Ho un profondo senso di angoscia che mi attanaglia dopo aver ascoltato l’ennesima confidenza dell’amico collega che confessa di non farcela più e di voler mollare la professione.
Come dargli torto? Anni di soprusi legislativi e mal governo istituzionale hanno portato migliaia di avvocati e praticanti avvocati alla disperazione. Non riescono più a far fronte agli oneri previdenziali, a pagare la polizza professionale, la segretaria e i collaboratori (per i più fortunati), l’affitto dello studio, le bollette ed altro ancora.
L’avvocatura di base resta attonita ed in difficoltà di fronte all’immobilismo dei vertici apicali delle istituzioni forensi che, con le braccia conserte, guardano l’inesorabile tracollo del singolo avvocato confidando nella darwiniana selezione naturale! Troppo spesso, infatti, ho udito proferire dalla bocca di chi riveste una carica istituzionale, a chi implorava aiuto, queste parole: “siete in tanti è un bene che inizino a cancellarsi dagli albi coloro che non riescono ad arrivare a fine mese, ci sono molte altre valide alternative”!!!Questa frase rimbomba lacerante nella mia mente, mi riporta indietro di ben 22 anni spazzando via, in un sol colpo, tutti i sacrifici affrontati per conseguire la laurea ed intraprendere un dignitoso percorso professionale. Venti anni fa era tutto più semplice….venti anni fa!
Ed oggi, ecco che al mattino indossiamo il migliore dei sorrisi ed un bel vestito per recarci in tribunale, quasi a nascondere la triste consapevolezza della difficoltà di arrivare a fine mese, quasi dimenticando che i nostri compensi sono mortificati da decreti insulsi e solo per amore della professione. Avvocati in crisi che per sbarcare il lunario scendono a compromessi inaccettabili, avvocati che concorrono slealmente con i colleghi svilendo la categoria al fine di procacciarsi clienti. Avvocati coniugi che, dopo anni di onorata carriera, decidono di cancellarsi dall’albo perché pagare la Cassax2 è diventato insostenibile.
La responsabilità dell’attuale sofferenza professionale risiede nella mala gestio della nostra categoria, risiede in chi ci governa e negli organi istituzionali forensi che hanno lasciato proliferare disposizioni legislative inadeguate dinanzi al nostro torpore!
Colleghi restituiamo dignità e prestigio alla nostra professione, usciamo dal letargo non possiamo più tollerare ed accettare l’immobilismo, abbandoniamo lo stato di quiescenza, quello stato che ci ha condotto ad accettare passivamente la mortificazione dei nostri diritti come ancora, da ultimo, è accaduto al Congresso di Catania! Non posso credere che la mancanza di tempo e coraggio ci abbia reso tutti complici della umiliazione della visione in termini futuristici della professione!
NAD – Nuova Avvocatura Democratica è scesa in campo due anni fa per dare voce ai nostri diritti, unisciti a noi.