In meno di quattro mesi la nostra associazione, pur con posizioni ed iniziative radicali e totalmente avulse dai riti dell’avvocatura istituzionalizzata, è stata in grado di associare oltre 120 avvocati italiani. E’ un piccolo passo, nel mare magnum di cose che restano ancora da fare per costruire una forza radicalmente antisistemica, che dia ai colleghi il piacere, la motivazione e l’orgoglio di lottare per la nascita dell’avvocatura in questo paese. Ogni giorno cerchiamo di pubblicare, sul nostro sito internet articoli, analisi, iniziative, che diano il senso di una battaglia concreta, incessante, sofferta.
Noi non combattiamo contro il regime dell’istituzionalizzazione forense per gioco, perché siamo annoiati dalla vita o perché non avremmo di meglio da fare. Combattiamo perché non vogliamo essere sottoposti e sottomessi ad istituzioni autoritarie, padronali, niente affatto autorevoli, ma autoritarie e combattiamo perché riteniamo che avere un’altra avvocatura, far nascere l’avvocatura, sia indispensabile alla conservazione della nostra professione.
Viviamo cioè una battaglia che è di vera e propria sopravvivenza, convinti che solo una categoria retta da principi democratici ed inclusivi possa lottare nella società per migliori condizioni di vita e di lavoro degli avvocati italiani.
Quando abbiamo iniziato, ci siamo detti chiaramente che le difficoltà di crescita dell’associazione sarebbero state molte. Abbiamo previsto sbagli, cadute, fallimenti, defezioni, il tradimento dei nostri obiettivi, da parte di qualche compagno di viaggio. Abbiamo messo in conto che la lotta è certamente meno attrattiva di un incarico nelle istituzioni. Non abbiamo certo escluso di poter commettere errori, perché sarebbe da folli pensare di esserne immuni. Proprio perché siamo consapevoli di quanto sia irta la strada che stiamo percorrendo, non rinunciamo mai, sia nel direttivo nazionale, sia all’interno dell’associazione tutta, a mettere al centro della nostra azione una costante capacità di autoanalisi. Solo così, restando ancorati ai pregi e ai difetti che ognuno di noi esprime, dentro e fuori l’associazione, potremo contribuire a renderla più forte.
Volendo tracciare dunque un primo bilancio, provvisorio ed aperto ai contributi di tutti i soci, di questi primi quattro mesi di vita, si potrebbe forse dire che di positivo l’associazione mostra un attivismo, in termini di analisi ed azione politica, che credo nessuna altra associazione forense italiana possa vantare. Istanze, interventi, relazioni, documenti, analisi: abbiamo pubblicato oltre 200 articoli, di vario tipo, sul nostro sito internet, oltre a decine di video. Siamo riusciti ad organizzare due incontri, uno a Napoli ed uno a Potenza, ed il terzo, da tenersi il 26 gennaio a Roma, dimostra che siamo in grado di svolgere convegni tematici al ritmo più di uno ogni due mesi: per un’associazione nata da meno di un anno, un risultato che credo non possa non definirsi lusinghiero.
In particolare, dai nostri prossimi convegni, vorremmo che scaturissero, alla fine di ogni incontro, proposte puntuali e dettagliate, da sviluppare dentro e fuori dall’associazione. Progetti in grado di trasferirsi nelle aule del Parlamento italiano e magari, chissà, diventare Leggi dello Stato.
Probabilmente possiamo fare ancora meglio, il che non deve per forza voler dire “fare di più”. A volte i nostri associati possono trovare difficile seguire un’attività così inusuale, per i ritmi della politica forense italiana. A volte una certa frenesia espositiva può generare stanchezza o distanza in chi si sente – del tutto immotivatamente, va detto – inadeguato a dare un contributo in linea con quello degli altri soci.
Non credo che questi giusti dubbi debbano frenare la nostra attività. Ciascuno può dare un apporto all’associazione, magari con piccoli gesti: la condivisione degli articoli pubblicati; parlare con i colleghi delle nostre attività; rivendicare l’appartenenza a NAD, quando possa servire ad aumentarne il prestigio.
Ciascun socio può contare sul sostegno del direttivo nazionale, questo è certo. Vogliamo creare un soggetto plurale, con una leadership diffusa, in cui ognuno degli iscritti sia protagonista.
Possiamo sbagliare e continueremo a farlo, ma di certo continueremo anche a combattere. Del resto…
NON ABBIAMO ALTERNATIVE.