L’albo degli avvocati italiani è un documento di fondamentale importanza per chi voglia fare politica forense in Italia. Consente di capire e conoscere “i dadi truccati” con cui l’Ordine Forense gioca la partita politica contro gli avvocati. La frammentazione degli Ordini, con “Ordini” che a volte contano poche centinaia di iscritti, ma inviano al Congresso Nazionale Forense i Presidenti, eleggono delegati con poche decine di consensi, spesso totalmente sprovveduti, distanti dalle dinamiche e dalle lotte politiche, che danno consapevolezza, è stata un’altra vittoria del regime dell’istituzionalizzazione forense italiana. Parcellizzando ed equiparando I “NANETTI” ai grandi contesti, professionali e politici, il delegato eletto nel Foro di Grosseto , a Congresso, vota per uno, esattamente come il delegato eletto nel Foro di Napoli. Il problema è che il delegato eletto a Napoli ha avuto u numero di voti pari al numero degli iscritti TOTALI del Foro di Grosseto…
Quando spiego che le ragioni della cattiva politica forense risiedono in un sistema rappresentativo che volontariamente non seleziona la qualità e la rappresentatività, moltissimi avvocati credono che questo sia qualcosa di “distante” dai loro problemi. Tutto ciò è folle e demenziale. La buona politica forense si attua se il sistema politico forense funziona. Perché il sistema funzioni occorre che il ceto politico forense venga fuori da un processo di crescita e selezione meritocratica, basato sulla competizione e sull’acquisizione di un consenso apprezzabile. Avere centinaia di delegati congressuali non è servito ad avere un Congresso Forense utile, perché la gran parte dei delegati congressuali, anche se non volete sentirvelo dire, sono stupidi ed analfabeti. Si tratta di persone che, in moltissimi casi, non sanno niente di politica, vivono il Congresso come un momento di turismo forense, non conoscono niente dell’Ordine Forense. Come pensiamo che, in assenza di qualsiasi cultura politica, questi delegati possano fare buona politica?
Il discorso ovviamente si estende all’associazionismo, che completa il quadro. Le associazioni “maggiormente rappresentative” sono quasi tutte delle associazioni di cartone. Le associazioni che tentano di fare politica forense, occupandosi di politica, sono quasi tutte irrilevanti, o frutto di movimenti ancora troppo giovani per poter competere con strutture economiche, clientelari e capaci di muovere interessi di decine di milioni di euro all’anno.
Il fenomeno dell’aggregazione degli avvocati attorno alle “grandi” associazioni storiche, è in buona parte determinato da ragioni di opportunismo. Il potere del riconoscimento istituzionale attrae chi, grazie alle istituzioni, vuole fare affari.
Ecco perché NAD si trova di fronte ad un compito arduo, che investe la creazione di una nuova cultura politica, ma che oggi, oggettivamente, non può guardare a realtà di nicchia, distanti anni luce dalla consapevolezza politica, per trovare forze ed intenti utili a combattere per una ridefinizione degli assetti di potere interni all’avvocatura italiana.
Un’alleanza strategica tra avvocati metropolitani, appartenenti ad alcuni grandi Fori, è forse oggi un’esigenza non più rinviabile. Gli avvocati che svolgono la politica forense nei grandi Fori, anche per necessità di acquisire il consenso di centinaia e centinaia di colleghi, per poter ambire ad essere eletti nelle rappresentanze forensi, sono più strutturati politicamente, devono affrontare campagne elettorali faticose, non legate alle logiche del passaparola. Ciò impone un diverso rapporto con la politica, più consapevole. Intendiamoci, anche nei grandi Fori il livello medio di cultura politica degli avvocati, eletti e non eletti, è infimo, ma almeno esiste in alcuni, se non in tutti, un barlume di cognizione della situazione.
I Fori metropolitani, uniti da problemi comuni, da un comune rapporto con la politica forense, possono provare a costruire un’alleanza di avvocati “politicizzati”, finalmente in grado di sostituire a questo sistema, inconcludente, frammentato, squalificato ed irrazionale, un diverso assetto, che premi l’effettiva rappresentatività e provi ad affidare le sorti dell’avvocatura ad avvocati che abbiano cultura politica.
Avv. Salvatore Lucignano