PROGETTO “INTERASSOCIATIVO” COA DI NAPOLI

4 Febbraio, 2018 | Autore : |
E’ uno dei tanti temi su cui NAD sta lavorando, da mesi, discutendone con i colleghi. E’ uno degli obiettivi che nei prossimi anni ritengo importantissimo centrare, perché la corruzione ed il degrado del concetto stesso di “associazione forense” rappresentano una delle principali ragioni del degrado dell’avvocatura italiana. Negli anni ci siamo spesso soffermati sui meccanismi di clientelismo politico che hanno contrassegnato il proliferare dell’enorme numero di “associazioni” tra gli avvocati.
NAD ha spesso denunciato l’assenza di un censimento nazionale in materia, che pure spetterebbe al Consiglio Nazionale Forense proporre e realizzare. Quante sono le associazioni forensi italiane? Quali numeri contano? Come si finanziano? Possiedono un sito internet? Pubblicano i loro bilanci? I loro statuti prevedono contendibilità piena delle cariche?
 
Queste ed altre domande “annoiano” la politica forense ed è per questo che in Italia si fa PESSIMA politica forense. In genere le associazioni forensi italiane sono nuclei di tre o quattro persone, che regalano o vendono tessere false ad affini, parenti e sodali, spesso in cambio di servizi che nulla hanno a che fare con la politica forense (chiavette internet, convenzioni varie, uso agevolato di armadietti, fotocopie ed altri pezzi di vetro con cui i “selvaggi” vengono comprati).
 
NAD ha da tempo denunciato il fenomeno delle associazioni “di cartone”, ovvero di gruppetti di provocatori, assoldati da qualche sgherro senza scrupoli, che vengono create e sostenute al solo scopo di fare opera di mistificazione, diffamazione e “caos” all’interno del panorama politico forense. Le associazioni “personali” dei Consiglieri dell’Ordine in Italia non si contano. Sono luoghi in cui la buona politica è praticamente bandita, che agiscono da comitati elettorali per il “capo” dell’associazione, che non sono in grado di mobilitare niente e nessuno, non rappresentano una coscienza collettiva, non svolgono attività politica degna di tal nome.
 
Il baraccone è alimentato dal riconoscimento istituzionale. I COA, per mantenere un consenso verso il governante di turno del Consiglio, tendono a riconoscere TUTTI, ma PROPRIO TUTTI, inclusi cani, ratti, maiali ed ogni sorta di altra creatura “avvocatiforme”.
 
Tutto questo DEVE finire. NAD su questo tema continuerà ad impegnarsi. Vogliamo un censimento SERIO delle associazioni forensi italiane, vogliamo che le istituzioni forensi riconoscano come interlocutori non gli amici ed i servi, né la “sfravecatura”, vogliamo siti internet, libri soci consultabili, elenchi pubblici, bilanci pubblici e vogliamo che l’interassociativo, all’interno del singolo Foro, divenga un momento istituzionalizzato serio e vero, con documenti, incontri periodici, ammissione di soggetti qualificati, a parlare e scrivere.
 
NAD si fa tanti nemici perché per tanti soggetti, con NAD, “The zizzinella is over”. Lavoreremo, a cominciare da Napoli, perché nei prossimi anni si ridia dignità ad un mondo di sigle e siglette oscure, corrotte e dannose per l’immagine dell’avvocatura italiana.
 
#nonabbiamoalternative
Il segretario nazionale
Avv. Salvatore Lucignano

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