La proposta di legge 1237, presentata il 4/10/2018 dalla deputata Bruno Bossio, se tramutata in norma dello Stato, potrebbe restituire alla nostra professione una quota, sebbene piccola, di quella dimensione libera ed anti dirigista che ne ha connotato la storia.
Con la proposta suddetta si tende ad introdurre il principio della proporzionalità e progressività della contribuzione a Cassa Forense, abrogando le soglie minime inderogabili. Sarebbe il giusto approdo della nostra battaglia di superamento di una contribuzione svincolata, per i redditi più bassi, dal volume d’affari effettivamente prodotto, con possibile opzione per il contributivo.
Sarebbe, inoltre, previsto il superamento del requisito dell’esercizio effettivo, continuativo, abituale e prevalente della professione per la permanenza nell’albo.
Requisito per l’iscrizione all’albo speciale per il patrocinio presso le giurisdizioni superiori tornerebbe l’esercizio per almeno 12 anni presso Tribunali e Corti d’Appello.
L’abilitazione al patrocinio del praticante potrebbe verificarsi decorsi 12 mesi dall’iscrizione nel registro e la stessa sarebbe svincolata dall’attuale limitazione legata alla circostanza del coinvolgimento del dominus nel contenzioso gestito.
Resterebbe, infine, la possibilità di sostenere l’esame con i testi di legge annotati con la giurisprudenza.
Sarebbe la giusta eliminazione di una parte del “dumping normativo” allestito da chi ha pensato certi meccanismi solo in funzione di una selezione che tutto può dirsi eccetto che meritocratica.
Pensate che queste siano proposte, non dico condivisibili nel merito ma sulle quali l’Avvocatura dovrebbe almeno confrontarsi? A Catania l’avv. Eugenio Naccarato di Cosenza formulò una mozione su questi temi.
La mozione fu posta in discussione?
Chiaramente no. Dichiarata inammissibile.