Quando ho cominciato a scrivere di teoria dei veri, amplificando il concetto di vero, non ho fatto niente di particolarmente innovativo. L’originalità del mio pensiero su questo tema, rapportato alla civiltà degli avatar, consiste forse solo nell’aver esposto i concetti con una termininologia personale e nell’aver colto alcune sfumature che credo sfuggano ai più. Per il resto, non faccio che muovermi all’interno dell’evoluzione del concetto di fattoidi.
Non ho inventato nulla dunque, indubbiamente, eppure la teoria dei veri, così come l’ho enunciata, diventa sempre più attuale. Il vero è ormai sostituito dai veri. Il verosimile utile, ovvero l’inverosimile strumentale, sono elementi del vero, e non hanno coonotazioni di falso. L’ampliamento della sfera del vero è intimamente legata all’evoluzione dell’avatar, ovvero dell’individuo socialico, che aggiunge al piano della personalità, psicologica e giuridica, la dimensione telematica e connessa del proprio io.
L’aumento dei piani di gioco, su cui si spendono i rapporti sociali, intellettuali, emotivi della persona, crea una maggiore inferenza dei veri, costringendo l’individuo a misurarsi con dimensioni del reale distorte, eppure stabili e veritiere. Tutto ciò può apparire folle agli occhi di un profano, che pensi all’universo fisico e psichico in termini classici, ma non scuote le certezze ed i riferimenti di chi è abituato a pensarsi immerso nello spaziotempo a quattro dimensioni.
Il concetto di “realtà”, in fisica, è stato rivoluzionato da molto tempo. Il concetto di contemporaneità ed ubiquità, introdotto dalla meccanica quantistica e dal principio di indeterminazione, ha riscritto le regole che permettevano l’identificazione dell’io. La presenza di due particelle che in realtà sono una, in due diversi punti del tempo e dello spazio, aveva già aperto le porte alla teoria dei veri.
So che per molti sono concetti astrusi, eppure non c’è niente di più semplice da capire. In un universo indeterminato, con possibilità di antimateria, universi paralleli e a specchio, l’individuazione del vero fisico deve necessariamente passare attraverso l’accettazione del multiplo. Ciò apre la strada alla teoria dei veri.
Se il vero, come elemento univoco, non può basarsi su una fisicità univoca, non c’è da meravigliarsi che esso, come elemento psichico, sia ancora più molteplice di quanto si possa pensare, restando ancorati ad una visione antica del mondo che ci circonda. La teoria dei veri non fa altro che applicare al valore di verità dei fatti e delle cose, il substrato legato alle leggi che consentono alla materia di muoversi nell’universo noto.
Il virale non è altro che una declinazione della molteplicità dei veri. Siamo in una fase embrionale della civiltà degli avatar, gli ologrammi non sono ancora diventati la norma dell’interazione individuale, ma quando ciò avverrà, il concetto di verità ne risulterà sconvolto, costringendo anche i giuristi a costruire edifici normativi in grado di cogliere e regolamentare il nuovo mondo.
Il virale dunque non è falso. Esso può essere definito tale solo muovendosi all’interno della meccanica classica. Se si comprende la natura dell’universo distorto e molteplice, il virale è vero, o meglio, per essere corretti, è “un” vero, secondo la teoria dei veri.
Penitenziagite. Downshifting isthe way.
Il presente articolo, se compreso, darà diritto a due crediti formativi in materia non obbligatoria
Avv. Salvatore Lucignano