Nei prossimi giorni cercherò (se ne avrò le capacità e la costanza), di suggerire alcune riflessioni sul rapporto tra democrazia e benessere. I temi che cercherò di proporre ai colleghi, come riflessioni personali, condivise nel dialogo e nel confronto all’interno della nostra associazione, vorrebbero dimostrare il perché la circolarità delle cariche e la politica come strumento al servizio di chi la fa, specie per molti che assumono di farla per spirito di servizio, provochino inevitabilmente disuguaglianze e ingiustizie, a danno della generalità dei nostri colleghi.
Cercherò dunque di illustrare nuovamente l’idea alla base del nostro progetto, ovvero che una buona politica possa provenire solo da una buona politica. L’apparente provocazione linguistica si può ben cogliere laddove si consideri “oggetto” la prima accezione e “soggetto” la seconda.
Nuova Avvocatura Democratica si occupa di contrastare Gettoni e Dubbio non per una forma di distorto odio revanscista verso i padroni della categoria. Al contrario, riteniamo che quegli abusi, per il proprio disvalore politico, favoriscano la creazione di meccanismi di selezione del gruppo dirigente che inevitabilmente generino cattiva politica. La visione per cui la buona politica è fatta da brava gente è miope. Dove i meccanismi premiano i comportamenti deteriori, dove la politica può divenire abuso ed arbitrio, dove non vi è ricambio, ma accumulo di cariche e di incarichi, senza limiti, è ovvio che si generino rendite di posizione individualiste o comunque tese alla tutela di interessi di pochi, a discapito dei molti.
La ragione per cui combattiamo per un’avvocatura democratica non è dunque perché non abbiamo opinioni sul merito di quanto avviene nel comparto giustizia in Italia, ma perché pensiamo che senza una buona politica (norme, struttura istituzionale democratica, unitaria e plurale), non si possa mai avere una buona politica (soggetto), che faccia buona politica (oggetto).
La comprensione dei meccanismi che muovono l’ascensore sociale, garantendo il diritto alle differenze, ma contrastando il crescere delle disuguaglianze e delle rendite, potrebbe forse mostrare a troppi colleghi, ancora oggi ignari, quali fenomeni si muovono dietro la proletarizzazione dell’avvocatura.
Non abbiamo scelto la democrazia per caso. Noi riteniamo che l’alternanza nei ruoli di servizio sia il solo modo per contribuire a trasformarli, giacché oggi, sempre più spesso, appaiono come meri strumenti al servizio di poteri personali, o comunque di piccoli gruppi.