Siamo proiettati nell’epoca delle “democrature”, sistemi formalmente democratico/repubblicani ma sostanzialmente dominati da ristrette oligarchie, che recitano nella rappresentazione del potere tutte le parti in commedia. Esempi principali ne sono la Russia di Putin e la Turchia di Erdogan. Minimo comun denominatore di questi sistemi è il sostanziale addensamento, intorno alle élites dominanti, di tutti i poteri pubblici nonché l’esercizio di un sostanziale strapotere nell’economia privata. L’opposizione interna è sistematicamente repressa nel sangue. L’omicidio diventa abituale strumento di lotta politica.
Attraverso quale mezzo una democrazia trasfigura in “democratura”? Principalmente attraverso l’accentramento di poteri, fattore che il barone di La Brède individuava come fonte di gravi degenerazioni della vita di uno stato/comunità.
Cosa accade nell’avvocatura italiana?
Il CNF, spingendo spregiudicatamente sull’acceleratore delle modalità attuative della legge 247, si è disegnato un assetto che lo vede centro e crocevia di ogni potere interno all’ordinamento dell’avvocatura.
Larghissima autodichia, occupazione integrale dell’area “associativo-sindacale” attraverso lo strumento di OCF, detenzione del potere di giudicare attraverso le funzioni di giudice d’appello dei procedimenti disciplinari, rendono il CNF una struttura del tutto simile ad una “democratura”.
Il pluralismo è totalmente stroncato attraverso uno stringente potere di accredito degli interlocutori associativi, ricadente, indovinate in capo a chi? Al CNF…
Larga parte delle istanze, pur maggioritarie, provenienti dagli avvocati italiani, sono totalmente neglette da un’oligarchia che è saldamente occupata a fare interessi altri, minoritari in termini di supporto numerico assoluto ma veicolati da soggetti più organizzati che, sebbene minoranza, tengono saldamente in mano il timone della categoria.
Che fare? L’unica strada è la realizzazione di una grande organizzazione, su base nazionale, che federi tutte le associazioni. Convenzione nazionale od OUA che dir si voglia, appare l’unico strumento possibile, al fine di procurare una reviviscenza di istanze provenienti da una più larga fascia di colleghi, restituendo spazi e dignità ad una dimensione associativa, umiliata e mortificata, da assetti che l’hanno ridotta al ruolo di mera comparsa nella filiera della rappresentanza di categoria. E’ ora di superare indugi e personalismi e recuperare spazi e tempo perduti, attraverso la creazione di una grande casa comune dell’avvocatura.
Una bilanciata, equilibrata allocazione di funzioni e poteri è elemento necessario per il corretto funzionamento di qualsiasi comunità e fattore essenziale per arginare l’inevitabile degenerazione di qualsivoglia potere assoluto. «Tutto sarebbe perduto se lo stesso uomo, o lo stesso corpo di maggiorenti, o di nobili, o di popolo, esercitasse questi tre poteri: quello di fare le leggi, quello di eseguire le decisioni pubbliche, e quello di giudicare i delitti o le controversie dei privati». Noi ne abbiamo abbastanza. Voi? Avv. Giuseppe Fera – Tesoriere Nazionale Nuova Avvocatura Democratica