A cinquantasette giorni dalla formulazione delle richieste di Nad/Al in Cassa Forense, il dibattito sulla possibile nuova strutturazione della previdenza forense gravita inevitabilmente intorno al concetto di “sostenibilità” del sistema. Incredibile constatare come, detto concetto, sia quasi sempre analizzato pretermettendo totalmente la verifica di sostenibilità in relazione a chi è alla base del sistema, la platea dei contribuenti.
Il collega delegato alla Cassa Marcello Adriano Mazzola, in un incontro svoltosi sul tema, IL 5 maggio, a Napoli, ha usato, correttamente, l’immagine della piramide per descrivere la morfologia del nostro ente previdenziale, in termini di assetto del management. Detta immagine può sicuramente essere utilizzata anche per descrivere la visione del sistema previdenziale espressa dall’attuale Consiglio di Amministrazione. Una piramide la cui costruzione inizia da un vertice sospeso nell’aria, ideato a prescindere da quella che, forse, sarà la base e da quali pesi sarà effettivamente in grado di sostenere.
L’attuale assetto, dunque, è platealmente insostenibile in conseguenza della sua configurazione su numeri smentiti in maniera eclatante dall’andamento dei redditi degli avvocati, con la generazione di un duplice effetto recessivo, produttore di un avvitamento ad oltranza le cui conseguenze possono essere catastrofiche:
– sottrazione alla platea dei contribuenti di quote di reddito eccessivo, con conseguente sottrazione delle stesse da investimenti strutturali e di innovazione degli studi legali, con inevitabile effetto causante in termini di inadeguatezza delle strutture e dei “saperi” che le stesse dovrebbero “manutenere”;
– estromissione dalla platea dei contribuenti di professionisti su base meramente censitaria e tendenzialmente insensibile alla corretta parametrazione degli effettivi meriti, con conseguente sottrazione di una quota di ipotetici contribuenti sulla cui sopravvivenza in termini di capacità di gettito si è disegnato il futuro dell’ente.
Un’impostazione “diabolica” nel senso più profondo del termine (diavolo dal greco: “dia” attraverso “ballo” metto. Propriamente, separare, metter in mezzo, frapporre una barriera, creare fratture), tendente a “scindere” l’avvocatura degli istituzionalizzati da quella indipendente ed autonoma, da mettere all’angolo anche attraverso selvaggi meccanismi di selezione realizzata su basi meramente censitaria.
Non esiste un diritto ad essere avvocati, verità “dirompente”, come quella che ci dice che l’acqua a cento gradi bolle. Esiste, però, un diritto dell’Avvocato a vedere verificata la sua idoneità allo svolgimento della professione in relazione a parametri che non siano di stampo meramente censitario o di quantità di punti accumulati nell’ambito di un sistema formativo contra legem.
In mercati la cui globalità e liquidità ha raggiunto livelli impensabili, certe pretese del sistema ordinistico suonano come velleità dal sapore ottocentesco. Sia il mercato. Sia la capacità effettiva di rispondere alle esigenze delle imprese e del cittadino in una visione globale. Sia la capacità di “modulare” la propria organizzazione in maniera efficiente al conseguimento di detti scopi a dettare la differenza, non certo l’allaccio ad un’utenza telefonica fissa od un determinato numero di casi patrocinato innanzi alle autorità giudiziarie, pretese antistoriche che segnalano la totale inadeguatezza di chi dovrebbe efficacemente condurre e governare il processo di modernizzazione della professione.
Si punti, dunque, prioritariamente a rendere il sistema “sostenibile” per chi vi contribuisce, anche attraverso la revisione di quei trattamenti pensionistici “regalo”, consistenti in privilegi usurpati, a detrimento degli odierni produttori di reddito, legando, conseguentemente, rigorosamente l’imposizione al reddito effettivamente prodotto, superando l’insostenibile sistema dei minimi. Il minimo che urge non è la chimera delineata all’esito di quaranta anni di imposizione ad usura, definita ignorando il limite invalicabile della linea del reddito”, ma quello che possa garantire, oggi, un minimo vitale agli odierni contribuenti.
Questo è il passaggio obbligato per rendere il sistema effettivamente sostenibile. Winston Churchill: “Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico”.
Lo studio del presente articolo darà diritto a due crediti formativi in materia obbligatoria.
Avv. Giuseppe Fera