Leggo dal web, alla parola “infame”: “che denota o ricorda una perversa volontà di nuocere”. Eccolo, l’infame in politica forense è una categoria che conosco bene. Chi è l’infame? E’ il malriuscito, il subumano, l’invidioso d’ogni altra sorte, per citare il poeta. L’infame è colui che non riesce ad emergere per doti proprie ed allora ha bisogno di rivolgere la propria frustrazione verso chi gli è superiore, coltivando una perversa volontà di nuocere. Si badi, l’infame che agisce in tal modo spesso sa bene che non gli verrà alcun vantaggio dal suo agire, ma la perversione consiste proprio in questo, ovvero nella volontà di fare del male all’altro, a colui da cui si sente offuscato. E poco importa se l’infame usi questa perversione e la rivolga verso un benefattore, verso chi magari gli è stato amico, mentore, protettore. No, tutto ciò non conta. Nella mente malata dell’infame l’odio verso chi gli è superiore diventa una malattia. La gelosia, l’invidia, diventano cieca e violenta volontà di far male. L’infame incarna in questo modo l’abiezione, l’ultimo stadio del degrado umano. A Pozzuoli, la mia patria culturale, la chiamiamo “mmala nnegutà”. E’ un’espressione intraducibile, che posso rappresentarvi solo con una breve parabola:
“… un giorno la figlia del Re stava per essere rapita. Due soldati erano presenti. Il primo urlò “aiuto… aiuto… stanno rapendo la figlia del Re…”, il secondo, senza parlare, si gettò addosso ai rapitori e riuscì a strapparla dalle loro grinfie. Insieme riportarono al Re la giovane principessa.
– Oh valorosi soldati… grazie per aver salvato mia figlia. Vi devo tutto. A te, che hai chiesto aiuto, ti verrà donato tutto ciò che chiedi. A te, che con sprezzo del pericolo hai strappato la principessa dalle grinfie dei malvagi, darò il doppio di quel che darò all’altro… qualunque cosa sia –
Il primo soldato però era puteolano e non ci poteva pensare. Rimuginava, tardava a chiedere il suo premio.
– Ma come… Maestà… e se io vi chiedo un castello? –
– Ti darò un castello, ma al tuo amico darò due castelli! –
– E se vi chiedo un tesoro? –
– Avrai il tuo tesoro ma… bada… il tuo amico ne avrà due… –
Il soldato ci pensò bene, ed alla fine esclamò:
– Maestà, quando è così… io vorrei essere accecato in un occhio… –
Ecco. Questo è l’infame e questi soggetti impestano anche l’avvocatura italiana e la politica forense. Se l’avvocatura di base è spesso disunita è perché il pensiero costante degli infami non è rivolto alla grandezza collettiva, ma al danneggiamento di chi possa emergere, per doti proprie, a discapito della propria perversa mediocrità.
Penitenziagite. Downshifting is the way.
Avv. Salvatore Lucignano