Il Consiglio Nazionale Forense distrae quasi un milione e seicentomila euro in periodo di piena crisi, per destinarli a “Il Dubbio”, un’iniziativa editoriale fallita già in partenza: il boicottaggio degli avvocati e l’indignazione generale.
È giusto che un organo rappresentativo di una categoria come dovrebbe essere il CNF per gli avvocati, rivolto a garantire la correttezza e la trasparenza nell’esercizio di una professione delicata come quella legale, destini più di un milione di euro per un’iniziativa editoriale che rappresenta idee di parte e, in determinati casi, con risvolti di carattere politico? Siamo davvero sicuri che tutti gli avvocati si sentano rappresentati dalle idee espresse su Il Dubbio, il giornale finanziato con i fondi dell’avvocatura? Ma soprattutto, in un’era dove lacarta stampata è in fortissima crisi e solo cinque dei 59 quotidiani più letti riesce a mantenere invariato il numero di copie vendute (si pensi che “Il Fatto Quotidiano” ha registrato un calo del 40% in un solo anno e per almeno 7 quotidiani la percentuale di reso è pari o superiore al 50%) è davvero utile e vantaggioso avviare un giornale, peraltro indirizzato a un pubblico estremamente targhettizzato?
La nascita de “Il Dubbio” è stata accompagnata da forti polemiche e critiche: di qui il generale boicottaggio degli stessi destinatari, gli avvocati, intenzionati a far “fallire” il progetto diretto da Sansonetti. E c’è da giurare che, se i locali consigli dell’ordine non avessero promesso l’acquisto in abbonamento di gran parte delle copie (copie anch’esse acquistate con i soldi degli iscritti), Il Dubbio sarebbe fallito prima ancora di essere nato.
Se l’intenzione era quella di far arrivare, sul tavolo dei politici e dei ministri, le posizioni dell’avvocatura, forse sarebbe stato più economico acquistare, all’occorrenza, una pagina su un giornale a tiratura più ampia come lo sono, ad esempio, Corriere della Sera e Sole 24 Ore, attualmente le prime due testate giornalistiche per vendite (dati riferiti a cartaceo + digitale). Senza dimenticare – e il Consiglio Forense lo sa, visto che saltuariamente invia le sue newsletter agli iscritti – che esiste uno strumento, internet, in grado di produrre editoria, anche di ottimo livello, a costi “zero”.
Ma che il CNF sia estraneo (quando non del tutto avverso) alle modernizzazioni e all’uso di Internet lo si è compreso dalle ultime decisioni (il caso “Amica Card” è costato una multa di oltre 1 milione di euro che verrà pagata coi soldi degli iscritti). Insomma, se l’avvento della tecnologia ha portato l’uso dell’auto, c’è ancora chi, con ostinazione, si ostina a ritenere che il cavallo sia più veloce.
Di tutto questo abbiamo parlato con l’avvocato Salvatore Lucignano del foro di Napoli, ormai in scontro diretto con il CNF e impegnato nell’iniziativa INDubbio, presente su Facebook. Ecco l’intervista.
Buon giorno Salvatore, come possiamo essere certi che l’operazione “Il Dubbio” sia stata finanziata dal CNF?
Ne siamo certi. Io personalmente ho fatto richiesta di accesso agli atti. Questo emerge da tutti gli atti, i verbali e le dichiarazioni ufficiali, nonché dal bilancio del CNF, che ha approntato la somma necessaria per sostenere Diritto e Ragione Srl a mezzo della FAI (Fondazione avvocati italiani) controllata dal CNF. Quindi non vi è alcun dubbio che il CNF abbia destinato somme “sottratte” dai contributi degli avvocati proprio al finanziamento del giornale. Del resto la circostanza è stata più volte confermata in pubblico dal Direttore Sansonetti e dallo stesso Presidente Mascherin.
Puoi spiegarci in modo preciso come è avvenuto il passaggio di denaro dal CNF al giornale?
Il CNF controlla la FAI, che a sua volta controlla la Diritto e Ragione Srl, che è una società costituita allo scopo di editare questo giornale. Il meccanismo di finanziamento risente di questi meccanismi: il CNF gioca al gioco delle tre carte e il giornale viene dichiarato essere, a seconda delle circostanze, emanazione diretta del CNF e dell’avvocatura o iniziativa che fa capo a soggetti distinti dal CNF.
Quindi la somma è partita dal CNF, che l’ha data alla FAI e la FAI l’ha girata al giornale?
Si. Il CNF ha stanziato in bilancio i soldi destinati al giornale. Poi questi soldi hanno camminato di soggetto in soggetto per giungere al finanziamento del giornale. La cosa che aggiunge dubbio al …Dubbio è che questa non è l’unica forma di finanziamento ondivago che è stata data dagli avvocati italiani al giornale: anche gli abbonamenti, infatti, sottoscritti dagli ordini per conto dei propri iscritti e messi a disposizione, finanche quelli richiesti e non attivati, sono forme di finanziamento al giornale. Quindi il giornale è stato pagato, oltre che dai contributi che il CNF ha destinato spontaneamente all’iniziativa, con gli abbonamenti che gli ordini sottoscrivono all’insaputa dei propri iscritti, e sarà pagato una terza volta dagli avvocati che in piena libertà decideranno di comprarlo.
Si tratta di una somma erogata a titolo di donazione oppure è una somma erogata a titolo di investimento, e pertanto dovrà essere rimborsata?
Il CNF ha tenuto a ribadire che l’iniziativa de “Il Dubbio” non mira a fare profitto. È stato dichiarato più volte dal presidente Mascherin che si tratta di una iniziativa volta alla comunicazione degli avvocati, che deve fungere da sostitutivo di investimenti fatti in passato su giornali a tiratura nazionale, finalizzati a dare visibilità all’avvocatura. Nonostante si tratti di una attività imprenditoriale, è una operazione che non si pone alcun elemento di vantaggio dal punto di vista reddituale. Anzi, lascia prefigurare la possibilità che sia un investimento in perdita. Il che pone altri interrogativi sulla legittimità della scelta dell’operazione.
È legittimo che il CNF, che è un organo che dovrebbe presiedere la tutela, non tanto dell’avvocatura, ma anche e soprattutto del mercato nei confronti dell’avvocatura, e quindi al corretto e trasparente esercizio dell’attività professionale dell’avvocato, finanzi un’attività che potrebbe essere potenzialmente “di parte” in quanto, a giudicare dalle prime pagine di tale giornale, sembrerebbe anche fare politica? E quindi è corretto che un organo super partes possa finanziare un’attività di tipo editoriale e come tale suscettibile di prese di posizione di parte?
È chiaramente e assolutamente illegittimo e fuori da ogni logica, ed è sconvolgente la connivenza o comunque la mancata rivolta di tutta l’avvocatura italiana contro una scelta così scellerata. Il CNF – cosa che sfugge al presidente Mascherin, che evidentemente non sa cosa deve fare come presidente del CNF – è istituito presso il Ministero della Giustizia non quale organo di tutela politica dell’avvocatura, ma quale organo di tutela della cittadinanza dall’avvocatura. Il CNF è un organo che deve, per conto dello Stato, controllare che gli avvocati operino rispettando determinati standard qualitativi e deontologici. Non esiste tra le prerogative del CNF l’assunzione di campagne politiche a sostegno di iniziative politiche, legislative o di altro tipo, fatte per mezzo di un giornale che è voce politica dell’avvocatura. Ci troviamo nella più palese illegittimità. Ma vi è di più. Questa illegittimità dovrebbe essere rilevata in prima battura dal ministro Orlando, che è organo di vigilanza sul CNF, e che quindi dovrebbe vigilare sul fatto che il CNF non operi al di fuori sia delle sue attribuzioni di autonomia finanziaria, sia al di fuori delle attribuzioni che, più in generale, sono previste dalla legge per l’organo.
Quali sono le norme che vietano al CNF di finanziare un’opera imprenditoriale come quella editoriale?
Se vogliamo riferirci alla sola legge professionale, gli articoli che, a mio avviso, sono stati violati dall’iniziativa “Il Dubbio” sono tre: art. 24, art. 35 lettera P e art. 39. L’art. 24 prevede che l’Ordine forense possa essere finanziato esclusivamente dai suoi appartenenti. L’ordine forense, essendo un’istituzione a garanzia dell’imparzialità e della terzietà dell’avvocatura non può essere finanziato o sponsorizzato da soggetti privati; perché questo mina l’imparzialità e la terzietà dell’avvocatura.
L’art. 35 lettera P della legge professionale forense impone al CNF, quale organo apicale dell’ordine forense, di editare esclusivamente pubblicazioni su argomenti di interesse dell’avvocatura. Lascio quindi giudicare agli altri se la festa scudetto di Ranieri [allenatore Leicester, vincitore del campionato di serie A inglese, n.d.r.] sia argomento di interesse dell’avvocatura. A me pare di no.
L’art. 39 infine, che affida al congresso, quale massima espressione dell’avvocatura italiana, la tutela degli interessi politici dell’avvocatura, impedisce che il CNF sia individuato come organo che assume determinate posizioni politiche per mezzo della sua voce ufficiale, che è questo giornale. Quindi un coacervo di illegalità: è un giornale finanziato e sponsorizzato da privati (in violazione dell’art. 24 L. n. 247/2012), che parla di argomenti che non hanno alcun interesse per l’avvocatura (in violazione dell’art. 35 lettera P L. n. 247/2012), e che porta il CNF a fare direttamente politica (in violazione dell’art. 39 L. n. 247/2012).
Ti risulta che ci siano state delle azioni intraprese dagli ordini contro questa iniziativa editoriale?
L’11 dicembre il CNF emana un regolamento che regola i propri gettoni. Ancor prima il CNF – e questo è stato portato alla luce anche dai verbali che io ho pubblicato dopo aver effettuato l’accesso agli atti – ha fatto incontri con Sansonetti per fare propaganda alla proposta di nascita del “Dubbio”. Tutto questo all’insaputa degli avvocati. Il 17 dicembre, dinnanzi all’agorà degli ordini riunita in quel di Roma, il presidente Mascherin parla di scelte già assunte, del tutto ignote agli avvocati italiani, come di scelte sue, e gli ordini sembrano silenti. Nei mesi successivi comincia una serie di distinguo, che porta a delle delibere da parte dei maggiori ordini italiani: Napoli, Roma, Milano, Firenze, Bari, Lecce si dicono contrari a queste iniziative, che fanno parte di una linea politica che il CNF ha assunto e che è fatta di maggiore potere economico per i propri appartenenti e maggiore potere di stampa, per influenzare i propri elettori e sostenitori.
Bisognerebbe seguire l’esempio dell’Ordine di Bari, che invece ha sfiduciato formalmente i propri rappresentati al CNF e ha patrocinato iniziative di denuncia anche di fronte alle autorità competenti. Questo è quello che gli ordini dovrebbero fare, se volessero farci credere di essere davvero contrari. Diversamente siamo di fronte a quella contrarietà annunciata, che qualche malpensante potrebbe ritenere essere solo di facciata.
Ti risulta che siano state fornite delle motivazioni ufficiali dal CNF in ordine a questa iniziativa?
Il CNF ha deciso la pubblicazione del giornale “Il Dubbio” perché, a suo dire, l’avvocatura, aveva bisogno di una voce non autoreferenziale, rivolta ai cittadini. La motivazione è palesemente falsa. Noi per mesi abbiamo chiesto al direttore Sansonetti di dirci, leggi alla mano, se questo giornale violasse i diritti degli avvocati, che ne sono i finanziatori e, in ultima istanza, gli editori. Il Direttore Sansonetti ha risposto con il più candido “Non lo so. Non sono un tecnico, non sono un giurista, non sono in grado di dire se questo giornale violi i vostri diritti”.
In conclusione, il CNF vuole difendere i diritti con un giornale che tuteli i diritti, affidato a persone che non sanno nemmeno di violare i nostri diritti.
Noi stiamo facendo varie iniziative per aumentare la coscienza critica: una di queste è una pagina Facebook di controinformazione, che abbiamo chiamato “Indubbio”, idea geniale del collega Michele Iapicca, e stiamo pubblicando una serie di video che tentano di fare informazione rispetto a quella che noi crediamo essere una controinformazione gestita dal CNF. Quindi vorrei invitare i colleghi a sostenere questa iniziativa, diventando protagonisti di una informazione non verticistica, ma diffusa e orizzontale.