Piero Sansonetti torna in edicola alla direzione del nuovo giornale “Il Dubbio” e questa, visti i trascorsi redazionali del giornalista, non sembrerebbe una buona notizia, soprattutto se arriva a una decina di giorni dalla chiusura de “Il Garantista”, progetto editoriale disastroso in crisi sin dalla prima uscita. Ma nel caso de “Il Dubbio” la questione sarebbe ancora più grave. L’uscita del giornale non sarebbe altro che un’operazione finanziaria milionaria illecita, finalizzata alla protezione e alla servitù dei poteri forti.
Pertanto, da qualche settimana numerosi avvocati hanno intrapreso un’estenuante battaglia per boicottare l’arrivo del quotidiano nelle edicole. Il giornale infatti, sarebbe editato da una S.r.l. di proprietà di una fondazione che a sua volta farebbe capo al Consiglio Nazionale Forense, il quale ha poteri di pubblicazione su argomenti che riguardino l’Avvocatura e non generalisti, come nel caso de “Il Dubbio”. Di conseguenza, le associazioni degli avvocati, che non sono state neppure informate preventivamente dell’operazione, sono insorte, dando vita alle più disparate forme di protesta. Questo sarebbe solo l’aspetto più evidente, ma le controversie che accompagnano questa nuova avventura editoriale sono diverse ed oggettivamente preoccupanti, anche per il panorama giornalistico italiano. Le racconta in un’intervista esclusiva l’avvocato Salvatore Lucignano, appartenente al foro di Napoli, che di questa battaglia, che promette, continuerà ad oltranza, ne è diventato il simbolo.
A poco più di una settimana dalla chiusura de “Il Garantista”, Piero Sansonetti torna alla direzione di un nuovo giornale, “Il Dubbio”. Ma l’Avvocatura italiana cosa ha scoperto?
«Gli avvocati italiani hanno innanzitutto scoperto che Piero Sansonetti, con questa iniziativa editoriale, è stato chiamato sostanzialmente ad essere il garante di un patto politico e non dell’intera Avvocatura e questo ci spaventa molto.».
Cosa ci sarebbe dietro questa operazione?
«E’ un’operazione che è legata in modo evidente al debito che il Presidente del Consiglio Nazionale forense, Andrea Mascherin, intende pagare alle camere penali, che sono state uno dei suoi principali sponsor per l’elezione alla Presidenza del Consiglio. Del resto il Presidente Andrea Mascherin lo ha dichiarato in pubblico, parlandone proprio dinanzi alle camere penali di Beniamino Migliucci, qualche settimana fa. Questo appare l’aspetto più evidente. Ma alcuni tra noi, io in particolare, temono che l’idea di un giornale in contrasto con il giustizialismo possa pagare un debito addirittura più alto nei confronti di qualche potere forte o della politica. Contrapporre un giustizialismo, sicuramente sbagliato, a un innocentismo forsennato, magari serve per coprire qualcuno o qualcosa di grosso.».
Come è possibile che l’avvocatura affidi la direzione di un giornale a Sansonetti, che ha collezionato una serie di fallimenti editoriali, non ultimo quello del Il Garantista, la cui attività è cessata soltanto una decina di giorni fa?
«Abbiamo provato a chiederlo anche allo stesso Sansonetti e al Presidente Mascherin, insieme a numerosi Consigli degli Ordini italiani e associazioni di avvocati, abbiamo provato a chiedere anche chi avesse fatto la scelta, quali fossero stati i criteri, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Siamo immersi in un silenzio che lascia aperti tutti i nostri dubbi.»
Al di là dei sospetti e delle illazioni, ci sono elementi con i quali si può dimostrare che questa operazione sarebbe illecita?
«Assolutamente sì. Sono elementi che sono stati contestati ufficialmente dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura, una sorta di Governo di emanazione del nostro Parlamentino, perché l’Avvocatura italiana ha il potere di pubblicazione su argomenti che siano di suo interesse e non può certo editare giornali generalisti come “Il Dubbio”. Contemporaneamente c’è una illegalità di fondo che deriva dall’appropriazione, da parte di Sansonetti e di Mascherin, della voce e della rappresentanza politica degli avvocati. Tutto questo sta generando grande scalpore all’interno dell’Avvocatura, ma credo che rappresenti un problema anche per i cittadini, perché in questo modo gli avvocati rischiano di diventare, tramite l’organo che dovrebbero garantirne la terzietà ed il rispetto di valori pubblici, ovvero il Consiglio Nazionale Forense, parte di una battaglia politica.».
Sansonetti ha più volte usato le colonne dei suoi giornali per attaccare proprio la Magistratura, ora accetta di dirigere il giornale dell’Avvocatura. Cosa crede lo abbia convinto?
«Ritengo sia una operazione che faccia gola anche dal punto di vista economico. Il Consiglio Nazionale Forense ha già appostato circa 1 milione e 600 mila euro nel bilancio di previsione del 2016 da destinare a questa impresa. Poi ci saranno molti abbonamenti, che in questi giorni Sansonetti e il suo editore tentano di far sottoscrivere agli avvocati ed è stato già annunciato che il giornale potrebbe aspirare ai contributi pubblici per l’editoria. Un giro di affari che potrebbe aggirarsi sui 4-5 milioni di euro l’anno.».
Giacché questa operazione è stata messa in piedi con i soldi degli avvocati italiani. Qualcuno vi ha chiesto se eravate d’accordo o meno?
«Assolutamente no. Il Consiglio Nazionale Forense, del tutto arbitrariamente, ha scelto di creare questo giornale, con operazioni opache che sono una sorta di scatole cinesi. Il Consiglio Nazionale Forense, infatti, non è il soggetto editore, ma controlla una fondazione, che a sua volta possiede una S.r.l., che a sua volta controlla il giornale. Tutti questi soggetti, però, fanno capo alla stessa persona, l’avvocato Andrea Mascherin, che in questo modo copre tutti i ruoli. L’Avvocatura italiana non è stata informata e quando l’organo di emanazione dell’avvocatura, l’organo che la rappresenta politicamente, ha chiesto lo scorso 29 gennaio che si sospendesse questa operazione, il Consiglio Nazionale Forense ha risposto con un inspiegabile silenzio. Questo sta creando sconcerto: il tutto appare un’operazione padronale ed antidemocratica, che non risponde a quei criteri di trasparenza e legalità di cui dovrebbe essere tutrice.».
L’Avvocatura italiana come intende attuare la protesta?
«Abbiamo messo in campo molte iniziative. Alcuni Consigli dell’Ordine, sulla scorta della protesta partita dalle associazioni e dal web, hanno reagito censurando l’iniziativa, così come il nostro Organismo Unitario. Tentiamo di fare informazione, quasi difendendoci, come se fosse un’attività clandestina. In queste settimane stiamo dando vita ad iniziative di ogni tipo, che stanno invitando i protagonisti dell’Avvocatura italiana ed esprimere le loro opinioni, anche sull’apertura di questo giornale, ed abbiamo promosso varie petizioni che ne chiedono la sospensione. Abbiamo però bisogno che sulla vicenda si mobiliti anche la stampa, per non rischiare che i problemi interni alla nostra categoria rimangano inascoltati.».
Pensa che sia possibile, a questo punto, bloccare l’arrivo de “Il Dubbio” nelle edicole?
«Noi ci stiamo provando, ma la macchina pubblicitaria è ormai partita, con la complicità di chi sta accettando di sottoscrivere gli abbonamenti. Ciò che sappiamo è che il giornale nasce sotto i peggiori auspici e temiamo che un ulteriore, possibile fallimento del direttore Sansonetti, questa volta sia anche il fallimento dell’intera Avvocatura.».