- I dati diffusi sull’andamento delle domande di partecipazione all’esame di Avvocato restituiscono una fotografia della professione che non può essere ignorata da chi svolge la professione ed, in particolare, da chi si occupa di politica forense.
Tranne che per il dato di Palermo, che vede un incremento delle domande di poco inferiore al 4%, con 1.336 domande d’esame, non c’è distretto di Corte d’Appello che non veda drasticamente diminuire le richieste di partecipazione all’esame di abilitazione.
Ancona, Reggio Calabria, Trento, Campobasso, Lecce, Torino superano il 35% di flessione. Milano, Napoli e Roma, le tre fucine dell’Avvocatura, hanno una media del 15% di domande in meno.
È un segnale senza precedenti laddove l’Avvocatura ha storicamente rappresentato il luogo della ricerca della sicurezza economica e professionale, il vero grande ascensore sociale soprattutto per la piccola borghesia impiegatizia del centrosud.
L’attonita presa d’atto dei dati, però, a nulla cale se non incrociata con gli altri dati salienti rispetto alla vita dell’Avvocatura e se non portata su un piano prospettico nel tentativo di tracciare una prognosi nel medio-lungo periodo.
L’andamento delle richieste d’accesso all’avvocatura va, quindi, letto almeno con i dati reddituali degli Avvocati, con la “femminilizzazione” dell’Avvocatura ed alla luce del contesto socio economico di riferimento.
La natura del presente scritto, teso più a provocare riflessione dialettica che ad avere pretesa di esaustività, non consente l’analisi approfondita di ognuno degli aspetti accennati, ma cercherà di stimolare alcune riflessioni.
La caduta verticale dei redditi degli Avvocati, l’infamia della disparità di trattamento economico delle donne in un contesto che le vede, oramai, farsi maggioranza in molti fori, in combinato con una situazione di crisi economica generale che, in alcune regioni della penisola, ha superato la soglia della drammaticità, il dumping professionale, non invogliano certo i giovani laureati in Giurisprudenza, anche essi in drammatico calo, ad intraprendere la via della libera professione. Non può che ammettersi, poi, lo scarsissimo appeal della professione laddove la figura dell’Avvocato, in Italia, non ha lo stesso potere seduttivo che si riscontra nelle realtà estere ed, in particolar modo, in quelle anglosassoni.
Per ragioni storicopolitiche note a chi non voglia conceder nulla all’ipocrisia, la cultura italiana, con forte connotazione statalista e sospetto per la forte valenza liberale dell’Avvocatura, ha costruito la propria mitologia giuridica attorno alla magistratura.
In un trionfo di logica kafkiana, l’opinione pubblica è stata indotta a ritenere i Giudici, rectius i Pubblici Ministeri, ossia l’accusa, come tutori delle libertà e dei diritti individuali e non gli Avvocati che di tale ruolo nel processo dovrebbero essere domini.
Il quadro prospettico è drammatico tanto in termini ideali quanto sotto profili pratici quale la sostenibilità del monte attivo che consente a Cassa Forense il pagamento delle pensioni.
Forse bisognerebbe avere il coraggio di leggere quei dati per quelli che sono.
La fotografia dell’estinzione di una Categoria letargica da tempo persa nello specchiarsi nella sua mitica autorevolezza, incapace di autocritica, incapace di mutarsi, meno ancora di incidere sulle scelte che la coinvolgono. La natura lo insegna. La selezione premia solo chi è capace di adattarsi al mutare del contesto. La modernità non ha pause, è accelerazione esponenziale. Processi che appena trenta anni fa avevano ritmi tali da poter indurre pause di riflessione, oggi sono evidenti quando già hanno dipanato i propri effetti.
L’Avvocatura se non vuole estinguersi deve uscire dalla propria fossilizzazione e cercare di non subire l’evoluzione che i dati analizzati prospettano.
L’Avvocato medio del futuro, soprattutto in vista dell’affermazione della I.A., rischia di ritrovarsi ad essere un mero impiegato adibito a caricare dati in elaboratori quantistici alle dipendenze di colleghi o soci di capitale che, sempre più, apparterranno ad una Classe geneticamente diversa.
Non c’è più tempo.
Se l’Avvocatura non vuole sparire deve riappropriarsi della capacità di incidere sui processi che riguardano il proprio campo d’azione a partire dalla interlocuzione politica paritaria nelle riforme giuridiche, la parità di dignità all’interno del processo, la tutela del reddito professionale, la riforma della contribuzione previdenziale.