La generazione degli attuali trenta/quaranta/cinquantenni vive senza ombra di dubbio una condizione, in termini di aspettative previdenziali, allarmante.
Dopo gli anni dell’utilizzo della previdenza come strumento di captazione del consenso, attraverso trattamenti generosi e del tutto slegati da un’effettiva contribuzione, con conseguente irresponsabile trasferimento dei pesi finanziari sulle generazioni successive (noi), il sistema a ripartizione (le prestazioni pensionstiche correnti sono pagate con i contributi dei soggetti attivi lavorativamente) grava in maniera insostenibile sugli attuali produttori di reddito.
I pesi gravanti sulle generazioni attuali, inoltre, non garantiranno un ritorno adeguato in termini di prestazioni, con un esponenziale crollo del tasso di sostituzione retribuzione/trattamento pensionistico.
Il sistema a ripartizione (quello attuale), dunque, funziona se ancorato ad un patto intergenerazionale equo, in termini di distribuzione dei carichi e ritorno prestazionale.
L’attuale sistema, in conseguenza dei pregressi abusi, ha minato alla radice l’equità del patto intergenerazionale, a totale discapito delle generazioni attualmente attive.
Come noto, un sistema a ripartizione restituisce la maggiore resa alla generazione “anziana” al momento della sua istituzione, potendo erogare prestazioni anche a “contributi versati zero” (cd. “effetto prima generazione”).
In momenti di crisi e necessaria profonda revisione degli assetti, si configura inevitabilmente il rischio inverso: il dramma di una generazione che vive nel rischio di versare e non avere alcuna prestazione in cambio. Nell’ipotesi di switch per “necessità”, in termini di sostenibilità finanziaria, dal sistema a ripartizione a quello a capitalizzazione (riceverai in termini previdenziali in stretta correlazione rispetto a quanto hai versato/accumulato), può verificarsi il fenomeno di una generazione che paga gli attuali pensionati non trovando, poi, alla fine della sua carriera, una generazione tenuta a pagare per lei.
Probabile che ad un certo punto detto switch ripartizione/capitalizzazione diventi necessario? Si. Come mitigarne gli effetti esiziali? Occorrerà focalizzare l’attenzione sui così detti “diritti quesiti”.
Le generazioni che hanno alterato il patto generazionale, defraudando le successive in termini di sottrazione al sistema di un “delta prestazionale” non supportato da un’adeguata contribuzione, devono restituire al sistema detto delta, consentendo una definitiva messa in equilibrio del su basi di equità e sostenibilità. Detta misura si configura senz’altro come necessaria anche in termini di equilibrio generale di finanza pubblica, atteso che il permanere di detto stato di cose rischierebbe di accollare, alla fiscalità generale, pesi finanziari ingenti in termini di prestazioni di integrazione al trattamento previdenziale minimo sociale.
Se avete pensato di relegarci al ruolo di ultima generazione, avete fatto malissimo i conti. Combatteremo con tutte le nostre forze perché ciò non accada. E non c’è forza più invincibile di chi non ha più nulla da perdere
Avv. Giuseppe Fera