CARA MIRELLA, L’APPRENDISTATO E’ FINITO

2 Gennaio, 2017 | Autore : |

Era il 25 febbraio 2015. OUA moriva lentamente, ma inesorabilmente. Fuori, mentre gli 88 ottentotti ammazzavano ciò che restava di un organismo moribondo, qualcuno tentava di offrire strumenti che consentissero di evitare l’ineluttabile. Il Congresso Nazionale di Venezia aveva già mostrato, senza alcun pudore, quali fossero gli appetiti del regime dell’istituzionalizzazione forense e come le associazioni cosiddette “maggiormente rappresentative”, in realtà aggregazioni totalmente irrilevanti per le direttrici evolutive della nostra professione, si preoccupassero solo di sedere a tavola, infischiandosene di cosa accadeva fuori.

 

Con la prima lettera aperta che inviai a Mirella Casiello ponevo dei problemi che ancora oggi riguardano la gran parte dell’avvocatura. Gli strumenti e le tempistiche della comunicazione politica, all’interno dell’avvocatura italiana, sono fatiscenti. Mancano contenuti, velocità, modernità. Tutto è spaventosamente lento, inadeguato, sciatto, qualitativamente infimo. Pochissimi avvocati sanno scrivere e sono ancora meno quelli che sappiano leggere. Il regime non esprime contenuti o riflessioni degne di nota su nessuno dei temi dirimenti che riguardano l’avvocatura futura.

 

OUA poteva essere salvata? Probabilmente si. Se gli 88, pavidi e miopi esponenti dell’ultimo organismo, si fossero dati da subito l’obiettivo primario di combattere i propri killer, invece di accoglierli a braccia aperte, in ginocchio, o meglio… distesi ai loro piedi. Certo, la stragrande maggioranza di quegli avvocati era pronta alla bisogna quanto può esserlo un triciclo ad affrontare un viaggio interspaziale, ma questo non può costituire un alibi per chi ha ricoperto ruoli apicali, che imponevano di trasformare l’onore in un onere, di usare la visibilità ed il potere derivante dall’esposizione come strumento di resistenza e di programmazione. Ciò non è stato fatto ed il risultato di questa inerzia è stata la guerra tra bande di iene affamate, che ancora oggi, dall’interno di piccoli feudi e piccoli mondi antichi, sbranano ciò che resta del sangue, del denaro e delle energie di una professione allo stremo.

 

CARA MIRELLA, L’APPRENDISTATO E’ FINITO.
Mi rivolgo con questa lettera aperta alla collega ed amica Mirella Casiello, Presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura (OUA), per sollecitare, per l’ennesima volta, una cambio di passo nella sua azione politica.
In questi mesi l’avvocatura italiana sta vivendo un fermento politico importante. Nuovi fenomeni di aggregazione, espressione, confronto, si impongono, e dovrebbero suggerire alle nostre rappresentanze i correttivi necessari per essere in sintonia con le trasformazioni in corso. Più volte ti abbiamo suggerito ed indicato i dati da assumere come base della tua azione politica, ma ancora non vediamo risultati apprezzabili. Pertanto, mi permetto di illustrare anche agli avvocati italiani, le ragioni per cui il tuo ruolo, se non comincerai ad esercitarlo in modo totalmente diverso, sarà destinato alla più totale irrilevanza.
1. COMUNICAZIONE.
Devi assolutamente fare qualcosa, immediatamente, per rendere l’OUA un protagonista visibile della comunicazione politica. La frequenza con cui l’Organismo emette comunicati è ridicola e deprimente e nella velocità della contemporaneità risulta addirittura grottesca. Ti abbiamo più volte spiegato che nel 2015 occorre muoversi nei tempi dettati dalla possibilità dei mezzi tecnologici. Un Organismo che emette un comunicato con cadenza mensile è politicamente morto. Una Presidente che non lo capisce, è politicamente inutile. Con questa mia lettera aperta non mi limiterò a criticarti, ma ti offrirò delle soluzioni, alcune semplici, altre che abbisognano di maggiore coraggio, per uscire dal cono d’ombra in cui attualmente sei confinata. Starà a te, alla tua intelligenza e al tuo coraggio politico, saperle raccogliere.
1.a. CREA UNA PAGINA SOCIAL DELL’ORGANISMO E RIEMPILA DI CONTENUTI.
Nulla, ma proprio nulla, ti vieta di farlo. Tu sei la leader politica degli avvocati italiani, non dimenticarlo mai. Gli avvocati italiani hanno bisogno di essere guidati ogni giorno. Tu devi sempre far sentire la tua voce, la tua opinione, dar conto dei processi in corso, di ciò che stai facendo, di ciò che intendi fare, persino delle tue riflessioni e degli stati d’animo che ti pervadono. A costo di tenere un blog personale, che accompagni la tua attività politica e stabilisca un contatto diretto e costante con la tua base, tu hai il dovere politico di comunicare con maggiore frequenza, usando i mezzi che la contemporaneità ti offre, ed affidando il tuo messaggio a forme accattivanti, che spingano i colleghi a leggerti.
1.b. IL VOSTRO SITO INTERNET FA VERGOGNA, CAMBIATELO TOTALMENTE.
La bruttezza del sito istituzionale dell’organismo reca il colpo di grazia alla vostra capacità di farvi conoscere. Quel sito è repellente, è uno strumento dannoso, agisci di conseguenza.
1.c. ARRETRATEZZA, POCO APPEAL, INEFFICACIA DELLA TUA COMUNICAZIONE.
Questo problema è comune a tutte le istituzioni italiane, ma non possiamo fare di questa arretratezza diffusa, una scusa. Oggi comunicare vuol dire tante cose, tutte imprescindibili l’una dall’altra: velocità, fruibilità e flessibilità dei contenuti e dello stile, strumenti lessicali, telematici, grafici, in grado di veicolare un messaggio.
A te al momento manca tutto. I tuoi comunicati sono scarni, mai ragionati, redatti in un linguaggio obsoleto e avvocatesco, nel senso deteriore del termine, non sono fruibili né veicolabili, in ragione della improponibilità del vostro sito e del fatto che non ti preoccupi di diffonderli con altri mezzi, ed in ultimo, arrivando sempre a settimane di distanza dal fatto, dal punto di vista della comunicazione sono inutili. Ad oggi tu vai interpretata, tradotta, dal Mirellacaselliese/Ouese, all’italiano corrente. Non te lo puoi permettere. O cambi totalmente il tuo modo di comunicare, o di fatto tu non stai comunicando in modo utile.
2. FUNZIONE POLITICA DEL TUO RUOLO.
Tu non stai facendo il leader, stai facendo il garante degli equilibri che ti hanno eletta. In questa veste non ci servi assolutamente a niente. Abbiamo detto che chi ti ha eletta lo ha fatto perché ti riteneva una figura comoda, dato il tuo precedente biennio di OUA, in cui non ti sei certo distinta come un’estremista o una collega particolarmente rumorosa. Il tuo equilibrio è lodevole, ma non può tradursi in equilibrismo. A te è dato il dovere di esercitare una leadership, e questo non può tradursi nel restare all’interno dei confini che ti sono stati assegnati dallo status quo.
Un vero leader forza la contemporaneità ed il suo organismo politico, sia esso un movimento, un’aggregazione associativa, un’istituzione.
Tu non puoi nasconderti dietro i limiti strutturali dei regolamenti operativi dell’OUA, per limitarti a svolgere il compitino. Stante l’arretratezza pletorica dell’Organismo che guidi, sei tu a dover ideare soluzioni per renderlo più efficace. Questi aspetti si legano in modo profondo alla comunicazione della vostra attività, perché tu hai il dovere di darci conto anche del work in progress, di ciò che avviene all’interno dell’OUA.
Imponi ai tuoi delegati ed alla tua giunta di esplicitare il proprio thinking process, rendi gli avvocati italiani partecipi di un processo di brainstorming che renda autorevole l’Organismo che presiedi. Se non capisci che oggi questo è un preciso dovere politico di un leader, tu non sei un leader credibile.
3. CONTENUTI DELLA TUA AZIONE.
Fino ad oggi il tuo agire è stato pavido. C’è uno spazio politico immenso in cui dovresti muoverti. Il patetico e surreale balbettio del Presidente Alpa di questi giorni dovrebbe fungere da perfetto esempio di contrario, e darti gli elementi per riempire la tua azione di contenuti progressivi, in grado di dare slancio e prospettiva alla tua Presidenza.
3.a RISCRIVERE LA LEGGE PROFESSIONALE.
Quella legge è indecente, inutile e peggio, dannosa. Tutti gli avvocati italiani sono concordi su un giudizio impietoso del testo dal quale stanno derivando le maggiori storture che vive la tua categoria: sessismo e discriminazione delle donne, classismo e criteri censuari nella selezione e riqualificazione di un’avvocatura meno pletorica, incapacità di guardare a nuovi mercati, nuove attività, nuove forme di pubblicità, nuovo ruolo dell’avvocato nella società. Quella legge è uno strumento demoniaco, va totalmente demolita e sei tu che dovresti lanciare il grido di battaglia, attivarti perché le varie articolazioni dell’avvocatura italiana comincino ad elaborare un nuovo testo, e fare da collettore e da operatore di sintesi, perché già alla fine del 2015 gli avvocati italiani siano in grado di presentare alla politica la propria legge professionale. Una vera legge, moderna, che risolva questi e molti altri problemi: dal nostro assetto istituzionale, che va ripensato in toto, alla rappresentanza politica, che va resa democratica e plurale, proporzionale e non più totalitaria nei suoi meccanismi elettivi. Una legge aperta a nuovi meccanismi di interazione tra colleghi, regolati da norme deontologiche degne dei primi del 900 e tanto, tanto altro ancora. Tutto questo lo devi fare tu, e non lo stai facendo nemmeno un poco.

3.b. NUOVE FORME DI INTERLOCUZIONE CON LA BASE. 
Sembra sfuggirti che coloro che ti hanno eletta non sono la rappresentanza dell’avvocatura italiana, perlomeno non tutta. Questo elemento si lega a quanto ti ho sempre detto: c’è un mondo, fatto dall’agire quotidiano di tanti colleghi attivi politicamente, che solo per ragioni temporali non incarna e raccoglie ancora il consenso sufficiente a renderlo determinante, ma usare questa circostanza come alibi, oltre che disonesto, sul piano istituzionale, è di una sconfortante pochezza sul piano politico. Il consenso nell’avvocatura italiana è figlio dello stato in cui essa versa. Tu sei complice di una valutazione quantitativa del consenso, che ti porta ad appiattirti ed a negare l’altra dimensione, fondamentale, a cui deve guardare un leader politico: quella qualitativa.
Se è vero che la legittimazione non può che derivare dai numeri e dal voto, è altrettanto vero che il numero non deve essere assunto come sinonimo di bene. Tu hai il dovere di guardare a tutti quegli avvocati che, seppure non ancora in grado di scardinare le clientele, le baronie, ed i processi deteriori che determinano buona parte dell’attuale consenso tra di noi, si stanno battendo per costruire una nuova avvocatura. Questi colleghi, grandi e piccoli, esperti o giovanissimi, sono accomunati da alcuni elementi che tu non puoi più ignorare: esprimono quotidianamente istanze, bisogni, riflessioni; non riconoscono l’anziano regime padronale e gerontofilo che ha dominato l’avvocatura fino ai nostri giorni, e che ha consentito di esprimere le rappresentanze della nostra categoria, inclusa la tua giunta e la tua presidenza; vogliono un’avvocatura aperta, plurale, libera di scontrarsi, confrontarsi, ma viva.
Tu hai il dovere di guidare questi colleghi alla costruzione del futuro ed hai il dovere di ignorare le istanze di chi ti ha eletta, se sono retrograde e volte alla conservazione dello status quo. Invocare i recinti ed i limiti a cui saresti sottoposta, gli equilibrismi a cui ti costringerebbe il mandato che hai ricevuto, trincerarti dietro i voleri che ti legherebbero le mani, sono tutti alibi che non puoi più permetterti. Tu hai il dovere di sfidare chi ti ha eletta, hai il dovere di indicare una via, di portare anche coloro che lavorano contro il futuro ad essere protagonisti di un percorso che ci porti nel futuro. Il modo, le forzature, gli strumenti per riuscirci, li devi trovare tu e se non sei in grado di trovarli, devi passare la mano e farti da parte.
4. IL SENSO DEL TUO IMPEGNO.
Cosa deve fare oggi il Presidente dell’OUA? In primo luogo deve guidare il cambiamento, e deve farlo tenendo assieme, nella sintesi, avvocatura alta e medio bassa. Tu devi riuscire a far cambiare opinioni, devi stare nello scontro, in trincea, fare del tuo corpo il bersaglio della critica, convogliare nelle tue energie intellettuali il dolore, le istanze, la rabbia di tanti colleghi smarriti. Tu Mirella, devi essere forte. Devi usare ed abusare del potere che ti offre il tuo ruolo, devi essere un martello, un turbine, dare idee, stravolgere i rituali, spaccare in mille pezzi il nostro recente e inglorioso passato, e ricomporlo, in un futuro che deve riportare l’avvocatura italiana ad esercitare un ruolo progressivo nel paese. Tutto questo non lo stai facendo, in parte per mancanza di coraggio, in parte forse per oggettivi limiti politici. Noi però gli strumenti te li abbiamo offerti mille volte.
4.a. Usa la forza dei colleghi politicamente più attivi, che ben conosci e che non puoi ignorare, per fare dell’OUA il collettore visibile di un processo creativo che guardi anche al di fuori dell’Organismo.
4.b. Poni termine ad ogni forma di interlocuzione istituzionale che ti ingabbia ed impedisce alla tua azione di essere sufficientemente “di rottura”. Basta con i tagli di nastro, le inaugurazioni, i convegni paludati in cui si chiacchiera: non ci devi più andare, non puoi permetterti fotografie in cui sorridi mentre inauguri una sala, quella è la parodia del tuo ruolo, non l’esercizio del tuo ruolo.
4.c. Promuovi e fatti garante della costruzione di un processo di elaborazione politica affidata ai contributi degli avvocati italiani, crea strutture che ti affianchino, composte da avvocati attivi, riconosci il loro ruolo ed il loro impegno, fai in modo che il loro lavoro si coordini con il tuo.

 

 
5. CONSIDERAZIONI FINALI.
Cara Mirella, l’avvocatura italiana vive senza dubbio il suo momento più difficile. Oggi il tempo, paradossalmente, non è più un amico, ma un avversario implacabile, che ci ruba il futuro e rischia di condannare la nostra classe alla marginalità ed all’irrilevanza sociale.
Di fronte a tutto questo, alla necessità di trasformare e ribaltare totalmente ciò che oggi siamo, per diventare ciò che tra pochi anni dovremo necessariamente essere, occorre che l’OUA e la sua Presidente agiscano con logica emergenziale, consapevoli di una situazione eccezionale.
Non abbiamo più tempo e tu non puoi permetterti di chiedere altro tempo. O tu riesci a sfidare chi ti vuole mantenere inutile, e riesci ad indicare agli avvocati italiani un’idea di OUA che davvero sarebbe utile, anche correndo il rischio che le forze della conservazione pongano termine alla tua azione, perché anche questo è parte integrante dei tuoi doveri, oppure noi non avremo alternativa al porre forzosamente termine al tuo mandato, con la nostra spietata critica politica e con la costruzione, di fatto e se necessario anche di diritto, di una nuova e diversa OUA.

 

Io credo che tu sia una brava persona, una collega desiderosa di guidare l’avvocatura italiana verso il cambiamento, ma l’apprendistato è finito. Ti abbiamo indicato molte volte cosa devi fare: fallo.
Napoli, 25/02/2015
Avv. Salvatore Lucignano.

 

 

 

CERCA