Da giorni si parla del “Fondo Atlante 2” in relazione con gli ordini professionali, e per capirci qualcosa chiediamo consigli all’Avv. Salvatore Lucignano, gradito ospite dell’Altra Pagina.
Buongiorno Salvatore, innanzitutto vorrei complimentarmi per la tua elezione come delegato congressuale per il Foro di Napoli. So che si sono svolte le elezioni, in vista del Congresso Nazionale di Rimini di ottobre: come è andata?
Direi che è andata molto bene. Abbiamo presentato due candidature, la mia e quella del collega Giuseppe Scarpa, sotto la bandiera di una associazione politica che stiamo costituendo, ovvero Nuova Avvocatura Democratica. La risposta dei colleghi napoletani è stata sorprendente, anche per il sottoscritto. Alla vigilia del voto avrei considerato l’ottenere 300 preferenze come una vittoria, ne sono giunte 444 e quasi 400 per l’amico Giuseppe. Un risultato che ci inorgoglisce e dimostra che nel Foro di Napoli una alternativa democratica radicale è davvero possibile.
Non hai potuto goderti molto questo risultato, perché l’avvocatura italiana è stata subito investita dalla questione “Fondo Atlante 2” e so che siete stati molto impegnati su questo fronte. Spiegheresti ai nostri lettori di cosa si tratta?
Il fondo Atlante 2 è un fondo di salvataggio votato all’acquisto di crediti deteriorati di alcune banche italiane. Nei giorni scorsi si è diffusa la notizia che ADEPP, l’associazione che raccoglie gli enti previdenziali privati, avrebbe deciso di appoggiare e sostenere l’acquisto di tranches di questo fondo da parte delle Casse Previdenziali associate. Ciò ha scatenato una feroce reazione tra i professionisti italiani, a cui naturalmente Nuova Avvocatura Democratica si associa con forza.
Perché avete combattuto contro questo tipo di investimento? Quali sono i profili che vi hanno spaventato?
Gli aspetti di questa vicenda che hanno sollevato una reazione forte sono molteplici, ma la nostra è stata una decisione politica, prima che tecnica. Il governo in carica avrebbe chiesto alle nostre Casse Previdenziali di sostenere il Fondo Atlante 2 quale prova di sostegno al “sistema paese”. ADEPP avrebbe aderito a questa impostazione, ritenendo che il salvataggio di alcune banche decotte, tra cui spicca il caso di MPS, rientri nelle finalità consentite ed auspicabili per le Casse Previdenziali degli Enti privati. Noi ci opponiamo fermamente a questa tesi. E’ opinione diffusa all’interno dell’avvocatura italiana che l’obiettivo posto dal governo non sia né di nostra competenza né da accettare acriticamente. Per troppi anni la politica italiana ed europea ha identificato le sofferenze del sistema paese con quelle delle banche. E’ una concezione riprovevole, che noi rigettiamo senza appello e che abbiamo fortemente avversato.
Eppure la stabilità del sistema bancario è fondamentale per la tenuta complessiva dei mercati e del paese. Non pensi che un’assunzione di responsabilità in questo settore possa costituire un elemento politico positivo per le categorie professionali di cui anche tu fai parte?
Francamente no. Appartengo ad una generazione cresciuta nel terrore dell’instabilità. Per decenni la politica ha fatto di tutto a me ed ai miei coetanei, giustificando ogni nefandezza con lo spauracchio della “stabilità”. Questa stabilità del sistema è divenuta l’alibi per ogni sorta di stortura, che ne ha generato a sua volta di nuove e diverse, più gravi, e sempre meno controllabili mediante la libera determinazione dei soggetti destinatari delle decisioni dei governanti. Non credo affatto che il fallimento di soggetti che abbiano operato in modo truffaldino ed inefficiente, possa essere ritenuto eticamente accettabile, solo se questi soggetti siano banche. E’ intollerabile, tanto per farti un esempio, che per i giovani avvocati, strozzati e vessati da tasse e contributi previdenziali superiori alle proprie possibilità, le istituzioni e la Cassa Forense invochino la legge del mercato, ma che poi si chieda proprio a quei giovani, sull’orlo del baratro, di sostenere banchieri falliti con i propri contributi previdenziali. E’ un’ingiustizia odiosa, che ci ripugna e che non permetteremo, né adesso, né mai.
Quale è attualmente lo stato della situazione? Cosa prevede la road map in merito a questa ventilata adesione di ADEPP e dei suoi associati all’operazione di salvataggio ideata dal governo?
Le notizie si sono susseguite in modo frenetico. Appena saputo che la Cassa Forense avrebbe potuto sostenere Atlante 2, l’avvocato Giuseppe Fera, del Foro di Napoli, ha creato un gruppo facebook: “No ad Atlante 2”, che ha visto l’adesione, in poco meno di una settimana, di quasi quattromila avvocati, molti dei quali delegati alla Cassa Forense, componenti di Consigli dell’Ordine Circondariali, membri di rilievo di associazioni nazionali. Nessuno ha espresso favore verso una partecipazione di Cassa Forense all’operazione. Un dato di opinione schiacciante, che ritengo abbia contribuito a far riflettere il nostro ente previdenziale. In data 1 agosto infatti, è giunto il comunicato del Presidente di Cassa Forense, che ha messo la parola fine a questa ipotesi, perlomeno per quanto riguarda l’Ente che gestisce la previdenza degli avvocati italiani.
Salvatore, consentimi di dirti che i social network non possono essere ritenuti rappresentativi della volontà dei cittadini. Esistono strutture democratiche, regolarmente elette, chiamate ad assumere decisioni, e certo queste non possono essere in balia di facebook per fare quanto loro demandato. Non credi?
Caro Giulio, ciò che dici va declinato correttamente. In primo luogo ti fornisco un’informazione: il Consiglio di Amministrazione di Cassa Forense è composto da avvocati con oltre dieci anni di iscrizione alla Cassa. I giovani, iscritti in massa e coattivamente nel 2015, non sono affatto rappresentati da questo Consiglio, che ha provveduto di recente ad una modifica statutaria, che esclude gli avvocati con meno di cinque anni di anzianità contributiva dall’elettorato passivo all’interno del nostro Ente previdenziale. E’ evidente che questo CdA non ci rappresenta, nemmeno un po’. Quanto al resto: hai ragione, facebook non può sostituirsi ai governi, ma guai a sottovalutare facebook. Quando migliaia di cittadini parlano, e le volontà espresse sono nette, chiare, incontrovertibili, chi governa, e magari si illude di comandare, dovrebbe saper ascoltare, perché poi, quei cittadini votano, ed in generale, le opinioni espresse, vengono riconfermate nelle urne.
Ad ogni modo questa battaglia, perlomeno per quanto riguarda gli avvocati, sembra essersi conclusa. Avete in programma altre iniziative politiche capaci di contrastare scelte non in linea con il sentire dominante all’interno dell’avvocatura?
Gli avvocati italiani, i commercialisti, i medici, si sono battuti ed hanno vinto. Stiamo tutti lottando per l’affermazione di un principio: le scelte politiche che riguardano i nostri contributi previdenziali spettano a noi, non ai nostri governanti. Ormai credo che tu abbia imparato a conoscermi, il mio programma è sempre lo stesso: combattere, con tutte le mie forze, per il rispetto della volontà dei miei colleghi, sempre e comunque. Trasformeremo questa straordinaria forza in un soggetto capace di effettuare una costante vigilanza democratica sulle scelte di chi ci governa. “No ad Atlante 2” ha dimostrato che la pressione effettuata dai social network può incidere profondamente sulle scelte politiche dei cosiddetti “vertici”: non sprecheremo l’opportunità che abbiamo saputo costruire in occasione di questa battaglia.