La Commissione Europea per l’Efficienza della Giustizia comincia a sondare gli stati membri dell’Unione sull’utilizzo delle intelligenze artificiali all’interno del sistema giudiziario europeo. Sul sito e sui profili social della Commissione è stato pubblicato un form per richiedere agli operatori giudiziari informazioni sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale e del machine learning all’interno delle proprie attività.
Sondaggio CEPEJ sulle intelligenze artificiali nel sistema giustizia
E’ sintomatico che CEPEJ utilizzi un approccio conoscitivo, perché risponde alla logica, più volte denunciata da NAD, che pare rivolgersi alle macchine impiegate nel nostro settore senza che non si pongano dubbi, né argini, in grado di ottenere una transizione morbida tra l’attività dell’uomo e quella dei computer umanoidi.
Nelle prossime settimane NAD continuerà a lavorare su questi aspetti, monitorando ciò che accade, in Italia e in Europa, prospettando soluzioni che anticipino le evoluzioni della tecnica, mantenendo intatto il primato del diritto e dei diritti su quelle che possono essere le degenerazioni legate alla disumanizzazione del pianeta giustizia.
La legge professionale forense, come abbiamo più volte denunciato, non fa alcuna menzione dei fenomeni in atto. L’avvocatura italiana, in larga parte, si disinteressa di questi temi, ma le implicazioni dell’ingresso delle macchine pensanti all’interno della società, la sostituzione dell’umanoide non empatico, o con valori etici che ne guidino l’azione privi del controllo finale dell’uomo, sono potenzialmente sterminate ed impossibili da prevenire, nelle evenienze più nefaste.
Ci troviamo di fronte ad una rivoluzione senza uguali nel campo dell’agire umano, che imporrebbe all’avvocatura un ruolo di avanguardia, una ridefinizione di tutti i canoni che oggi regolano l’asfittico agire dell’individuo avvocato, ma assistiamo ad una cieca processione di automi, che camminano lentamente verso il precipizio.
Solo l’analisi e la normazione di questi fenomeni, assistita da un dibattito politico di alto livello, può impedire che l’innovazione travolga tutto ciò a cui siamo abituati, non comportandosi come un avanzamento, ma distruggendo ed impedendo che la razionalità governi gli approdi a cui dovremmo tendere.
Noi continueremo a lavorare su questi temi, di stringente attualità, proponendo che trovino finalmente ingresso all’interno delle nostre leggi, perché questo è ciò che dovrebbe fare un’avvocatura degna di tal nome.
Avv. Salvatore Lucignano