ROBOTICA E DISUMANIZZAZIONE DEL DIRITTO. QUALI RISCHI?

31 Marzo, 2017 | Autore : |

Sicuramente ci sono studi discordanti sugli effetti che la sostituzione dell’uomo con le macchine avrà in futuro, per quanto attiene al livello dell’occupazione. Ciò che però rende la robotica e l’intelligenza artificiale potenzialmente molto più invasive dell’automazione meccanica, e dunque potenzialmente molto più dannose per l’occupazione umana, è che i robot intelligenti non si limitano a riprodurre azioni, ma imparano, evolvono, emulano cioè i processi qualitativamente superiori che fino ad oggi sono stati una caratteristica esclusiva del genere umano.

La differenza tra un robot intelligente ed una macchina a vapore è enorme e pone problematiche che riguardano la disumanizzazione di ciò che presto, pur apparendo “umano”, in realtà non sarà umano.
Se parlodel rischio di una perdita dell’identità, che coinvolgerà fatalmente anche la ridefinizione della personalità giuridica, non credo di parlare di fantascienza. Un robot che agisce, sulla base di una propria autonoma capacità di discernimento, in ragione di una sua intelligenza artificiale, diventa fatalmente un interlocutore umanoide per quegli elementi della società con cui entra in contatto. Quid iuris?

Cosa accadrebbe in caso di omicidio, cosa potrebbe accadere in caso di processi di elaborazione che portino il robot a provare, seppure in via “elettrica”, catene di impulsi capaci di generare rabbia, cattiveria, sadismo? Crediamo davvero che questi temi siano lontani dal divenire attuali? Niente affatto, perché i robot intelligenti esistono già, laddove per intelligenza deve intendersi la possibilità di imparare ed elaborare comportamenti che copiano quelli dell’uomo.

Torniamo però all’occupazione. C’è chi sostiene che la robotica e l’intelligenza artificiale non porteranno disoccupazione ma, come avvenuto in passato, una diversa occupazione. Si tratta di affermazioni azzardate. In primo luogo, non è affatto vero che in passato l’automazione abbia sempre generato maggiore occupazione, quando ne è nata diversa occupazione. I saldi vanno visti come somme algebriche di numeri, ma i contesti che compongono i sistemi di riferimento, possono avere autonomie che rendono tali saldi del tutto irrilevanti sulle singole realtà oggetto di crisi occupazionale.

Nel caso dell’avvocatura di massa, è indubbio che i processi politici e tecnologici in atto nella società mondiale ed in quella italiana in particolare, osteggino il mantenimento di un livello occupazionale che ne consenta la sopravvivenza. Il punto dunque non è se gli avvocati che verranno sostituiti dai robot potranno fare altro, ma quali siano le rigidità che impediscano a chi vorrebbe fare altro di riconvertirsi.

E’ assai probabile che i nuovi lavori derivanti dalla diffusione della robotica non saranno svolti da chi abbia ua formazione umanistica, pertanto parlare di saldo, come elemento da analizzare ai fini della comprensione sulle ricadute occupazionali che la robotica avrà sulla nostra professione, non ha molto senso.

Vi è poi un ultimo aspetto, non meno importante, che andrebbe al più presto regolato, per impedire degenerazioni. Il diritto no è fatto solo di regole meccaniche, ma vive di pietas, di declinazione dialettica di valori umani. Tali valori possono essere il punto di equilibrio dei sistemi sociali solo laddove siano espressi dall’uomo. Nessuna macchina, per quanto perfetta e capace di superare l’uomo in efficienza operativa, potrà e dovrà mai sostituirsi a ciò che non è replicabile e che sempre dovrà guidare le risoluzioni dei casi umani: la nostra umanità. Pensiamoci, non sono problemi da poco e vanno affrontati al più presto.

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