Come avevamo detto, sia ai nostri associati che agli osservatori di Nuova Avvocatura Democratica, stiamo tenendo fede alla nostra battaglia. Continuiamo a discutere, nei corridoi dei tribunali, con molti colleghi che concordano con la nostra analisi, anche se sono ancora pochi coloro che credono alla possibilità di sovvertire il regime dell’istituzionalizzazione forense per mezzo di una lotta radicale. Tanti sono sfiduciati, avvertono come un macigno, un muro invalicabile, l’asimmetria del potere tra singolo avvocato ed istituzioni che lo vendono e lo vessano.
Noi vi capiamo. Sappiamo a quali pressioni siete sottoposti. Ci rendiamo perfettamente conto, perché lo viviamo sulla nostra pelle, cosa voglia dire vivere l’isolamento, subire le minacce e i ricatti, spesso velati e ammantati di “buonismo”, che i Consiglieri fanno a chiunque osi combattere il sistema. “Ma cosa fai… ma pensaci bene… ma tu hai famiglia… ma perché ti vuoi rovinare…” et similia. Conosciamo e immaginiamo quanto sia difficile per un singolo avvocato, non inserito in una forte struttura associativa, che lo protegga e lo sostenga, affrontare una lotta che può apparire impari. Immaginiamo lo sconforto che provano i colleghi, in larghissima parte schifati dalle istituzioni forensi e per questo distanti dalla politica forense. Tutto questo si traduce nel peggiore sentimento che possa marchiare l’animo di un individuo: la rassegnazione. I nostri colleghi sono rassegnati e questo contribuisce a generare un’inerzia, spesso non colpevole, che però rischia di tradursi in un abbrutimento pericolosissimo.
Nuova Avvocatura Democratica nasce ed agisce all’interno di questo scenario politico. Siamo totalmente isolati, costituiamo l’unica associazione forense che combatta contro il regime. Tutte le altre, nessuna esclusa, lo servono e dunque continuano a predicare moderazione… decoro… calma. Sono gli stilemi che accompagnano, da sempre, l’inazione dei vigliacchi. “State buoni, state calmi, attendete”, scimmiottava il grande Mario Monicelli, parlando di chi suggeriva calma. L’immagine del potere che tenta di imbonire e di calmare la massa, del resto, trova nobilissimi precedenti. Mi sovviene l’immagine del potente capitano di giustizia che prende in giro la folla che assalta i forni a Milano, così come lo tratteggia il Manzoni: una verità sprezzante verso il volgo “canaglia…”, ammantata dietro un sorriso che promette provvedimenti in suo favore.
Gli avvocati italiani sono questo, un volgo sfiduciato, oppure pronto a farsi strumentalizzare dal potere corrotto delle istituzioni forensi, una folla di canaglie invigliacchite, sempre attente a chinare la testa dinanzi agli esponenti del regime, aizzate da solerti maggiordomi, che non mancano di bollare come “esaltati” quei pochissimi colleghi che combattono per la libertà dell’avvocatura. Frattanto la canaglia muore di fame e i padrini che li sfruttano non mancano di lanciare bonari sorrisi verso la massa di disperati che chiede il pane. Solo pochissimi, i più attenti, leggono tra le labbra dei “decorosi” satrapi che comandano il sistema, un sarcastico “si es culpable…”
Già: il decoro. Latinorum, spagnolo e tutto l’armamentario usato dai governatori della plebe affamata per calmare, rabbonire, promettere impegno, cambiamenti, democrazia. I ciambellani e i maggiordomi intanto, non fanno che spostare in avanti il momento in cui i loro padroni dovranno mostrarsi pietosi e giusti. “La prossima volta” è la parola d’ordine di chi giustifica ogni nefandezza e del resto, come insegnava Don Masino Buscetta, uno dei punti forti della mafia è che non ha premura. Sul concetto di premura peraltro, su come il tempo venga usato dal regime per sconfiggere la giustizia, mi sono già espresso, ma ci tornerò a breve.
Torniamo invece a Nuova Avvocatura Democratica, al nostro rifiuto di piegarci ai riti del confronto sterile con le istituzioni corrotte che comandano la professione forense in Italia. Abbiamo già espresso il nostro pensiero, in varie occasioni. Alla ventesima istanza ignorata, alla centesima violazione di legge segnalata, all’ennesimo silenzio sprezzante opposto da chi dovrebbe essere al servizio dei colleghi, ma li tratta come servi, noi abbiamo deciso di alzare inevitabilmente il livello dello scontro. E’ una scelta obbligata. Non ci sono più possibilità di usare metodi diversi dalla lotta radicale.
Il mancato pagamento della tassa annuale verso l’Ordine è il metodo più importante per minare l’autorevolezza del regime, mostrarne la sua natura, corrotta e partigiana, costringendo i padrini che usano il denaro versato dalla plebe a fronteggiare una situazione inedita: la penuria di fondi. Fino ad oggi il regime dell’istituzionalizzazione forense ha potuto pasteggiare a champagne, perché l’avvocatura di massa versa nelle sue casse decine e decine di milioni di euro all’anno. Ciò ha consentito ai padrini istituzionalizzati di fare una politica clientelare, spacciandola come erogazione di utilità di sistema, ma realizzando di fatto quella incorporazione tra padrino e carica istituzionale, necessaria ad acquisire il consenso della plebe, comprata con chincaglie, pezzi di vetro, bandi da elemosina indetti dalla Cassa da Morto Forense.
Noi dobbiamo riuscire a dimostrare che questo meccanismo clientelare, per cui i padrini delle istituzioni forensi si presentano come benefattori della plebe, allorquando forniscono servizi che la plebe stessa finanzia, non è lecito. Dobbiamo dimostrare che il ritorno politico e di parte dell’utilizzo del denaro estorto, in ragione di obblighi dettati da una normativa cogente, costituisce una inaccettabile forma di vessazione per l’avvocatura libera. E’ per questo che alcuni appartenenti a Nuova Avvocatura Democratica, nel 2017, non verseranno più il pizzo al regime.
Come insegnavano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la mafia si può battere solo seguendo il denaro. E’ il denaro che costituisce la base del potere mafioso. Senza il denaro necessario per corrompere ed acquisire il consenso, la mafia muore.
Non abbiate paura.