfinteri. Il sistema parasimpatico entra in conflitto con quello simpatico, producendo, quindi, distorsioni di percezione spaziale, temporale, visiva e uditiva. Il nostro organismo precipita in quella che gli esperti chiamano condizione nera, nella quale vengono a mancare anche i movimenti fini, per cui anche digitare il 113 o infilare le chiavi nella toppa, diventa impossibile.
Esiste una famosa teoria dei tre cervelli o del cervello tripartito elaborata dal neurologo Paul Mac Lean: il cervello umano è composto da tre strati il proencefalo – il cervello superiore, corteccia cerebrale – che è la componente specificatamente umana; il mesencefalo – il cervello medio, il sistema limbico – che è comune a tutti i mammiferi; il rombo encefalo o tronco encefalico, anche detto cervello rettile. Il primo gestisce i processi di pensiero, il secondo le emozioni ed i riflessi, il cervello rettile gli istinti primari e le funzioni vitali.
Entrando nella condizione nera accade semplicemente che i processi cognitivi si deteriorano, semplicemente si smette di pensare, il proencefalo si spegne e viene bypassato dal mesencefalo: praticamente, il cervello comune con il nostro cane.
E’ tuttavia opportuno sottolineare la profonda differenza tra l’aumento della frequenza cardiaca dovuto alla paura e quello dovuto all’esercizio fisico. Nel secondo caso, ad esempio, la faccia diventa rossa a causa della dilatazione di ogni vaso sanguigno per fornire ossigeno ai muscoli; nel primo caso, invece, quando il cuore batte velocemente per la paura, la faccia diventa bianca: in questo caso si ha una vasocostrizione e, se al corpo vengono richieste prestazioni fisiche estreme mentre è in corso una vaso costrizione, i due processi entrano in conflitto ed il battito cardiaco schizza alle stelle. Quando questo avviene, l’aumento della frequenza cardiaca diventa controproducente, il cuore pompa così rapidamente che non riesce a riempirsi adeguatamente di sangue e, di conseguenza, l’efficacia dell’azione cardiaca viene meno, la circolazione ne risente, il livello di ossigeno fornito al cervello cala inesorabilmente ed il cervello si spegne.
Del resto, empiricamente tutti nella vita hanno interagito con una persona spaventata o molto arrabbiata e si sono accorti che è assolutamente impossibile discutere perché, semplicemente, non è razionale: il suo proencefalo si è disattivato ed il controllo è passato al mesencefalo. L’unico modo per connettersi con questa persona è cercare di calmarla.
Questo, in breve, è quello che succede alla quasi totalità degli esseri umani in una situazione di paura, in cui il controllo non esiste, le intenzioni dell’aggressore non sono note, e ciò che si percepisce è solo violenza allo stato puro, che è la fobia umana universale, una paura irrazionale ed incontrollabile. Solamente a titolo di esempio: persone addestrate alla violenza, quali sono i membri dei corpi speciali, prima di entrare in azione svuotano la vescica e l’intestino, proprio per evitare la perdita di controllo del corpo nel corso della stessa. In questa situazione di alterazione fisica e psichica è praticamente impossibile pensare e valutare se chi è entrato in casa mia vuole solo i soldi o abusare di mia moglie, dei miei figli o sottopormi ad altre umiliazioni. La reazione, pertanto, può essere giudicata solo a posteriori sproporzionata. Allora, appare chiaro che l’errore di valutazione non possa ricadere sull’aggredito ma debba gravare sull’aggressore: è, infatti, quest’ultimo che ha violato la legge e deve essere cosciente che, se entra in casa mia, se mette in pericolo i miei beni, la mia persona, la mia dignità, è a sua volta in pericolo.
Tuttavia, l’articolo 55 del codice penale prevede il cosiddetto “eccesso colposo”, che consiste nella possibilità di incorrere nell’omicidio colposo o addirittura in quello volontario nel caso in cui la proporzionalità tra l’offesa e la difesa venga superata. Tale valutazione viene attualmente effettuata dal Giudice caso per caso, tenendo in considerazione diversi fattori, ma mai quelli sopra analizzati, anzi diciamo che la Magistratura e in genere gli operatori del diritto sono completamente all’oscuro di quello che realmente e fisiologicamente succede a livello emozionale nella quasi totalità degli individui sottoposti ad enorme stress psicologico.
Inoltre, l’onere della prova incombe sul soggetto che ha difeso il diritto proprio o altrui, il quale dovrà dimostrare di esser stato aggredito. In altri ordinamenti, come ad esempio quello tedesco, l’eccesso di legittima difesa non è punito qualora sia dovuto “a turbamento, paura o panico” ed è generalmente riconosciuto anche nel caso del ladro che fugge con la refurtiva, a patto che ci sia proporzione tra il valore dei beni e la reazione.
Pertanto, appaiono stupide le dissertazioni televisive, in cui, con il culo al caldo e su una comoda poltrona, si giudica la reazione di una persona sottoposta a forte stress emotivo e precipitata nella condizione nera, così come ignorante è la posizione di quanti discutono, legiferano, difendono e giudicano senza alcuna conoscenza dei complessi processi che in quella situazione si verificano nel nostro organismo.