La situazione diventa di ora in ora più drammatica, o grottesca, a seconda dello stato d’animo con cui si guardi al disastro. I reclami si susseguono, i ricorsi fioccano e dimostrano come ormai l’unico modo di interagire con le istituzioni dell’avvocatura italiana sia l’adire alle vie giudiziarie. I Consigli dell’Ordine continuano ad essere travolti da scandali ed episodi di malcostume. Esponenti del regime dell’istituzionalizzazione forense vengono sottoposti ad indagini o dichiarati decaduti e le procedure volte ad escludere i subentri degli aventi diritto, dopo le dimissioni di consiglieri a loro volta in prorogatio illegale, vengono dichiarate illecite.
Il Congresso di Rimini, più che un luogo di confronto e discussione è stato un suk, una sorta di bivacco, con spartizione del bottino, operata da personaggi il cui squallore culturale e morale è forse paragonabile solo a quello dei peggiori predoni che la storia dell’umanità ricordi. Le istituzioni forensi italiane appaiono rette da figuri famelici. In altri tempi avevo già scritto che la fame dei padrini dell’avvocatura italiana appare quasi “atavica”, insaziabile. Abbarbicati agli incarichi di consiglieri e presidenti dell’Ordine e incapaci di lasciarli, nemmeno di fronte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Avvocati dediti unicamente ad accrescere il proprio potere, per ricavarne denaro, stipendi, contatti e legami con la politica e con ambienti utili al conseguimento di altri vantaggi. Una classe dirigente gretta, inadeguata sul piano culturale, ma ancora più pericolosa e sconcertante sotto il profilo morale.
Intanto i pochissimi avvocati liberi che combattono contro il regime continuano a fare ciò che possono per denunciare lo stato di totale degrado che domina l’avvocatura italiana. A Napoli e a Cosenza si combatte, mentre altrove la cooptazione e l’assenza di opposizione spegne ogni tentativo di insurrezione. Arriva stasera la notizia che sarebbero state impugnate le vergognose decisioni degli sgherri del regime, che al XXXIII Congresso Nazionale Forense hanno eseguito gli ordini e trattato le mozioni come “cosa nostra”, stabilendo, con criteri totalmente arbitrari, palesemente discriminatori e falsi, che andassero ammesse solo quelle gradite al Consiglio Nazionale Forense.
In questo marasma di carte bollate i padrini dell’Organismo Congressuale Forense però scalpitano: anche loro hanno fame e non sono più disposti a guardare i Consiglieri Nazionali e i loro vassalli che si mangiano tutta la torta. La nave affonda e tutti i maggiorenti del sistema hanno bisogno di posticini al sole, perché l’avvocatura sta morendo e resta poco tempo per poter far fruttare le proprie posizioni di privilegio e potere. Una sorta di guerra incivile, un’emergenza di legalità, ignorata dal Ministro Orlando, devasta ciò che restava di una professione già totalmente squalificata agli occhi dei cittadini, ma ormai sempre più compromessa, tra proroghe infinite, regole violate, vegliardi attaccati al potere che non mollano la presa, a meno che non li vadano a prendere i carabinieri.
Questa avvocatura ha assoluto bisogno che la politica nazionale intervenga, che l’emergenza e l’illegalità che stanno distruggendo la professione vengano arginate, che il regime dell’istituzionalizzazione forense venga finalmente rovesciato. E’ un problema che non sta solo umiliando noi avvocati veri, ma costituisce ormai una ferita insostenibile per la collettività e la cittadinanza. Abbiamo bisogno di aiuto. Aiutateci. S.O.S.