Anzi spumante, vista la location piemontese.
“Sto raccogliendo tutti gli elementi di questa vicenda, che è molto delicata. Al momento non ho ancora terminato di ascoltare tutti i protagonisti che erano in aula. Non so, quindi, se sia stato commesso un reato, un illecito oppure un errore. Quando avrò terminato la mia indagine potrò esprimermi”.
Con questa sintetica dichiarazione (https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/12/20/news/asti_clamorosa_gaffe_del_tribunale_sentenza_letta_e_poi_stracciata_prima_di_sentire_in_aula_la_difesa-243961924/) il Presidente del Tribunale di Asti liquida uno dei fatti più gravi che possa accadere nel corso di un processo ossia la lettura del dispositivo di sentenza prima che una delle parti – ovviamente l’ultima, la difesa dell’imputato – avesse svolto il proprio intervento.
Il dott. Girolami scoprirà che, forse, in questa vicenda c’è di tutto ma che, soprattutto, c’è la manifestazione di una cultura assai diffusa in certi ambienti della magistratura, che per comodità definirei “davighiana”, e che purtroppo trova riscontro nella società civile.
Mi riferisco a quella balzava idea che ogni imputato sia un colpevole e che la difesa sia una complice attività finalizzata a far ottenere l’impunità ad un soggetto che altrimenti meriterebbe il taglio della testa.
E se ad un certo tipo di atteggiamento da parte di quella parte della magistratura siamo tristemente avvezzi (non esistono innocenti ma solo colpevoli non ancora scoperti, ebbe a dichiarare più o meno testualmente il caro vecchio Piercamillo), lo stesso habitus mentale diventa inaccettabile quando se ne fa portatore un avvocato, che per uno scherzo del destino – notoriamente cinico e baro – occupa la poltrona di Ministro della Giustizia: “quando si fa la facoltà di giurisprudenza hai plasticamente in mente un percorso della giustizia e questo percorso inizia con le indagini, prosegue nel processo e si conclude con la condanna. Fine” (http://m.ilgiornale.it/news/politica/bonafede-unaltra-gaffe-giuridica-1798376.html).
E “FINE” sarebbe la parola che gran parte della categoria vorrebbe scrivere sulla carriera da ministro del collega Bonafede.
Ma torniamo ai magistrati, astigiani e non solo, che hanno il “massimo” riguardo per la nostra categoria.
Ricordo un episodio accaduto diversi anni fa al Collega Paolo Cerruti – foro Napoli – che in trasferta in quel di Milano trovò nel fascicolo della Corte d’Appello la sentenza bella e pronta prima della celebrazione del processo (
Ovviamente alla diffusione della convinzione che il processo sia affare di magistrati e che l’avvocato altro non sua che un ostacolo al suo corretto svolgimento, contribuiamo ovviamente anche noi, come singoli e come categoria.
Come singoli, con i nostri atteggiamenti troppo spesso pavidi e servili, sempre pronti ad un inchino e ad un ossequio e mai disponibili, con la schiena dritta e la testa alta, a difendere i nostri diritti di difensori o quelli del collega che prova a far sentire la propria voce.
Come categoria, poi, dimostriamo quotidianamente la nostra più completa incapacità di affrontare e risolvere il deficit di democrazia interno ed anzi consentiamo che lo “spirito di servizio” di alcuni si manifesti sotto forma di colla che tiene legati i soliti noti alle poltrone istituzionali, con la conseguente necessità di intervento della magistratura (che già pochi motivi aveva di deriderci) e con l’azzeramento (anch’esso triste conseguenza del marciume delle istituzioni forensi) della capacità di interlocuzione con la politica.
Due più due fa sempre quattro e le sentenze si scrivono a prescindere dall’intervento difensivo dell’avvocato e, anzi, prima di esso.
Il Congresso Nazionale di Rimini – anno domini 2016 – era dedicato al tema della giustizia senza processo ma, forse, avrebbe dovuto occuparsi, se si fosse voluto affrontare un tema concreto, quello della giustizia senza avvocato.
Oggi, forse, è troppo tardi ed i meccanismi per marginalizzare il nostro ruolo e la nostra funzione sono attivati in maniera non facilmente reversibile, sempre ammesso che siano realmente arrestabili e che qualcuno abbia davvero intenzione di arrestarli.
Di certo, non a questo scopo è finalizzata la battaglia del Faraone Mascherin per inserire l’avvocato in Costituzione, che in quella porterà al più il CNF ed il suo Presidente.
Nel frattempo ci avviciniamo inesorabilmente alla conclusione dell’anno ed all’inizio dell’era del processo eterno …
#AvantiNAD
#nonabbiamoalternative