Ogni giorno arrivano notizie di nuovi iscritti alla nostra associazione, portati da “Donnie Brasco”, Donatello Genovese. L’importanza del numero non consiste nello specchiarsi, nel dire “quanto siamo belli e quanto siamo bravi”. E’ diverso. Tra le asimmetrie che l’avvocatura di base e l’avvocatura libera devono affrontare per abbattere il regime dell’istituzionalizzazione forense, ci sono: il denaro, le istituzioni usate per fare politica, i media. Se queste due avvocature, quella di base e quella libera, vogliono costruire un nuovo rapporto con le istituzioni forensi, devono saper dimostrare maturità politica, capacità di coesione, sinergia, organizzazione, capitalizzazione.
Perché parlo di due avvocature, che dobbiamo unire? Perché sempre più emerge la natura dei movimenti che, in questi mesi, stanno tentando di portare la battaglia contro il regime a livelli di guardia. Una parte di questo schieramento è costituita dall’avvocatura di base, quella proletarizzata, sofferente e massificata, appartenente prevalentemente al sud del paese, mentre un’altra parte è fatta da avvocati che rifiutano il sistema, perché ne percepiscono la natura corrotta ed iniqua, pur non risentendone personalmente, sul piano reddituale.
Noi dobbiamo necessariamente unire queste due realtà e coalizzarle contro gli istituzionalizzati italiani. La lotta politica che l’avvocatura di base e quella libera devono condurre insieme è necessariamente una lotta contro altri avvocati. Siamo nel pieno di una guerra civile, interna alla professione e chi tenta di negarlo non può nascondere la verità dei fatti.
Non è un caso che il regime tenti disperatamente di indirizzare gli sforzi della base verso una lotta contro la politica, distogliendo le attenzioni dei colleghi dalla lotta contro le istituzioni forensi. Il loro scopo è far credere che il nemico degli avvocati non siano altri avvocati. Un tentativo maldestro, che per fortuna scopre sempre di più il fianco alle fondate critiche di chi ha capito che i veri nemici degli avvocati liberi e di base sono le istituzioni forensi italiane.
Dal nostro bilancio preventivo 2017, pubblicato sul nostro sito internet, sapete che potremo disporre di circa 5 mila euro quest’anno, per le attività associative e di radicamento. E’ una somma modesta, che dobbiamo saper sfruttare, ma non basta per poter percorrere l’Italia, raggiungere i Fori distanti dalla presa di coscienza, poter contattare i colleghi di realtà minori, che magari ci chiedano “Ehi ragazzi… perché non venite ad Arezzo ad illustrare la vostra battaglia il 2 giugno?”
Noi vogliamo farlo, ma per poterci riuscire abbiamo bisogno di una cosa semplicissima: fondi. Visto che ci autofinanziamo, solo gli iscritti possono darci la forza di girare l’Italia, raccontando le storture di un sistema istituzionale che strozza l’avvocatura libera, tarpandone le velleità di sviluppo, ed affama l’avvocatura di base, con lo scopo di estrometterla violentemente dalla professione.
Tutti i nostri sforzi passano dalla rappresentatività. Per costruire una nuova rappresentanza, attenta alle esigenze dei colleghi e non alle proprie, dobbiamo poter dire di rappresentare la volontà dei colleghi. Aiutateci. Aiutatevi. Sappiamo che molti di voi sono traumatizzati dal mondo associativo forense, ma vi assicuro che NAD è un luogo di partecipazione che vi farebbe esaltare, che vi renderebbe e vi renderà felici di una vostra adesione. Vi aspettiamo.
Non abbiamo alternative.