Non è la libertà che manca in Italia. Mancano gli uomini liberi.
Leo Longanesi
La fronda per Longanesi è una questione estetica: «I regimi totalitari non consentono la battuta di spirito ma essi hanno il merito, involontario, di suscitarla. Nelle grandi pause liberali, lo spirito, il gusto del comico, l’ironia languono. La satira è tanto più efficace quanto più è rivolta contro regimi intolleranti»; ma è anche una questione antropologica: «Fanfare, bandiere, parate. Uno stupido è uno stupido, due stupidi sono due stupidi, ma diecimila stupidi sono una forza storica»; una questione editoriale: «Il Fascismo non ha tolto la libertà di stampa ma ha introdotto la responsabilità di stampa; e i giornali d’oggi sono monotoni, uguali, zelanti, cortigiani, leccapiatti appunto perché nessuno ha il coraggio d’assumere questa responsabilità, a costo di perdere onori e cariche. Non è dunque la libertà di stampa che fa difetto, ma è la stampa, che per vivere in pace, si taglia la testa e la mette nel sacco dei luoghi comuni»; e una questione politica, perché il fascismo ha deluso le sue aspettative strapaesane: «Gerarchi: la grande attività di chi non ha nulla di serio a cui pensare». Cit. Wikipedia.
La figura di Leo Longanesi, intellettuale amante del paradosso e della battuta di spirito, attraversa l’Italia fascista con spirito anticonformista. Il richiamo alla capacità degli uomini di limitare da soli le proprie libertà, rinunciando ad esprimere idee scomode per il potere, rappresenta ancora oggi un messaggio di grande attualità, che un’avvocatura libera dovrebbe sempre tenere a mente.