FOTOGRAFIA DEGLI AVVOCATI, TRA “SOPRAVVISSUTI” ALLA CRISI E PESSIMISTI

12 Giugno, 2017 | Autore : |
Lo studio del presente articolo darà diritto a tre crediti formativi in materia obbligatoria. 
Tempo di risate amare per quegli avvocati che vogliano prendere cognizione e coscienza dello stato della nostra professione. 
E’ disponibile sul sito della Cassa Forense la sintesi del secondo rapporto Censis sull’avvocatura italiana. I dati che emergono sono DEVASTANTI, sia per la categoria, sia per le istituzioni forensi, che escono letteralmente distrutte dal giudizio dei colleghi interpellati. Sono dati che provocherebbero le immediate dimissioni di qualsiasi esponente apicale della categoria.
Ecco alcuni numeri elencati dal CENSIS:
 
– Nel 2016 il 44,9% degli avvocati ha subito un ridimensionamento delle proprie entrate.
– Negli ultimi due anni si è ridotta anche la quota di chi ha incrementato il fatturato, passata dal 25,1% nel 2015 al 23,8% del 2017.
– Il 34,1% degli avvocati dichiara di «sopravvivere» nonostante la situazione e il 33% definisce molto critica e incerta la propria condizione professionale.
– Tra il 2015 e il 2017 è anche aumentata la quota di quanti prevedono un peggioramento, passati dal 24,6% al 33,6% del totale.
 
La sezione del CENSIS che presenta i dati si intitola, emblematicamente: “La fotografia degli avvocati, tra «sopravvissuti» alla crisi e pessimisti.”
Emerge un quadro praticamente tragico, aggravato da numeri significativi, nell’ambito delle possibilità di “aiuto” fornite dalla Cassa Forense ai colleghi per spese critiche:
Solo il 2,3% del campione intervistato ha dichiarato di aver affrontato spese critiche con il contributo della Cassa Forense. La stragrande maggioranza dei colleghi, se deve affrontare spese critiche, è costretta a ricorrere al risparmio personale o all’aiuto di amici e parenti. La perfetta fotografia della solitudine dell’avvocato e della inutilità totale del cosiddetto “welfare attivo” varato dalla Cassa.
Quello che però sarà interessante confrontare con il rapporto dell’anno scorso è il gradimento delle rappresentanze forensi. Nel 2016 il rapporto Censis diede un riscontro semplicemente imbarazzante per le “gloriose” istituzioni:
l’83% dei colleghi nel 2015 riteneva che gli interessi della categoria fossero “poco o per nulla rappresentati”. Il dato, che si commenta da solo, saliva ad oltre il 90% degli avvocati del Mezzogiorno d’Italia. Un disastro, un tragedia, la fotografia di un’avvocatura completamente insoddisfatta delle proprie rappresentanze, che però ostentano ottimismo e millantano “sostegno” da parte dei colleghi, confondendo la disaffezione dei critici, che nemmeno si recano a votare per diversi rappresentanti, con un attestato di stima per i colpevoli di questo disastro.
Solo il 2,6 % degli avvocati italiani, nel primo rapporto CENSIS sull’avvocatura, si è dichiarato “ben rappresentato”. Attendiamo con ansia il prossimo, perché se le istituzioni forensi riusciranno a peggiorare il dato, portandolo a ZERO, gli dovremo consegnare un Oscar alla carriera.
 
In tutto questo marasma, troneggia la surreale dichiarazione del Presidente della Cassa Forense: “I dati rilevati dalla ricerca del Censis, la seconda volta per Cassa Forense, dimostrano che siamo sulla strada giusta“.
Che dire? Un fenomeno. Andiamo avanti così: l’ottimismo è il sale della vita. SUDARIO.
Avv. Salvatore Lucignano

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