Parlare di maltrattamento di animali significa parlare di crimini e di legalità.
I reati contro gli animali, come le nostre analisi hanno messo in evidenza, sono spesso reati asso- ciativi, ovvero perpetrati da gruppi di individui legati da vincolo associativo finalizzato alla com– missione di reati correlati allo sfruttamento economico e materiale di animali o di parte di essi. Non ci riferiamo esclusivamente ai reati zoo- mafiosi classici come i combattimenti tra animali o le corse clandestine, ma anche a forme di mal- trattamento meno note e sospette come il commercio e l’importazione di animali, il racket del- l’accattonaggio con animali, la gestione di canili, la vendita di animali imbalsamati, gli allevamenti abusivi. Anzi, alcune tipologie di maltrattamento sono intrinsecamente, ontologicamente consociative e trovano la loro consumazione solo sotto forma di evento programmato e organizzato. Esse richiedono la formazione preliminare dell’associazione, senza la quale l’evento-maltrattamento non si può realizzare. Sotto questo aspetto, il sodalizio diventa il presupposto necessario per concretare il maltrattamento. L’associazione è resa necessaria non solo per esigenze tecniche, logistiche o organizzative, ma anche per ragioni strettamente economiche. Eventi delittuosi come la macellazione clandestina, l’importazione di fauna o le scommesse clandestine richiedono la disponibilità di capitali e la celere accessibilità a denaro liquido di cui solo un gruppo organizzato può disporre. La gestione di questi eventi zoodelittuosi risponde alle esigenze del “mercato criminale” che richie– dono, per realizzare l’evento in modo sicuro e protetto, suddivisione dei compiti e dei ruoli, dinamismo, celerità e sicurezza.
Suddivisione dei compiti e dei ruoli: ogni componente deve avere un ruolo o ruoli definiti, in sintonia con un’organizzazione piramidale. La suddivisione delle funzioni è resa necessaria dalla complessità dell’evento delittuoso che pretende una realizzazione ad hoc delle varie fasi con specifiche competenze anche tecniche. Un esempio può essere rappresentato dai traffici di animali da allevamento affetti da patologie e la vendita della relativa carne. La realizzazione di un traffico si- mile richiede la compartecipazione di diverse competenze che vanno dall’allevatore al traspotatore, dal veterinario pubblico compiacente a chi distribuisce la carne nel circuito di vendita, ecc.
Dinamismo: capacità di adattamento, di operare in situazioni ostili e ostative, e al contempo di sfruttare ogni situazione favorevole improvvisa. Situazioni cangianti e impreviste richiedono ri– sposte celeri e risolute, capaci di far fronte al mu- tare degli scenari. L’organizzazione di corse clan- destine di cavalli, ad esempio, richiede una rapida e immediata abilità organizzativa, capace di ope– rare in un contesto improvviso e mutevole e di rispondere rapidamente alle esigenze originate dal mutare del contesto operativo.
Sicurezza: la riuscita di ogni evento criminale è legata fortemente alla sicurezza e alla protezione delle varie fasi operative. Per sicurezza non s’in- tende solo la capacità di controllo e di prevenzione di eventi di contrasto, come l’azione delle forze dell’ordine, ma anche la copertura e l’ope– rare discretamente in difesa dell’obiettivo criminoso che si vuole raggiungere. Si tratta, in pratica, della capacità di portare a sistema l’illegalità. Nella gestione dei combattimenti tra cani, ad esempio, la sicurezza richiede un’azione discreta, un’organizzazione protetta da eventuali infiltra- zioni, pronta a redimere controversie e a risolvere problemi, capace di controllare il territorio e di far fronte a un intervento ostile da parte delle forze di contrasto.
I reati associativi zoomafiosi, seppur finalizzati in via prioritaria alla consumazione di un determi– nato delitto, richiedono nelle varie fasi della realizzazione del reato, la consumazione di più e diversi altri reati, corollario indispensabile per il raggiungimento dell’obiettivo criminoso. Ne consegue che la consumazione di un reato di minore entità può rappresentare un evento sentinella del tentativo di consumazione di reati di maggiore spessore criminale. Il rischio è che questi segnali, questi eventi sentinella rappresentati da reati minori, non vengano compresi e vengano considerati come eventi isolati, privi di interesse investigativo, vanificando così la loro capacità di portare a individuare altri e ben più gravi reati.
Nell’ambito dell’illegalità di tipo zoomafioso, i gruppi criminali possono sfruttare:
a) la disponibilità economiche da provento illecito;
b) la gestione del “controllo criminale del territorio” in termini di siti, ad esempio, per lo svolgimento delle gare o lotte clandestine;
c) la parallela gestione di canali polivalenti per traffici illeciti che possono essere utili nei traffici zoomafiosi;
d) il potere di intimidazione nei confronti di altri operatori impegnati nel settore (si pensi alle truffe nell’ippica o al business degli alleva- menti e della macellazione clandestina).
Partendo da queste premesse è possibile indicare le direttrici essenziali per un’azione di contrasto che sappia essere efficace ed efficiente, adottando:
a) una visione strategica unitaria dei vari aspetti dell’illegalità zoomafiosa che incidono sul più vasto contesto della tutela della sicurezza pubblica e su quello più ristretto della lotta alla criminalità organizzata;
b) una capacità di intervento specializzato nei diversi settori zoocriminali.
In pratica, una risposta concreta sul piano dell’attività investigativa non può che essere quella di:
Passiamo ora nel concreto all’analisi dei dati relativi alla Campania. Combattimenti tra cani, corse clandestine di cavalli, pesca di frodo, traffico di fauna selvatica, traffico di cuccioli: sono questi i crimini contro gli animali gestiti dalla criminalità in Campania che emergono dal Rapporto Zoomafia 2019 “Vent’anni di Antizoomafia”. Il Rapporto, alla sua ventesima edizione, analizza lo sfruttamento criminale di animali avvenuto nel 2018. L’edizione 2019 del Rapporto Zoomafia ha avuto il patrocinio della Fondazione Antonino Caponnetto.
La Campania si conferma, purtroppo, tra le regioni più a rischio criminalità zoomafiosa. I profitti economici legati allo sfruttamento criminale degli animali rappresentano una fonte di guadagno importante per i vari gruppi di delinquenti dediti a tali traffici. Gruppi che estendono la loro azione criminale anche in altre regioni, si pensi al traffico di cuccioli, ai combattimenti tra cani o alle corse clandestine di cavalli.
I dati delle Procure
L’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV ha chiesto alle Procure Ordinarie, e a quelle presso i Tribunali per i Minorenni, dati relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2018, sia noti che a carico di ignoti, e al numero di indagati per reati a danno di animali. Per la Campania le risposte sono arrivate da 8 Procure Ordinarie su 10 (non hanno risposto le Procure di Avellino e di Nocera Inferiore) e da tutte e due le Procure Minorili, quella di Napoli e quella di Salerno.
Proiettando la media dei dati pervenuti su scala regionale si può stabilire che nel 2018 in Campania sono stati registrati 773 procedimenti (il 7,94% di quelli nazionali), con un tasso di 13,24 procedimenti ogni 100.000 abitanti; e 510 indagati (l’8,74% di quelli nazionali), con un tasso di 8,73 indagati ogni 100.000 abitanti. In pratica ogni 11 ore circa è stato aperto un fascicolo per reati a danno di animali, con una persona indagata ogni 17 ore circa.
In particolare, per quanto riguarda le Procure Ordinarie:
Benevento: 39 procedimenti con 5 indagati per uccisione di animali; 50 procedimenti con 64 indagati per maltrattamento di animali; 3 procedimenti con 2 indagati per uccisione di animali altrui; 11 procedimenti con 6 indagati per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura; 20 procedimenti con 8 indagati per reati venatori o contro la fauna selvatica. In totale nel 2018 sono sopravvenuti 123 procedimenti con 85 indagati. Rispetto al 2017 si è registrato un aumento del +66% dei procedimenti, passando da 74 a 123, e un aumento del +124% degli indagati che sono passati da 38 a 85.
Napoli: 70 procedimenti con 4 indagati per uccisione di animali; 79 procedimenti con 54 indagati per maltrattamento di animali; 1 procedimento a carico di ignoti per uccisione di animali altrui; 28 procedimenti con 22 indagati per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura; 19 procedimenti con 17 indagati per reati venatori o contro la fauna selvatica. In totale nel 2018 sono sopravvenuti 197 procedimenti con 97 indagati. Rispetto al 2017 si è registrato un aumento del +1,5% dei procedimenti, che sono passati da 194 a 197, mentre il numero degli indagati è diminuito del -39%, passando da 158 a 97.
Napoli Nord: 12 procedimenti a carico di ignoti per uccisione di animali; 50 procedimenti con 44 indagati per maltrattamento di animali; 1 procedimento con 1 indagato per uccisione di animali altrui; 10 procedimenti con 5 indagati per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura; 22 procedimenti con 24 indagati per reati venatori o contro la fauna selvatica. In totale nel 2018 sono sopravvenuti 95 procedimenti con 74 indagati. Rispetto al 2017 si è registrata una diminuzione del -6% dei procedimenti (nel 2017 furono 101) e una diminuzione del -57% degli indagati (nel 2017 furono 171).
Nola (NA): 11 procedimenti con 5 indagati per uccisione di animali; 21 procedimenti con 12 indagati per maltrattamento di animali; 1 procedimento a carico di ignoti per uccisione di animali altrui; 11 procedimenti con 9 indagati per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura; 22 procedimenti con 21 indagati per reati venatori o contro la fauna selvatica. In totale nel 2018 sono sopravvenuti 66 procedimenti con 47 indagati. Rispetto al 2017 si registra una diminuzione del -10% dei procedimenti (passati da 73 a 66) e una diminuzione del -22% degli indagati (da 60 a 47).
Salerno: 23 procedimenti con 7 indagati per uccisione di animali; 21 procedimenti con 16 indagati per maltrattamento di animali; 4 procedimenti con 4 indagati per uccisione di animali altrui; 11 procedimenti con 6 indagati per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura; 14 procedimenti con 14 indagati per reati venatori o contro la fauna selvatica. In totale nel 2018 sono sopravvenuti 73 procedimenti con 47 indagati. Rispetto al 2017 c’è stata una diminuzione del -16% dei procedimenti (da 87 a 73) e del -19% degli indagati (da 58 a 47).
Santa Maria Capua Vetere (CE): 20 procedimenti con 17 indagati per uccisione di animali; 38 procedimenti con 27 indagati per maltrattamento di animali; 1 procedimento a carico di ignoti per spettacoli o manifestazioni vietati; 1 procedimento a carico di ignoti per uccisione di animali altrui; 9 procedimenti con 16 indagati per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura; 31 procedimenti con 25 indagati per reati venatori o contro la fauna selvatica. In totale nel 2018 sono sopravvenuti 100 procedimenti con 85 indagati. Rispetto al 2017 si registra un aumento del numero dei procedimenti del +3% (passati da 97 a 100) e del numero degli indagati del +15% (passati da 74 a 85).
Torre Annunziata (NA): si registrano solo 7 procedimenti con 8 indagati per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e rispetto al 2017 c’è stata una flessione del -80% dei procedimenti (da 35 a 7) e del -83% del numero degli indagati (da 48 a 8).
Vallo della Lucania (SA): 8 procedimenti con 4 indagati per uccisione di animali; 13 procedimenti con 5 indagati per maltrattamento di animali; 4 procedimenti con 1 indagato per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura. In totale nel 2018 sono sopravvenuti 25 procedimenti con 10 indagati. Rispetto al 2017 i procedimenti sono aumentati +14% (da 22 a 25), e gli indagati del +25% (da 8 a 10).
Nel 2018 nell’ambito territoriale delle otto Procure che hanno risposto, rispetto al 2017, si è registrata una sostanziale stabilità del numero dei procedimenti, appena 3 in più, mentre c’è stata un’importante flessione del numero degli indagati del -26%.
Bisogna considerare che in generale sono di più i reati denunciati a carico di ignoti che quelli registrati a carico di autori noti. Se si considera poi che, notoriamente, i processi celebrati che arrivano a sentenza sono poco meno del 30 per cento, e di questi solo la metà si concludono con sentenza di condanna, i crimini contro gli animali che di fatto vengono puniti con sentenza sono solo una minima parte rispetto a quelli realmente consumati. L’auspicio è che una accresciuta consapevolezza e conoscenza di questi fenomeni illegali, possa favorire una attività investigativa e di contrasto sempre più efficace, perché il radicarsi dei fenomeni zoomafiosi nella società, o in aree di essa, è una minaccia purtroppo reale.
Per quanto riguarda la Giustizia Minorile, presso la Procura per i Minorenni di Napoli è stato registrato un procedimento per uccisione di animali con un indagato e due procedimenti con 8 indagati per maltrattamento di animali, mentre alla Procura minorile di Salerno non sono stati registrati fascicoli per reati contro gli animali. È preoccupante il fatto che solo nell’ambito della competenza territoriale della Procura per i Minorenni di Napoli si registri il 10% dei procedimenti e il 24% degli indagati del totale nazionale. In un tessuto sociale a rischio criminalità, infatti, la violenza contro gli animali si intreccia con altre forme di violenza.
Tra le varie emergenze zoomafiose, viene segnalata quella dei combattimenti. Pit bull tenuti in esasperate condizioni di cattività in allevamenti abusivi, addirittura in recinti costruiti in aree pubbliche. Cani trovati con vistose ferite da combattimento o, addirittura, morti. Va segnalato il fatto, però, che nel corso dell’anno in esame (2018) non sono state registrate significative azioni di contrasto.
A seguire le corse clandestine di cavalli: ogni tanto si scoprono piste “clandestine” per allenare cavalli da corsa. Nella zona di Licola, Giuliano, Pozzuoli, Cuma. Si tratta di piste aperte in luoghi isolati, alcune anche con stalle costruite con materiale di fortuna dove sono tenuti gli stessi cavalli che sgambettano sulla pista. Su Internet circolano numerosissimi video di corse clandestine organizzate in Campania. Nel 2018, secondo i dati ufficiali relativi all’elenco dei cavalli risultati positivi al controllo antidoping, ai sensi del regolamento delle sostanze proibite, 10 cavalli che correvano in gare ufficiali in Campania sono risultati positivi a qualche sostanza vietata. Gare svolte negli ippodromi di Aversa (3 cavalli), Napoli (6 cavalli) e Pontecagnano Faiano (1 cavallo). Acido Salicilico, Cobalto, Diossido di Carbonio (TCO2), Idrossimepivacaina, Ketoprofene, Methenolone, Testosterone, Xilazina e 16 Beta Idrossi Stanozololo (metabolita Stanozololo): queste alcune delle sostanze trovate nei cavalli da corsa in Campania.
Nella regione è molto attivo il traffico di cuccioli dall’Est. Diverse inchieste e sequestri hanno individuato vere e proprie centrali di importazione e smistamento di cani. Si tratta di strutture e personaggi nevralgici per il traffico con collegamenti nazionali ed esteri. Migliaia i cani che vengono trafficati ogni anno. Diversi i processi, sebbene nel 2018 non siano state registrate notizie di reato per tale fenomeno.
Armi clandestine, mezzi vietati, caccia a danno di specie protette o in periodo non consentito, traffico di fauna selvatica, furto venatorio, sono solo alcuni dei modi in cui viene esercitato il bracconaggio nella regione. La cattura e il traffico di uccelli rivestono i caratteri di attività pianificata e organizzata. Tra le zone più a rischio bracconaggio si contano le isole, la Terra dei Mazzoni, il Litorale Domitio, la Penisola Sorrentina, il Cilento, la Piana del Sele.
Infiltrazioni malavitose anche nel comparto ittico, nella pesca di frodo e nel controllo dei mercati. Raccolta di datteri e ricci di mare destinati al mercato clandestino di ristoratori compiacenti, pesca illegale di tonno rosso e pesce spada, impianti di mitilicoltura abusivi, frutti di mare raccolti in acque inquinate, sono solo gli aspetti più noti dell’illegalità nel settore della pesca in Campania.
In ambito zootecnico si registrano mattatoi abusivi, animali allevati senza documentazione, bovini non iscritti all’anagrafe e sprovvisti di marche auricolari, assenza dei registri di carico e scarico dei medicinali, aziende zootecniche e allevamenti sequestrati. In provincia di Salerno è presente il problema dei bovini vaganti lasciati abusivamente a pascolare senza controllo. Sono state svolte diverse iniziative coordinate dalla Prefettura in tal senso.
Per questo contributo abbiamo utilizzato anche passi presi dal nostro manuale: “Il maltrattamento organizzato di animali – manuale contro i crimini zoomafiosi” scaricabile gratuitamente dal seguente link:
Ciro Troiano, criminologo, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV, condirettore scientifico del master “Criminologia e tutela degli animali” all’eCampus Università dove insegna “criminologia dei crimini contro gli animali” e “Polizia giudiziaria zoofila”.
Mancano i dati relativi a Avellino e Nocera Inferiore. Il primo numero si riferisce al numero dei procedimenti penali noti (Mod. 21), il secondo al numero degli indagati, il terzo al numero dei procedimenti ignoti (Mod. 44), es. 4/6/1= 4 procedimenti a carico noti, 6 indagati, 1 procedimento a carico di ignoti.
Uso consentito citando la fonte: “Ciro Troiano, Rapporto Zoomafia 2019,
Dati riferiti al 2018. Mancano i dati relativi a Avellino e Nocera Inferiore. A Torre Annunziata non sono stati registrati procedimenti a carico di ignoti.
Uso consentito citando la fonte: “Ciro Troiano, Rapporto Zoomafia 2019, LAV”.