Uno dei concetti che Nuova Avvocatura Democratica ha già presentato ai colleghi consiste nell’asimmetria tra potere e istituzioni, da un lato, e cittadino, dall’altro. Si tratta di un fenomeno che può essere riscontrato anche all’interno dell’avvocatura e che spiega bene i motivi per i quali gli abusi e le sopraffazioni del regime dell’istituzionalizzazione forense si stratificano e non riescono ad essere contrastati efficacemente dalla massa di avvocati che li subisce.
A livello logico, politico e sistemico, il meccanismo usato dalla cupola è abbastanza banale: “fammi causa”. Il sistema truffa, deruba e vessa i colleghi, li sottopone ad oneri e balzelli iniqui e illegittimi, con la complicità del Ministero dell’Ingiustizia e li lascia “liberi” (si fa per dire), di fargli causa. La legge professionale forense prevede che i truffatori siano i giudici di se stessi, non solo perché hanno il potere di decidere della disciplina, a cui assoggettano arbitrariamente i dissidenti, ma anche perché si attribuiscono costantemente il ruolo di giudici degli atti politici compiuti.
Così avviene che le mozioni congressuali si votano illegalmente, ma la cupola decide che si è votato legalmente. I Consiglieri dell’Ordine sono eletti illegalmente, ma la cupola decide che si è votato legalmente. I crediti formativi sono attribuiti illegalmente, ma la cupola decide che sono uno strumento di verifica della formazione e dell’aggiornamento legittimo. I Presidenti dei Consigli dell’Ordine godono di privilegi e posizioni di diritto all’interno del Congresso che sono illegali, ma la cupola dice che sono legali. Il regime si concede indennità illegali, abusive ed arbitrarie, ma dice che è tutto legale. Il regime si concede megafoni che illustrano le posizioni del potere, martellando la base con la propaganda, utilizzando “Il dubbio”, cancellando persino la notizia dello scontro in atto contro il sistema e quello stesso regime dice che ciò che viene raccontato, ovvero una versione edulcorata e corretta della realtà dell’avvocatura italiana, è la Pravda e che il resto non esiste.
L’ultima meraviglia del regime, con relativo “fammi causa”, risale a poche ore fa. Pochissimi colleghi sanno che il XXXIII Congresso Nazionale Forense si è svolto in modo totalmente illegittimo, nel disprezzo di ogni regola. Sia prima che durante l’assise NULLA è stato regolare o legale. Il sistema dominante ha agito con totale arbitrio. Uno degli abusi più eclatanti ha riguardato l’arbitraria esclusione delle mozioni sgradite alla cupola, con la risibile motivazione di una “estraneità all’oggetto del Congresso”. Ovviamente si tratta di balle. L’esclusione è avvenuta per quelle mozioni i cui presentatori e/o i contenuti fossero sgraditi alla Commissione dei capi mandamento. Contro tale decisione peraltro, si è mosso un coraggioso e combattivo delegato congressuale, il collega Giovanni Bertino, con un’iniziativa a cui NAD ha già pubblicamente tributato incondizionate lodi.
A parte le macroscopiche violazioni denunciate dal collega Bertino, il colpo di genio è arrivato dalla “riunione” dei 51 strateghi che compongono l’Organismo Congressuale Fantoccio. Ebbene, essi hanno deciso che le mozioni da attuare, per il loro Organismo, non sono solo quelle approvate dal Congresso di Rimini, bensì anche quelle approvate dal Congresso di Venezia (2014) e di Bari (2012). Mi chiedo: dette mozioni, non sono “estranee” all’oggetto del Congresso? Verranno attuate solo quelle “conferenti” rispetto all’oggetto del XXXIII Congresso Nazionale?
E perché verranno attuate solo le mozioni approvate fino al Congresso di Bari? E quelle precedenti? Ah già, a Paperopoli, si sa, tutte le mozioni sono uguali, ma le mozioni sgradite ai pupari e ai paperi sono molto meno uguali delle altre.