Il disegno scellerato compiuto a Rimini, avente come asse principale lo smantellamento dell’organismo federativo dell’associazionismo forense italiano, ci sta restituendo tutti i frutti avvelenati prevedibili.
La vicenda dei consiglieri pluri mandatari contra legem, l’allestimento di vari canali mediatici propagandistici a spese degli avvocati e funzionali esclusivamente alla promozione ed al mantenimento degli assetti costituiti, in totale spregio di qualsivoglia sforzo pluralista (Il Dubbio ne è solo l’esempio più eclatante), l’utilizzo politico della giurisdizione disciplinare in assenza dell’istituzione di una sezione ad hoc in seno al CNF, l’attribuzione del potere assoluto di scegliere quali associazioni siano “riconosciute”, la promozione di una legge professionale ottocentesca ed anacronistica, un atteggiamento palesemente consociativo con la politica dominante di turno, non potevano che portare allo sfascio che è sotto gli occhi di tutti. Una categoria marginalizzata, dequalificata e che vede i suoi redditi crollare in picchiata dal 2008 ad oggi, le cui residue competenze esclusive sono costantemente insidiate, messe in discussione e ridimensionate dal regolatore che fa delle toghe ciò che vuole del tutto incontrastato.
Che fare?
Il primo passaggio imporrebbe una chiara presa di coscienza e responsabilità: il monarca assoluto di questa fase, Andrea Mascherin, “porti i libri in Tribunale”. Ammetta apertamente che il disegno “ordinocentrico” è platealmente inadeguato a reggere le sfide della contemporaneità. Si apra una fase costituente che impegni tutta l’avvocatura ad immaginare e costruire un luogo nel quale l’associazionismo libero, plurale e democratico possa elaborare ed attuare un’idea di futuro per questa professione. Cominci Andrea Mascherin col dimettersi prima dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Dia un segnale che apra la strada ad una nuova fase, liberandoci dalla sua anacronistica ed inefficiente monarchia assoluta.
