Isabel aveva detto tutto con due parole scarne, nonostante avesse a lungo pensato a come descrivere la situazione. Beatriz però la guardava e taceva, come se aspettasse che lei fosse più chiara. Isabel se ne accorse e si sforzò di spiegare: “sono confusa, fino a ieri non ho mai pensato che Miguel mi piacesse, cioè, mi piaceva e mi piace, come un amico, è gentile è un bel ragazzo ma ieri mi sono ritrovata più volte a guardarlo negli occhi, penso perfino di essere arrossita, non so che fare, che mi consigli?”
Beatriz ora era davvero seria, non aveva mai visto la piccola Isabel così presa da un uomo, sotto quell’aspetto credeva fosse ancora una bambina ma ora le sembrava che quel discorso fosse un segnale nuovo e per certi versi ne era sorpresa, nonostante fosse normale che Isabel stesse crescendo.
“Se senti queste cose per lui forse ne sei innamorata, stai diventando donna ed è normale che possa accadere, perché sei confusa? Non sai quali siano i tuoi sentimenti? E’ questo che vuoi dire?”
Isabel si guardò attorno, per la strada c’era gente, Calle Gravina era affollata, dai negozi uscivano turisti con borse firmate. Il cameriere portò il vino e fece un sorriso galante a Beatriz che non passava mai inosservata per la sua avvenenza. Isabel ci mise un po’ a parlare, cercando di scegliere bene le parole che potessero descrivere il suo stato d’animo.
“Non lo so, in realtà quello che forse mi confonde non sono i miei sentimenti, io sono certa che lui mi piaccia davvero, l’ho avvertito chiaramente ieri sera, anche se per la prima volta. Quello che mi confonde è il suo comportamento. E’ sempre gentile con me, lui ha già avuto varie ragazze, avuto, nel senso, insomma, mi hai capito no? E’ un ragazzo sensibile, è sempre molto affettuoso quando usciamo insieme, ma non credo affatto di piacergli, lui mi vede come un’amica, ecco, un’amica e basta. Che devo fare? Cercare di fare qualcosa per attirarlo o non dirgli nulla e lasciare le cose come stanno?”
Beatriz sorseggiava il suo vino rosso e guardava Isabel, cercando di capirne i pensieri. L’aveva trovata cresciuta dall’ultima volta in sui si erano viste, un paio di mesi prima, notava nel suo modo di parlare una maturità insolita per i ragazzi di quell’età, stava diventando una donna e lei ne era felice.
“Io credo che ai sentimenti non si debba mai mentire, mi conosci, sai come la penso, se questo Miguel davvero ti piace tu devi assolutamente farglielo capire, accettando i rischi. Continuare a comportarti come un’amica significherebbe prendere in giro lui e te stessa e sarebbe sbagliato. Sei giovane, vivi questa cosa, qualsiasi essa sia. Non avere paura”.
Isabel guardò l’amica, i suoi occhi verdi erano profondi, Beatriz le aveva preso una mano mentre parlava e l’accarezzava con tenerezza. Si comportava davvero come una sorella maggiore, in un certo senso come faceva Felipe, quando la teneva in braccio spiegandole le cose, prima che andasse a lavorare in Germania. Le aveva detto esattamente quello che Isabel si attendeva da lei. Era forse per questo che aveva voluto incontrarla, perché intuiva che lei l’avrebbe indirizzata verso la decisione più coraggiosa. Era la prima volta che avvertiva quelle sensazioni, doveva fare chiarezza in un sentimento a cui non sapeva dare nome, non era mai stata davvero innamorata, durante gli anni del liceo aveva avuto due ragazzi ma erano stati più che altro timidi tentativi di conoscere gli uomini, cose a cui lei stessa non aveva dato troppa importanza. Le sue attenzioni all’epoca erano solo per lo studio e per la sua famiglia ma ora sentiva che quel ragazzo l’aveva davvero colpita, facendo crollare ogni sua certezza.
Continuarono a parlare, a bere e a mangiare. Beatriz la confortava, le chiedeva di Miguel, le dava consigli e la spronava. Isabel si sentiva convinta delle argomentazioni dell’amica, ma aveva un dubbio che espresse con chiarezza: “non credi che se lui non prova attrazione, se non l’ha mai provata, dopo tanti anni che ci conosciamo, significa forse che non gli piaccio? Che mi vede solo come un’amica? Se adesso forzo le cose potrei perdere l’amico e non ottenere niente ed io non voglio perderlo”, disse, un po’ scoraggiata.
“No, tu stessa mi hai detto che l’attrazione è qualcosa che hai provato ieri per la prima volta, o che comunque solo ieri ne sei stata consapevole, per lui potrebbe essere lo stesso. Tu continua a frequentarlo, stagli addosso, dimostragli che ti piace e quando troverai l’occasione giusta, diglielo. Se ti rifiuta potrete sempre rimanere amici, l’importante è che lui sia un ragazzo in gamba, se lo è, come tu mi hai detto, stai sicura che non lo perderai”.
Beatriz la guardava con attenzione, ad un tratto aveva completamente smesso di scherzare, anche lei coinvolta dal sentimento che Isabel le stava confidando. Passarono più di un’ora sedute a quel tavolo e quando chiesero il conto Isabel insistette per pagare, anche per ringraziarla dei consigli e del suo tempo, ma Beatriz non volle sentire ragioni. “Si, ci manca che faccio pagare la mia sorellina, studentessa squattrinata, andiamo piuttosto, andiamo a mangiare i churros da San Gines”.
“No dai, non posso sempre mangiare dolci ogni volta che esco, li ho presi anche ieri, sono ingrassata” tentò di protestare Isabel.
“Ma non dire sciocchezze, stai benissimo, andiamo, sbrighiamoci”, disse Beatriz.
“Ok ma ad una condizione: che tieni il portafogli in borsa e lasci pagare me, altrimenti non vengo”
“Va bene, come vuoi tu, andiamo sorellina”.
Beatriz l’aveva presa sottobraccio e si erano incamminate verso la cioccolateria San Gines, alle spalle di Plaza Mayor. Si sedettero ad uno dei tavolini all’aperto di quel luogo così caratteristico, a due passi da Puerta del Sol e si Beatriz, anche per distrarla, le raccontò un po’ di cose. Parlò molto, come al solito, del suo lavoro, dei suoi spasimanti e non smise di accarezzare la ragazza, ogni tanto la stringeva e la baciava. Isabel rideva imbarazzata, era contenta di avere un’amica così affettuosa. Quando si salutarono Beatriz le disse che nei prossimi giorni si sarebbero tenute in contatto, per raccontarsi gli sviluppi di quella storia con Miguel.
“Sii imprudente, mi raccomando” le aveva detto, dandole l’ennesimo bacio, prima di perdersi tra la gente.
Isabel tornò a casa piena di pensieri contrastanti: per certi versi avvertiva quasi un senso di colpa per l’attrazione verso Miguel, come se quel sentimento tradisse la loro amicizia ma d’altra parte si sentiva impotente di fronte a quello che provava e non aveva voglia di resistere, anche se sapeva che solo i giorni seguenti le avrebbero permesso di chiarire meglio quella strana sensazione che proprio non riusciva a mandare via.
Circa un mese dopo, in occasione della partita Atletico Bilbao – Real Madrid, Miguel era tesissimo: in caso di vittoria sul campo dell’Atletico il suo Real Madrid sarebbe stato campione di Spagna per la trentaduesima volta. In quei giorni Isabel gli aveva spesso telefonato, avevano seguito molte lezioni insieme all’università ed avevano fatto varie passeggiate in centro, ma lei non aveva ancora trovato il modo di dirgli cosa provasse per lui, né del resto la sua attrazione era svanita, come pure aveva pensato potesse accadere. Al contrario, ogni nuovo incontro aveva confermato il suo imbarazzo, convincendola che Miguel fosse per lei qualcosa di veramente importante.
Mancavano poche ore alla partita e Miguel ed Isabel si erano messi d’accordo: in caso di successo questa volta anche lei, da vera madrilena, sarebbe stata con l’amico per festeggiare il titolo. Si sarebbero uniti alla ressa e sarebbero andati a far baldoria con i tifosi a Puerta del Sol.
Era il due maggio e l’incontro era fissato per le cinque del pomeriggio. Ramon aveva tempestato Miguel di telefonate fin dalla mattina, per chiedergli di poter vedere la partita a casa sua. Anche lui era un tifoso indiavolato del Real Madrid, ma Miguel non lo voleva tra i piedi in una giornata così speciale, che poteva segnare il ritorno al successo nella Liga della sua amata squadra dopo ben tre anni di astinenza, tre lunghi anni in cui gli odiati catalani del Barcellona avevano fatto il bello e il cattivo tempo in campionato. Ramon non guardava la partita, ma urlava, strepitava, commentava ogni azione dieci mila volte, criticando tutto e tutti, a voce altissima e senza star zitto un secondo. Alla fine però Miguel dovette rispondere per forza.
“Ah, ti sei degnato finalmente, ma dove cavolo eri?”
“Niente, dormivo, che c’è?”
“Come che c’è, posso vedere la partita da te? Ieri sera mi hai abbandonato, dove sei stato? Mi vuoi lasciare da solo anche oggi?”
“Ma no, che c’entra, ieri sono uscito con un’amica, comunque puoi venire a casa a vedere la partita, solo, ti avverto, cerca di non fare il tuo solito casino”
“Amica? Che amica? Isabel?”
“No, non sono uscito con Isabel e non mi va di parlarti di questo oggi, va bene? Vieni qui, ti aspetto, e porta qualche birra, ciao”
“Senti c’è un mio amico, lo conosci, Fernando, vorrebbe venire anche lui, posso portarlo con me?”
“No che non puoi, vieni da solo e porta da bere, ho fatto tardi, mi rimetto a dormire, a dopo, ciao”.
Ramon era così, insopportabile, ma era un amico e Miguel alla fine non se l’era sentita di non farlo venire a casa. Si rimise a dormire, per cercare di recuperare un po’ di sonno e prepararsi alla partita. In caso di successo i festeggiamenti sarebbero stati sfrenati e lui doveva farsi trovare pronto.
Isabel in quegli stessi momenti viveva uno stato d’ansia identico a quello di Miguel, ma non per le sorti del campionato di calcio spagnolo, bensì perché l’esito della partita avrebbe potuto creare l’occasione per confessare finalmente i suoi sentimenti all’amico. Durante quel mese, dopo quella serata speciale in cui avevano festeggiato alla Bodega de la Ardosa, era cresciuta in lei una sorta di smania per Miguel, sempre più forte e incontrollabile. Si era sentita varie volte con Beatriz, confessandole di non aver saputo ancora esprimere a Miguel ciò che provava. L’ultima telefonata gliel’aveva fatta due giorni prima di quella domenica, che per Miguel e buona parte dei madrileni non aveva più nulla a che vedere con la festa della città, ma era consacrata al match che avrebbe potuto segnare la riconquista della Liga.