E SIAMO AD OTTO

29 Febbraio, 2020 | Autore : |

Dopo una settimana in cui si è oscillati da toni apocalittici a trovate carnascialesche, caratterizzata dalla pachidermica lentezza degli enti deputati alla gestione dell’emergenza e dalla incapacità di visione prospettica del momento, il numero dei contagi tra gli Avvocati napoletani è salito ad otto.
Non ci interessa, in quanto operatori di diritto e non epidemiologi, la valutazione del rischio effettivo del covid19 sulla salute dei contagiati. Ci affidiamo alla valutazione del mondo scientifico che è univoco nell’evidenziare la facile trasmissibilità del patogeno ed il conseguente rischio pandemico.
Posto ciò è obbligo dei ministeri competenti, dei vertici dei Tribunali, dell’Avvocatura e delle rappresentanze sindacali degli operatori della Giustizia di prodursi in uno sforzo sinergico atto a tamponare il rischio al quale, quotidianamente, migliaia di donne ed uomini, e le loro famiglie, vengono posti.
Si badi, non si intende cedere né a facili tentazioni retoriche né a speculazioni politiche. I fatti sono davanti agli occhi di tutti. Otto Avvocati contagiati è un dato che pone ed impone profonde riflessioni. Si tratta, infatti, del primo caso certificato in cui una categoria professionale è direttamente colpita con un’incidenza percentuale anomala rispetto alle altre.
La promiscuità nella quale si opera, quotidianamente, nei palazzi di Giustizia è condizione sufficiente alla diffusione del contagio al di là delle prescrizioni macchiettistiche di questi giorni. 
Ascensori, corridoi affollati di Avvocati e parti in attesa del proprio turno d’udienza, assembramenti di utenti in attesa per adempimenti quali conferimenti di incarico agli ufficiali giudiziari o notifiche, sono il problema da affrontare e risolvere. A nulla vale lo spreco di denaro per le disinfezioni di questa mattina laddove, alla ripresa lunedì, tutto sarà come mai effettuato.
La solita miopia di chi, invece di affrontare le cause si limita a tamponare gli effetti in una ridicola pantomima del fare.
Senza provvedimenti risolutivi del problema del sovraffollamento si rischia una diffusione veloce e drammatica del contagio. Alcuni elementi sono sottostimati. Si pensi, ad esempio, ad un detenuto contagiato in Tribunale che porti il virus all’interno del carcere nel quale è astretto in una condizione in cui la detenzione è caratterizzata da sovraffollamento, promiscuità ed insufficienza dei presidi sanitari.
Non è con l’amuchina che si risolve il problema.
Nuova Avvocatura Democratica, sin dall’inizio dell’emergenza, ha proposto una soluzione a costo zero di facile comprensione ed attuazione per chiunque abbia dimestichezza con la quotidianità dei tribunali: sospensione immediata delle udienze e congelamento dei termini decorrenti; organizzazione delle attività medio tempore che preveda l’implementazione della trattazione telematica delle udienze civili (richiesta termini 183 VI, ammissione dei mezzi istruttori, precisazione delle conclusioni, nomina CTU nei procedimenti ordinari e nelle ATP; conseguente limitazione dei ruoli di udienza per quelle cause dove è necessaria la presenza fisica dei difensori, dei testi e delle parti; sospensione delle udienze istruttorie davanti ai Giudici di Pace).
Il tanto decantato processo telematico può, finalmente, imporsi come soluzione vera ai problemi della macchina della Giustizia.
È il momento, per l’Avvocatura, di smettere di questuare provvedimenti e di cominciare a pretendere interlocuzione paritaria. 
Senza, abbia la forza di proclamare l’astensione ad oltranza.

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